
IL POPOLO
Quotidiano della Democrazia Cristiana fondato nel 1923

Il dibattito politico è morto. Draghi ha messo a tacere i vari partiti della coalizione innaturale sulla quale poggia la sua maggioranza. Intendiamoci, non è che i vari leaders stiano zitti, tutt’altro, ma di che parlano? Di sciocchezze. Da questo punto di vista nulla è cambiato rispetto al passato ma, nella sostanza, ciò che Draghi decide viene approvato. È una dittatura referenziata: la statura di Draghi è talmente diversa che mettersi a discutere con lui è tanto imbarazzante quanto inutile. Il dibattito politico è incentrato sul Covid, sul vaccino, sul green pass, sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni, sull’estensione dell’obbligo di vaccinarsi ai lavoratori, pubblici, privati, autonomi. La politica è diventata un ospedale e i politici medici professionisti.
L’orrore che viene da Kabul trova ogni giorno nuovi motivi di stupore. Il ritorno al medioevo si manifesta in tutta la sua tragica grandezza. Vent’anni di presenza occidentale non hanno cambiato nulla. Il terrorismo non è stato sconfitto, i morti sono aumentati, soprattutto nella popolazione civile, e la situazione economica è semplicemente disastrosa. Tempi duri per gli Afghani, ma se la sono voluta... Scoperta la pentola, dentro vi bolle di tutto, compresa la resistenza nel nord del Paese, il contrasto fra i Talebani “buoni” e quelli “cattivi”, la concorrenza in corso con l’Isis risorto e al-Qaeda. Una nuova guerra civile è possibile in questo disgraziato Paese.
Era il 19 agosto 1954 quando, nelle prime ore dell’alba, moriva nella sua casa di Sella in Valsugana Alcide De Gasperi. La visione politica di De Gasperi è stata tutta radicata su un principio fondamentale che è la fede; la fede religiosa e la fede nella democrazia. Questo credo ha attraversato tutta la vicenda dello Statista trentino nella sfera personale come in quella pubblica ed è stata talmente forte da non vacillare nemmeno nei momenti più critici. La fermezza con cui De Gasperi è rimasto fedele al compito, che egli ritenne essenziale, di guidare, dopo l’esperienza dei totalitarismi, l’evoluzione democratica del Paese, è testimoniata dalla costante consapevolezza di non doversi piegare a nessun tipo di pressioni.
Il meccanismo mostruoso del “fine processo mai” della riforma Bonafede, per fortuna è stato novellato. Con la doppia fiducia la Camera dei deputati ha varato una versione assai differente di quel testo, attualmente in vigore. Pur lasciando inalterato il sistema nel primo grado di giudizio, modifica in modo netto la decorrenza per la definizione dei gradi successivi, ossia in appello e nel ricorso in Cassazione. Così, per il gravame che introduce un nuovo giudizio di merito, viene introdotto un tempo massimo di due anni per la sua definizione, ampliato a tre anni per i primi tre anni dall’entrata in vigore della riforma.
Le cronache ci dicono che su questo tema, pochissimo noto ai più, si stanno conducendo battaglie epiche. Cos’è la prescrizione? È un istituto giuridico per il quale e con il quale, come si diceva un tempo a proposito della filosofia, ogni cosa resta tale e quale. La violazione è stata commessa ma non è più perseguibile perché è passato troppo tempo. La prescrizione, quindi, è la presa d’atto che il decorso del tempo ha reso inutile continuare un procedimento giudiziario. Nulla di più sensato.
La Democrazia Cristiana ritiene che la riforma della Giustizia sia prioritaria, urgente e necessaria e invita gli iscritti e gli aderenti al Partito a collaborare per la raccolta delle firme per i referendum proposti e certamente utili al Governo per accelerare questo importante processo riformatore. La Democrazia Cristiana ritiene che la riforma della Giustizia sia prioritaria, urgente e necessaria e invita gli iscritti e gli aderenti al Partito a collaborare per la raccolta delle firme per i referendum proposti e certamente utili al Governo per accelerare questo importante processo riformatore.
Non possiamo fare a meno dell’Europa. Non possiamo immaginarci pulviscolo attorno ai sistemi solari americano, russo e cinese, ma dovremmo immaginare delle correzioni di rotta per una patria comune europea. La rivalutazione delle identità nazionali non è contro la ricerca di un’identità culturale europea. Dovrebbe esserne la premessa. La 1^ Guerra mondiale affratellò nel sangue Italiani del Nord e del Sud, costretti a far fronte unito contro i rischi delle trincee e la morte in battaglia. Dobbiamo aspettarci un’altra guerra mondiale per sentirci fratelli europei?
Il dramma che si sta consumando tra i 5Stelle è il punto d’arrivo di una crisi iniziata molto tempo fa, in pratica da quando il Movimento si è trovato di fronte al problema della sua immaturità nel guidare il Paese. I proclami, gli slogan, i luoghi comuni, le esternazioni più o meno farneticanti dei suoi esponenti hanno preoccupato i benpensanti e fatto ridere il mondo. La parabola politica del Movimento si riassume in una frase sola: vogliamo governare. Con la Destra o con la Sinistra, non importa, vogliamo stare al governo.
Il Segretario Nazionale e i dirigenti della Democrazia Cristiana manifestano la loro condivisione della Nota Verbale con cui la Santa Sede ha chiesto "informalmente" al governo italiano di modificare il disegno di legge contro l'omofobia. Le libertà tutelate dal Concordato Stato-Chiesa sono una preziosa e specifica applicazione di libertà positivamente laiche che sono fondamentali per tutti nell’espressione di visioni e opinioni, nell’insegnamento, nell’organizzazione associativa.
In una fitta agenda di confronti, si terrà il 19.VI. p.v. un significativo scambio di idee tra le diverse anime di provenienza democristiana. Una Camaldoli nuova edizione? Vien da chiedersi: a cosa serve realmente questo appuntamento? Forse, un prevedibile parricidio potrebbe essere consumato, anche con la complicità di esponenti interni al partito, al contempo impegnati nello sforzo di riorganizzazione della DC, mai sciolta. Insomma, mentre uno strano percorso si delinea e non vi vediamo coerenza e lungimiranza, non riusciamo a cogliere l’obiettivo dirimente, ossia il ritornare alla formazione di origine.