Anche i poeti magnano
La pasta al pomodoro di Saba, i cannelloni del Vate, gli spaghetti freudiani di Luca Goldoni. Quel che più splende nella memoria dello scrittore Umberto Saba, ormai anziano, è un piatto di pasta al pomodoro che gli venne servita da Rocco Pesce. Si trattava di una minestra sontuosamente condita che al giovane triestino, che allora aveva appena vent’anni, apparve come una purpurea meraviglia. “Quel piatto – ancora vivamente ricorda – sembrava una bandiera trionfale”. Era semplicemente preparato all’uso meridionale ma il candido Umberto, rapito, pensò addirittura che fosse una nuova invenzione (l’ennesima) dell’Imaginifico: il Bianco immacolato signore di cui fu ospite nella memorabile settimana dannunziana della sua giovanezza.