
IL POPOLO
Quotidiano della Democrazia Cristiana fondato nel 1923

Nonostante i molti tentativi sin qui compiuti per la ricomposizione politica dell’area cattolica, alla vigilia delle prossime elezioni europee, gli ex DC e Popolari si dividono tra chi cerca una facile candidatura in una lista di destra o di sinistra e chi, come Iniziativa Popolare, sollecita una lista unitaria dei cattolici, raccogliendo insieme le firme necessarie per la sua presentazione. Se l’obiettivo principale fosse quello di inviare qualche rappresentante al parlamento europeo, la scelta più facile dell’inserimento in una delle liste d’area, sarebbe comprensibile.
Ci sono innumerevoli ragioni per non fare inaridire la spinta e creare i migliori presupposti per una riunificazione dell’area democristiana. La principale è la politica di questo governo Meloni che ci nasconde sempre meno l’idea di fondo che sottende al disegno che vuole mettere in campo in questa legislatura. È un’idea che non ha nulla a che fare con un modello di destra moderna. Anzi, man mano che si dipanano i tanti provvedimenti securitari che si mettono in campo in risposta ad una orchestrata scenografia della paura, che le destre, in una perenne campagna elettorale, continuano a montare, viene a disvelarsi la natura reazionaria e autoritaria di questo esecutivo che sta totalmente esautorando il Parlamento dalla naturale e concreta funzione normativa.
Il segretario nazionale della DC, Totò Cuffaro ha replicato alle dichiarazioni dell’On. Maurizio Gasparri. Il vice presidente del Senato Gasparri, a margine della convention di Forza Italia tenuta l’altro ieri a Taormina, nel messinese, su un eventuale accordo con la Dc, aveva dichiarato: “Lo vedranno in Sicilia i nostri dirigenti”.
È in atto un gigantesco rimescolamento di carte sul piano mondiale, favorito dalla globalizzazione. L’egemonia americana (genericamente definita “occidentale”) è contestata sia dalla Russia e dalla Cina sia dalle nuove potenze che sono emerse dopo la decolonizzazione. Non a caso Putin ha teorizzato un nuovo assetto mondiale, definito “multipolare”, nel quale un limitato numero di grandi Paesi avrebbero delle zone d’influenza riservate, relegando gli Stati Uniti al ruolo di potenza regionale.
In una recente intervista il leader nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro ha dichiarato: Il centro “è uno spazio politico, non geometrico. Con questa parola penso a quell’area dove si è più propensi a essere popolari piuttosto che populisti, democratici piuttosto che sovranisti. Il centro ha il compito di custodire i valori moderati, come quelli espressi dalla dottrina sociale della Chiesa”.
La striscia di Gaza è un territorio di 365 kmq con una popolazione di poco più di 2 milioni di persone, di cui l’80% ha un reddito medio pro capite di 2 dollari al giorno e che per il 70% è composta da profughi palestinesi. Un territorio, quindi, poverissimo, anche per contingenze belliche, che vive solo grazie agli aiuti internazionali. Geograficamente, questo territorio è separato dagli altri governati dall’Autorità palestinese e confina solo con Israele e l’Egitto. A seguito dell’armistizio del 1949 tra Egitto e Israele, Gaza fu amministrata dagli Egiziani prima e poi da Israele per ventisei anni con l’insediamento di ben ventuno fattorie o kibbutz che davano da mangiare a circa ventimila Palestinesi grazie all’attività svolta nel settore agricolo, con le coltivazioni in serra e così via. Quando Israele abbandonò la striscia di Gaza, i Palestinesi distrussero tutto.
Questa è l’ennesima guerra di un mondo impazzito. Non si può più tenerne il conto: Ucraina, Nagorno-Karabach, Sudan, Taiwan, Mali, Palestina. Un lungo e parziale elenco dell’impotenza della ragione e del regno della cieca violenza. Fra guerre, operazioni speciali, rivolte, eccidi etnici o religiosi, massacri, una scia di sangue quasi sempre innocente avvolge il nostro mondo come un nodo mortale alla gola. Ciò che è avvenuto tra Israele e la striscia di Gaza lascia stupefatti. Eppure, è dal 1948 che i Palestinesi sono in guerra contro gli Israeliani. Non dovrebbe stupirci più di tanto. Stupiscono, invece, l’audacia e l’organizzazione dell’impresa di Hamas, da un canto, e la totale sorpresa da parte israeliana.
Il 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia, la Santa Sede ha pubblicato la nuova Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla crisi climatica Laudate Deum. Il Santo Padre, a seguito dell'Enciclica Laudato si' promulgata nella Solennità di Pentecoste 2015, affronta la situazione del cambiamento climatico nella Laudate Deum ("Lodate Dio") "perché l'uomo che cerca di sostituirsi a Dio diventa il più grande pericolo per sé stesso" (LD 73). L'Esortazione Apostolica Laudate Deum, rivolta a tutte le persone di buona volontà, si sviluppa in 6 capitoli e 73 paragrafi.
Il governo è stanco. La Meloni dice che durerà per tutta la legislatura. Sarà così, ma comincia un po’ a sbarellare. Benissimo la grinta, ottima l’esposizione mediatica, vivace la presenza internazionale. Tutto bene, ma fino a un certo punto. Il bello è che l’opposizione, che di cervello ne ha anche meno, naturalmente si oppone al Piano perché viene dalla Destra. Due ombre che si combattono sul nulla ,al buio, magari ombre cinesi.
Fa specie leggere su il Popolo del 28 luglio scorso dal titolo: “80mo del Codice di Camaldoli tra memoria e…qualche delusione”:”..A celebrare gli 80 anni del Codice di Camaldoli non è stato invitato nessun democratico cristiano..”. E di seguito si aggiunge:”..Il secondo rammarico è dato dal fatto che è mancato un preciso destinatario della Riconsegna del Codice di Camaldoli. Né la prolusione del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo M. Zuppi, né il Cardinale Segretario di Stato di Sua Santità Pietro Parolin, né i Relatori che si sono susseguiti hanno individuato un soggetto cui riaffidare il Codice camaldolese..”.