Nel Novecento - scrive don Marcello Farina nel suo Pane (un libro de “Il Margine” spezzato con Piergiorgio Cattani) - il pensiero sulla nascita arriva ad assumere un posto importante nella filosofia, quando questa disciplina si apre, per così dire, anche alle donne”. Prima avevamo un’infinità di pensieri sulla morte, quasi nessuno sulla nascita. Era come se ci fossimo dimenticati del momento iniziale della nostra vita.

“Vita che invece – osserva ancora don Marcello – è un continuo risveglio, lungo e avvincente. È la nascita continua di noi stessi, un lavoro che – assicura – ricomincia sempre da capo”. “È bella – aggiunge – la frase di Benjamin Franklin: Il giorno della mia morte avrò concluso la mia nascita”. Siamo dunque creature che nascono un poco ogni giorno. Cotidie nascimur. Scrive d’Annunzio: “Io nacqui ogni mattina. Ogni mio risveglio fu come un'improvvisa nascita della luce: attoniti i miei occhi miravano la luce e il mondo”.  “Questo rinascere, anche questo nascere della vita nelle mie vene” conferma sorpresa e ammirata Adriana Lama (Ilaria Occhini) in “Chirurgia estetica” (1940), una commedia di Vincenzo Tieri, padre dell’attore Aroldo. 

Nella storia della filosofia – conferma Francesco Agnoli – si può intravedere in germe una filosofia della nascita, che può contare sugli apporti di Hannah Arendt e Maria Zambrano. Gli uomini, suggerisce proprio la Arendt, non sono nati per morire, ma per incominciare. Sono esseri natali. Anche il perdono ha qualcosa di miracolosamente natale. Nasciamo feriti dalla luce, annota la filosofa spagnola Maria Zambrano. E ripete: “A rinascere s’impara” oppure “La speranza è fame di nascere del tutto… nessuna fatica è sufficiente a colmare questa speranza che geme”. 

Non era estranea a questa filosofia della nascita Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, che ebbe a confessare un giorno: “Se non avessi fondato l’Opera di Maria ne fonderei una che serve i Natali degli uomini sulla terra”. “Come si potrebbe pensare ad un anno senza Natale? - scriveva in un editoriale su “Gen” nel dicembre del 1969 - C’è qualcosa nell’aria come in nessun altro tempo. Un clima che dice un avvento. Non tutti ne parlano, ma tutti lo sentono”. E magari lo combattono. Ancora Agnoli ricorda che nazismo e comunismo hanno condotto una gran guerra contro il Natale cristiano, che ha cambiato per sempre la concezione stessa del bambino: il secondo ritenendolo una festa borghese, il primo depotenziandolo e sostituendolo in parte con riti neopagani.

 

Ruggero Morghen