
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

Se la Democrazia Cristiana intenderà concorrere al progetto di ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale, occorre condividere alcune idee di programma. Un progetto che potrebbe essere sviluppato con metodo top down (dall’alto in basso) oppure bottom up (dal basso in alto). Quanto al primo, sembrano mancare, almeno sinora, indicazioni operative da parte delle diverse realtà che appartengono alla codesta area, così come, nonostante alcuni tentativi compiuti, la DC è ben lontana da quel tempo in cui i padri fondatori seppero promuovere il progetto dei democratici cristiani per l’Italia del dopoguerra. Gli anni delle “Idee ricostruttive” di Alcide De Gasperi e del Codice di Camaldoli. E' auasoicabile che sia avviato un proficuo dibattito, dal quale si possa giungere a un accordo sul programma, indispensabile pre-condizione per gli sviluppi politico organizzativi successivi.
Il 29 aprile 2022 la Democrazia Cristiana di Roma, d'intesa con il Popolo della Famiglia e con Costruire Insieme, rappresentati dal Commissario DC Luigi Rapisarda, dall’ On. Mario Adinolfi e dal Sen. Ivo Tarolli e dai loro Collaboratori davanti alla guerra in Europa, in un Comunicato Stampa, hanno fatto propria - tra l'altro - la proposta del Presidente Mattarella alla UE di indire una Conferenza di Pace con Atti come ad Helsinki nel 1975 che avvii la de-escalation nucleare e nuovi trattati di Pace e Disarmo progressivo e bilanciato delle Potenze mondiali, a cominciare da quelle presenti sul nostro Continente, secondo i Trattati internazionali vigenti.
Parafrasando il celebre saggio di Lenin, con cui il leader sovietico delineò l’organizzazione e la strategia rivoluzionaria del suo partito, credo sia giunto il tempo di tentare di delineare come potremmo e/o dovremmo procedere chi, come molti di noi, si sentono di appartenere a quel vasto e articolato fiume carsico dell’area politica cattolico democratica e cristiano sociale. Sono oltre vent’anni che ci proviamo …
Giorgio Merlo su Il Domani d'Italia (cfr. fondo pagina) scrive: "archiviata la Democrazia Cristiana perchè, è stata un “fatto storico” e un “prodotto politico” che non può che essere storicizzato, è abbastanza evidente che resta aperto il dibattito su chi, oggi, rappresenti ancora quella fetta di elettorato che si è riconosciuto e che ha ancora votato la Dc da un lato e chi, invece, è concretamente in grado di saper farsi carico nella società contemporanea – seppur difficile e complessa – di quella domanda di stabilità, di buon governo e di capacità di tenuta democratica e costituzionale". Alla domanda un po' stuzzicante: "La DC e chi la voterebbe ancora?"replica Ettore Bonalberti sostenendo che la DC, lungi dal proporre "nostalgie regressive, offre "ancora una volta alla società italiana una proposta politica che adesso, ahinoi, non esiste".
Il prossimo election day del 12 giugno, scade in un momento particolarmente difficile della situazione internazionale per la guerra russo-ucraina e le sue drammatiche e dolorose conseguenze, non solo interne all’Ucraina, ma per la stessa Unione europea e per l’Italia. Per l’election day del 12 giugno proviamo a far partire dai territori interessati, la formazione di liste unitarie di cattolici democratici che sappiano affermare i valori patriottici e solidaristici che nazionalisti e reduci di sinistra non sanno più portare avanti in modo credibile. Le elezioni amministrative del 12 giugno sono l’occasione utile e opportuna per avviare proprio dai territori interessati, il processo-progetto della nostra ricomposizione politica. Non c’è più tempo e spazio per i rinvii o, peggio, per i piccoli cabotaggi delle ambizioni personali dei soliti noti.
Non è la prima volta che la gerarchia ecclesiastica discute dell’impegno politico dei cattolici, ma, onestamente, dobbiamo evidenziare che queste sollecitazioni, assai raramente da Roma, sono raccolte tra i vescovi diocesani e i parroci in sede locale. Tra questi ultimi continua a prevalere, infatti, l’indifferenza, quando non anche la forte e deliberata opposizione, ai tentativi che movimenti e gruppi di laici fanno nascere dalla base. Al progetto di costruzione dell’unità nazionale il cattolicesimo democratico e cristiano sociale seppe concorrere autorevolmente insieme alle altre forze liberal democratiche e riformiste di ispirazione socialista, con le quali siglò il patto costituzionale.
E' forte l'auspicio che riesca il tentativo avviato dall’amico Renato Grassi, segretario nazionale della DC ricostituita politicamente dopo la decisione della Cassazione del 23.12.2010, sentenza n.25999 (“la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”), di invitare i diversi partiti, associazioni, movimenti e gruppi dell’area cattolico democratica e cristiano sociale in una sede come l’Istituto Sturzo, per discutere della loro possibile ricomposizione politica. E' questa l’ora di ritrovarci a Roma e di impegnarci nel lavoro di base nelle periferie, per facilitare il progetto di ricomposizione politica utile per noi e per il nostro Paese.
L'impegno per costruire il nuovo centro della politica italiana non può risultare dalla semplice sommatoria dei diversi addendi sul campo, ma dovrebbe rappresentare l’incontro delle principali culture politiche riformiste presenti in Italia. Nell'ambiente laico purtroppo, tranne qualche lodevole eccezione, sembra prevalere il deserto culturale. L’obiettivo è sicuramente quello di costruire un centro rinnovato nel quale ci si possa trovare uniti dalla volontà di difendere e attuare integralmente la Costituzione repubblicana, ed al quale, noi eredi della migliore tradizione cattolico democratica e cristiano sociale, dovremmo offrire il miglior contributo di idee e di classe dirigente.
Considero molto positiva l’iniziativa assunta da Renato Grassi, segretario nazionale della DC, di invitare gli amici dei diversi partiti, movimenti, associazioni e gruppi dell’area cattolico democratica e cristiano sociale per la ricomposizione politica. Mi auguro che l’Istituto Sturzo, depositario della memoria storica dei Popolari e della DC, accetti di offrirci l’ospitalità, così come spero che, finalmente questa volta, tutti accolgano l’invito senza diserzione di alcuno. Credo anche che un incontro dei vertici romani, il quale nei lunghi anni della diaspora (1993-2022) non si è mai potuto realizzare, possa servire certamente come indicazione di una strada che, tuttavia, richiede un diretto e forte coinvolgimento delle realtà territoriali.
Fino alla metà degli anni ’70 del secolo scorso si diceva che la Costituzione italiana avrebbe potuto essere considerata valida in qualsiasi stato del mondo. E ciò perché garantiva a tutti i cittadini il massimo di partecipazione democratica razionalmente pensabile mediante gli articoli 48, 49, 51. In sintesi: il “voto uguale” e l’uguale diritto dei cittadini a partecipare all’attività dei partiti. Negli ultimi 30anni a seguito dell’approvazione di sistemi elettorali “maggioritari” sono stati aboliti i “partiti” come previsti dall’articolo 49 della Costituzione. Dal 1993 i partiti sono stati sostituiti da “poli” e da “movimenti” sotto la guida di leader.