
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

La preparazione alle elezioni europee procede, in Italia, con i consueti ammiccamenti sul tavolo dei concorrenti. Ognuno guarda nel piatto dell’altro. Si presenta o non si presenta? Tutti, in primis, hanno risposto di no. Chi si presenta alle elezioni, se eletto, dovrebbe andare a votare e a lavorare al Parlamento di Strasburgo. Bella città, piena di storia, con buona cucina francese, crocevia d’Europa, vetrina dei Ventisette, però… Tutte belle storie, ma l’Italia è l’Italia e io sto a casa mia. Ci saranno pure i miei avversari politici, ma chi se ne frega! Pasta e pizza: minimo comun denominatore, il vero collante politico.
Nel celebrare il 25 aprile, festa della liberazione da un ventennale regime totalitario che non si fece scrupoli nel sopprimere totalmente ogni forma di libertà e di democrazia, portando l’Italia attraverso la sciagurata alleanza con il terzo Reich di Hitler dentro la devastante seconda guerra mondiale, nel cui cruento epilogo, mentre la corona e il governo legittimo abbandonavano Roma, tanti italiani, cattolici, liberali, azionisti, repubblicani, socialisti, comunisti, tante donne, giovani ed anziani, furono costretti ad una coraggiosa resistenza, con lotte, talora, fratricide, per liberare il paese dalla prepotente e brutale occupazione dei territori da parte delle truppe naziste e delle milizie fasciste della repubblica di Salò.
Stamane è stato diffuso il seguente comunicato Ansa: “L'accordo di Noi moderati con Forza Italia, sotto l'emblema del Ppe, è un primo passo per ricostruire in Italia un'area che si iscriva a questo percorso per ridisegnare un modello di società europea. A questo percorso si iscrivono tutti quei partiti che sono eredi della Democrazia cristiana e quindi non vedo assolutamente nulla di strano, ma anzi auspico, affinché ci sia una convergenza non soltanto sui candidati, ma sul voto di lista verso 'Popolari italiani europei' che in questo momento rappresenta plasticamente due simboli - Noi moderati e Forza Italia - ma che sottintende dentro il simbolo Partito popolare europeo ci sia dentro tutta quella esperienza post democristiana del nostro Paese".
Un nuovo conflitto si sta accendendo in Medio Oriente. Una pioggia di droni e di missili iraniani, a centinaia, è piombata sul territorio israeliano. Non esistono più i confini tradizionali, né terrestri né aerei. Droni e missili travolgono, ormai, le vecchie frontiere degli Stati. Il diritto internazionale è uno straccio consunto. Direi che questa è la prima considerazione che mi viene in mente. Cerchiamo di capire che cosa è successo.
L'Europa è la nostra casa. Come PPE abbiamo costruito un'Europa in cui la dignità, la sicurezza e la libertà delle persone sono sempre al primo posto. Noi europei siamo più della somma delle nostre identità nazionali. La nostra storia, il nostro patrimonio, le nostre radici giudaico cristiane e la nostra diversità culturale ci definiscono. Uniti nella diversità è una forza unica che ha reso possibili pace e prosperità per la maggior parte degli europei.
Qui non si tratta di sapere se Salvini, reduce dai suoi disastri elettorali, si presenterà alle elezioni europee, e neppure se lo faranno la Meloni, o Conte, la Schlein o Renzi. La questione è un’altra: cosa votiamo, per quale idea d’Europa? Nessuno ci dice niente. Si vota con il proporzionale: niente giochetti. La realtà bruta dei consensi prevale, ma per fare che? Non votiamo per le teste, ma per le idee. Dove sono le idee? Queste elezioni sono politiche, non per i singoli Paesi membri, ma per tutta l’Europa. Cosa pensano di proporre i nostri candidati al Parlamento europeo?
Da più parti in queste ultime settimane si è levato l’auspicio di un ritorno all’unità di coloro che nell’agire politico si riferisco alla Dottrina Sociale della Chiesa e all’Umanesimo Cristiano. Vorrei dire con Alcide De Gasperi: «Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». Eppure desidero, una volta ancora, bussare alla porta della vostra intelligenza politica, della vostra responsabilità di cristiani persuasi che la politica sia la più alta forma di carità, per chiedervi di spendere qualche minuto per riflettere sulla necessità impellente e non più rinviabile di fare qualunque sforzo per ricercare e promuovere l’unità ....
La decisione del 4 marzo scorso del Congresso nazionale francese - l’equivalente delle nostre Camere riunite in seduta comune - di mettere in Costituzione il diritto all’aborto, si pone in aperto contrasto con la universale tutela del diritto all’esistenza e alla vita, con l’effetto di comprimerne l’estensione nel conflitto che la tutela tout cour di questa nuova libertà, resa al pari degli altri diritti fondamentali, genera con il paradosso di soverchiarne quello che da tutti è considerato il diritto supremo. Per i governanti francesi, Macron in primis, questa decisione eleva la tutela di questo diritto al livello più alto della giustizia.
La destra di governo, per un’incollatura, ha perso le elezioni in Sardegna. Succede. In politica si va e viene, come in piazza e la politica è l’agorà del Paese. Però…qualche riflessione va fatta. Il balletto sulle candidature alla Presidenza da parte delle Destre non è piaciuto a nessuno, anche perché non si è capito che giochi c’erano dietro. Il cambio di Presidente dovrebbe rispondere a una regola precisa. Ha fatto bene o male nel corso del suo mandato? Se ha fatto male se ne va, se ha fatto bene resta. Non era questo il principio del merito solennemente enunciato dalla Presidente, nel discorso del suo insediamento.
Gli studenti, e non solo, protestano a favore dei Palestinesi. È un loro diritto, anche se ho qualche dubbio che conoscano in realtà ciò che sta accadendo. La tragedia palestinese è troppo nota e troppo complessa per affrontarla con qualche schiamazzo e qualche bandiera palestinese. Cosa vorrebbero gli studenti, o chi per loro? Fare la guerra a Israele? Riconoscere uno Stato palestinese che nessuno vuole riconoscere? Schierarsi contro gli Stati Uniti? Cambiare il governo italiano? Però, protestano, come in tutta Europa.