
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

Alle 18.08 la fumata bianca ha annunciato che la Chiesa ha il 267esimo Pontefice. Un americano nato a Chicago il 14 settembre 1955, ha dunque 69 anni; nord americano, statunitense. È il primo pontefice americano nella storia della Chiesa cattolica anche se di doppia cittadinanza, statunitense e peruviana. Appartenente alla famiglia religiosa degli agostiniani; dal 2001 al 2012 è stato superiore generale degli stessi agostiniani. E’ cresciuto come religioso in Perù, ed è dunque un profondo conoscitore dell’America Latina. Paese dove è diventato vescovo della diocesi di Chiclayo dal 2015 e il 2023. Una diocesi apparentemente di poca importanza, ma che ormai passerà alla storia come l'unica in cui il nuovo Papa è stato vescovo. Papa Francesco gli affidò il Dicastero dei vescovi,
Il 9 maggio è la giornata per ricordare oltre il sacrificio di Moro tutte le vittime del terrorismo. Dal Martirio di Moro e delle tante vittime del terrorismo il Paese deve avere un sussulto per ritrovare nella libertà la forza per andare avanti. Moro vive nei nostri cuori per gli orizzonti ideali che ci ha indicato. Bisogna rimuovere la indifferenza di oggi per trovare il calore della fede per cui Moro e tanti hanno sacrificato la loro vita.
La notizia della morte del Papa ci ha sorpreso, ci ha lasciato raggelati. Il primo sentimento è stato quello dello smarrimento e e della tristezza. Poi la serenità: ieri aveva salutato il suo popolo con la Benedizione Urbi et Orbi e andando fino in fondo a via della Conciliazione per salutare tutti i suoi figli venuti, dire loro il suo grande amore e augurare la Buona Pasqua. Il Signore l’ha chiamato a sé nell’ottava di Pasqua perché possa celebrare la Pasqua eterna con la Santa e Beata Trinità. Credo che la prima reazione sia ringraziare Dio per quello che è stato il dono della vita del Papa tra di noi, per quello che è stato il suo magistero e per ciò che ci ha aiutato fondamentalmente a conoscere la radicalità del Vangelo, a viverlo con fedeltà, coraggio e con amore sconfinato e a incontrare Gesù Cristo.
Il 1948 è passato alla storia per due ragioni: 1. è stato l’anno delle prime elezioni politiche in Italia dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana. 2. Ha rappresentano un unicum nella storia delle consultazioni elettorali italiane per numero di votanti, pari al 92% degli aventi diritto. Iniziò un’epoca di centralità nella politica italiana che sarebbe durata per il successivo mezzo secolo e dall’opposizione social-comunista. In quel 18 aprile 1948 Luigi Sturzo, all’unisono con De Gasperi, rilevò con lucidità che la Democrazia cristiana «non ha vinto per sé, ha vinto per l’Italia, ha vinto per l’Europa, ha vinto anche per il continente occidentale atlantico».
Questo viaggio della Meloni in America è diventato l’argomento più dibattuto della settimana. Che va a fare la Meloni in America? Lasciamo da parte le storie sul fatto che sarebbe amica di Trump e di Musk, che è un ponte tra l’America e l’Europa ed il premier più stabile d’Europa. Queste sono sciocchezze per indorare la pillola. La verità è che la Meloni si azzarda a una missione infelice. Trump è quello che è: un satrapo bizzarro e cafone. L’Europa non ha dato nessun mandato alla Meloni, l’Italia è nell’incertezza tariffaria, come tutti i Paesi dell’Unione, dopo la moratoria di novanta giorni a mondo da concessa al mondo da Trump che, in tal modo, nel giro di quattro ore, si è messo in tasca 400 milioni di dollari.
Dopo la recente sentenza del Tribunale di Roma, Ettore Bonalberti indirizza una lettera aperta agli Onn. Cesa, Cuffaro e Rotondi affinché siano fedeli ai fondamentali della presenza dei Democratici Cristiani in politica e possano compiere il miracolo del ritorno in campo di un partito unito in grado di utilizzare con fierezza nome e simbolo della DC.
La dichiarazioni del Segretario Totó Cuffaro ci rassicurano su ogni ipotesi di intese federative con FdI, incompatibili con i Valori, la cultura e gli ideali della Dc. Con riferimento a possibili future intese con FdI, riportate ieri dal quotidiano La Sicilia, ci rassicurano le dichiarazioni del segretario Toto Cuffaro di ieri, all’ agenzia Agi, con cui ha smentito ogni prospettiva di questo genere, che qui riportiamo:
“Il piano nazionale (con Cuffaro) di una DC a trazione meloniana”. Era immaginabile che quelle grandi manovre che hanno da tempo messo un certo focus sulla Dc di Totò Cuffaro, squarciassero prima o poi il velo che finora FdI le aveva gelosamente tenute nascoste fino a quando non si fosse profilato un qualche barlume di praticabilità concreta.
Una grande tempesta sembra aver investito gli Stati Uniti e l’Europa. La nuova età dell’oro, vagheggiata da Trump, tra machismo istituzionale, disimpegno Nato, prelazioni sulle terre rare e guerre commerciali, porterà davvero l'America ad un inedito boom economico o creerà i prodromi per un irreversibile crepuscolo della più grande democrazia? E, mentre le cancellerie dei paesi, non solo europei, stanno valutando il repentino capovolgimento della politica estera americana, Donald Trump non perde tempo con i suoi decreti a sbandierare misure draconiane, costituiti, al momento, soprattutto da introduzioni o inasprimenti di dazi commerciali, nell’idea di creare una cintura protettiva dell’industria statunitense.
Con la sentenza pronunciata dal Tribunale di Roma N.R.G. di cui si allega copia, emessa il 24 febbraio 2025 dal giudice Dr. Corrado Bile, si pone fine alla lunga stagione della diaspora giudiziario politica durata per oltre vent’anni tra i presunti eredi DC, ciascuno, a diverso titolo e legittimità, consideratosi tale. Sentenza pronunciata su azione intrapresa dal Prof. Luciani e dal Rag. Carlo Leonetti, contro diversi amici ex DC, con la quale si chiude la dolorosa querelle giuridica, di fatto lasciando alla politica e agli elettori il compito di decidere se e come procedere. Finisce la rendita di posizione dell’UDC, quanto al simbolo e della DC di Rotondi, quanto al nome, per cui finalmente si dovrà ripensare al ruolo che i cattolici democratici, liberali e cristiano sociali intendono svolgere in questa fase delicata della politica a livello nazionale, europeo e internazionale.