
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

La decisione del 4 marzo scorso del Congresso nazionale francese - l’equivalente delle nostre Camere riunite in seduta comune - di mettere in Costituzione il diritto all’aborto, si pone in aperto contrasto con la universale tutela del diritto all’esistenza e alla vita, con l’effetto di comprimerne l’estensione nel conflitto che la tutela tout cour di questa nuova libertà, resa al pari degli altri diritti fondamentali, genera con il paradosso di soverchiarne quello che da tutti è considerato il diritto supremo. Per i governanti francesi, Macron in primis, questa decisione eleva la tutela di questo diritto al livello più alto della giustizia.
La destra di governo, per un’incollatura, ha perso le elezioni in Sardegna. Succede. In politica si va e viene, come in piazza e la politica è l’agorà del Paese. Però…qualche riflessione va fatta. Il balletto sulle candidature alla Presidenza da parte delle Destre non è piaciuto a nessuno, anche perché non si è capito che giochi c’erano dietro. Il cambio di Presidente dovrebbe rispondere a una regola precisa. Ha fatto bene o male nel corso del suo mandato? Se ha fatto male se ne va, se ha fatto bene resta. Non era questo il principio del merito solennemente enunciato dalla Presidente, nel discorso del suo insediamento.
Gli studenti, e non solo, protestano a favore dei Palestinesi. È un loro diritto, anche se ho qualche dubbio che conoscano in realtà ciò che sta accadendo. La tragedia palestinese è troppo nota e troppo complessa per affrontarla con qualche schiamazzo e qualche bandiera palestinese. Cosa vorrebbero gli studenti, o chi per loro? Fare la guerra a Israele? Riconoscere uno Stato palestinese che nessuno vuole riconoscere? Schierarsi contro gli Stati Uniti? Cambiare il governo italiano? Però, protestano, come in tutta Europa.
Senza dubbio la crescita del partito rinato dalle ceneri mai spente della DC, su cui la Magistratura ha statuito che non si è mai sciolta, ha suscitato curiosità e attenzione a un certo giornalismo di approfondimento politico, orientato, anche se Report, il cui servizio andato in onda su Rai 3 il 4 febbraio scorso (Scudi incrociati) non è sembrato del tutto strumentale, sebbene nel chiedersi benevolmente quale sia, oggi la vera DC, abbia platealmente ignorato un dato fondamentale che da l’enorme differenza con tutte le altre sedicenti DC: ossia, che a oggi nessuna di queste vanta rappresentanti nelle istituzioni, mentre la nuova DC, oggi è l’unica che ha un consenso elettorale e conseguito rappresentanze, al momento nelle istituzioni locali della Sicilia (tra le più importanti: il Comune di Palermo) e all’Assemblea regionale siciliana, di cui ne sostiene la giunta Schifani.
Nella nostra area socio culturale e politica continuano le divisioni ereditate dalla longa e dolorosa diaspora post DC. Non siamo nelle condizioni storico politiche del 1943. Non abbiamo né un Demofilo/De Gasperi, né una realtà cattolica oggi assimilabile a quella dell’Italia di quel tempo. Da molte persone si sottolinea che servirebbe un federatore capace di avviare il progetto con un’autorevolezza tale da facilitare la ricomposizione basata sulla fedeltà ad alcuni fattori portanti; l’ispirazione ai principi della dottrina sociale cristiana, la fedeltà ai valori della Costituzione repubblicana e a quelli dell’europeismo e dell’Occidente. Come trovare questo federatore?
C’è un dato comune che fa assomigliare talune forze politiche attuali ai tanti piccoli vassalli di epoca feudale, sempre, affannosamente in cerca di nuove sudditanze verso alleanze più convenienti, per mantenere e accrescere le loro rendite di posizione, ora guardando a quel principe, ora all’altro.È l’affermazione di una strategia elettorale che sembra abbia definitivamente messo ai margini la primaria esigenza della spendita del proprio progetto politico quale biglietto identitario per veicolare nell'opinione pubblica i tratti essenziali e significanti della propria proposta politica. L’amara considerazione prende spunto dall’intervista di ieri, 7 febbraio, del segretario Cuffaro al Giornale Italia Oggi.
Non è poco l’interesse che sta suscitando il dibattito sul (che fare?), tra DC e popolari, nel condiviso obiettivo di una ricomposizione della diaspora che, con lo scioglimento apparente della DC, prese tratti diversi e talora contrapposti. Di certo è un momento assai pregnante quello che stiamo registrando in queste settimane. Sta di fatto che non si contano incontri e convegni tesi a sviscerare tutte le possibili convergenze sul tema dell’unità di tutta l’area che si riconduce all’esperienza della DC.
Dal surplace all’eliminatoria a squadre (australiana), sperando di risultare vincenti. Seguo la metafora del ciclismo su pista, tenuto presente che, alla fase di immobilismo-surplace di qualche tempo fa, ora si è ingrossata la fila dei concorrenti al progetto di ricomposizione politica dell’area cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale. Dopo Iniziativa Popolare, Tempi Nuovi, Insieme, Piattaforma 2024, si è aggiunta la squadra di Base Popolare, mentre dall’area liberal repubblicana, Carlo Calenda, che al tempo delle ultime elezioni per il consiglio comunale di Roma, aveva respinto l’offerta per una lista con i DC romani, ora intende offrire una casa ai Popolari “per continuare a esistere insieme”.
Dobbiamo avere più coraggio e meno rivalità negativa: "Insieme" possiamo dare una speranza e un futuro migliore a un popolo che si va rassegnando o che subisce i cupi scenari dei poteri forti, dobbiamo sostenere la fiducia nei giovani che numerosi invece si vanno addormentando con l'uso delle droghe e dello "sballo" del sabato sera. Abbiamo il dovere di attrarre un nuovo interesse ed entusiasmo perché ciascuno dia un progetto alla propria vita, con "i talenti ricevuti" e alla collettività che s'ispiri ai valori forti che sono nel Vangelo di Gesù e nell'insegnamento del Magistero della Chiesa e nei principi della nostra Costituzione repubblicana.
È cominciata la faida elettorale. Ce n’è per tutti: le Regioni, l’Europa. I candidati si affollano. Alcuni si propongono, altri ci stanno pensando. Quasi tutti aspirano. In Europa la legge elettorale è proporzionale. Niente inciuci. I partiti italiani si peseranno sui loro voti effettivi. La sfida è tutta qui, perché dell’Europa non gliene frega niente. Riuscirà a non perdere colpi Forza Italia? Si rafforzerà Fratelli d’Italia? Che possibilità avranno i 5Stelle?