La pandemia COVID-19 e le misure restrittive per il contenimento dell’infezione (confinamento, chiusura delle scuole, distanza interpersonale) hanno rivoluzionato la vita soprattutto degli adolescenti, modificando abitudini, ritmi, assetti di vita. L’assenza di attività scolastiche, ricreative, ludiche e sportive ha costretto alla permanenza forzata in casa di migliaia di ragazzi e ragazze, con ripercussioni psicologiche ancora difficilmente quantificabili.

Ricercatori, studiosi, professionisti sanitari concordano nel sostenere che la pandemia ha fatto saltare regole prestabilite e schemi consueti. La lunga quarantena, la distanza sociale e le altre misure di protezione dalla pandemia hanno rappresentato potenziali fonti di stress per gli adolescenti, proprio a causa del perdurare di cambiamenti repentini e prolungati nei ritmi quotidiani di vita familiare e scolastica.

In un periodo della vita come quello adolescenziale caratterizzato prevalentemente dal bisogno di relazioni sociali e aggregazione, l’isolamento domestico non scelto ha impattato sulla psiche in formazione dell’adolescente in modo non ancora verificabile totalmente. Non possono fare sport, andare a ballare, organizzare feste e gran parte delle occasioni di incontro è solo virtuale. In taluni i disturbi psichiatrici sono già evidenti come la presenza di una “entità disagio” caratterizzata da disturbi ossessivo-ansiosi, sintomi depressivi e dell’alimentazione, sintomi somatici (sovrapponibili a quelli per la sindrome da stress post-traumatico), con un impatto maggiore sulle femmine.

I genitori e gli educatori sono invitati a vigilare e cogliere talune manifestazioni che possono indicare una incipiente depressione. Questi alcuni dei sintomi indicativi: la perdita di energie, il senso della fatica, la difficoltà nella concentrazione e nella memoria, agitazione, nervosismo, rabbia e aggressività; perdita o aumento di peso; disturbi del sonno caratterizzati da insonnia o ipersonnia; l’accusa di qualche dolore fisico apparentemente immotivato.

È necessario, inoltre osservare le emozioni dell’adolescente: la tristezza, l’angoscia, l’insoddisfazione, la solitudine, il senso di impotenza, la perdita della speranza, il senso di vuoto, eventuali gesti di rabbia, espressioni del tipo: “nessuno può capirmi”; “nessuno può aiutarmi”.

 

Maggior uso della pornografia tra adolescenti in tempo di covid

È fuor di dubbio che l'isolamento acuto può innescare la ricerca affannosa di spazi sociali.  La Fondazione Foresta Onlus di Padova, diretta dal professor Carlo Foresta, ha effettuato uno studio sulle ricadute nell’ambito della sessualità su più di 5.000 giovani che frequentano le quinte superiori del Veneto, della Campania e della Puglia in relazione alla pandemia che ha costretto in casa milioni di adolescenti.

L’analisi dei dati raccolti evidenzia nei giovani una maggior incertezza sull’orientamento sessuale. Le nuove abitudini di vita in famiglia hanno indotto i giovani a riscoprire la propria sessualità su internet: più del doppio ora si affida a siti di incontri, mentre la pornografia emerge fortemente come una nuova abitudine nelle ragazze. È aumentata nei ragazzi la frequenza di collegamento a siti pornografici e forte è l’approdo sul web della sessualità tra i giovani che ha portato entrambi i sessi a praticare molto più sexting e cybersex.

L’insieme di tutti questi cambiamenti, secondo i ricercatori, ha reso i giovani molto più fragili. In particolare i maschi rappresentano il sesso debole durante la pandemia e uno su quattro ha dichiarato di soffrire di solitudine, mentre il 19% si dichiara insoddisfatto della propria vita. In compenso, dai risultati dello studio è emerso un drastico calo nel consumo di alcolici e stupefacenti.

«La pandemia ha cancellato una parte importante nella socialità dei ragazzi – ha commentato il professor Carlo Foresta – Diventa più difficile conoscere i coetanei, innamorarsi e sperimentare la sessualità, che si è riversata quindi nell’unico strumento di socialità a loro disposizione: internet. Qui però i rischi derivanti dalla condivisione della propria intimità sul web aumentano, come dimostrato dall’altissima percentuale di atti di cyberbullismo.

La maggior solitudine che ne è derivata ha forse aperto nei giovani ampi spazi di auto-riflessione, portando a galla una maggior incertezza nel loro orientamento sessuale. D’altro canto, se è vero che i comportamenti a rischio come fumo e alcol sono diminuiti, non va ignorato l’impatto del confinamento sull’attività fisica e quindi sulla salute, soprattutto a lungo termine.

Teofilo, psicoterapeuta