di Ettore Bonalberti

 

 

Ho letto con interesse la nota degli amici di Tempi Nuovi, D’Ubaldo e Fioroni (https://ildomaniditalia.eu/non-e-piu-tempo-di-camaleontismi-impossibile-lalleanza-con-la-sinistra-radicale/) , di presa di distanza dalla leadership attuale del PD, riconfermata versione della sinistra, a suo tempo definita dal prof Del Noce, “ partito radicale di massa”, come l’espressione di una volontà di concorrere a quel progetto di ricomposizione di un centro nuovo della politica italiana.

Il centro, di cui da tempo scrivo, come “ampio e plurale, alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra alla ricerca di una sua identità”.

E’ il progetto che, con molta coerenza, perseguono gli amici di Iniziativa Popolare, impegnati a depositare nei prossimi giorni in Cassazione la richiesta di un Proposta di Legge di Iniziativa Popolare per il ritorno alla legge elettorale proporzionale con preferenze e al progetto di cancellierato alla tedesca, alternativo al premierato confuso e pericoloso della premier Meloni.

Altri amici si stanno prodigando al centro, più interessati  ad agganciare gli attuali schieramenti di destra, come Fratelli d’Italia, nel caso di Gianfranco Rotondi, o di Forza Italia, come quello di Giorgio Merlo, con il suo  partito allo statu nascenti di “ Scelta Cristiano Popolare”.

Velleitaria l’idea di Rotondi, che tende ad assegnare al partito degli eredi almirantiani il carattere della nuova DC, nel quale poter ricostruire il gioco delle correnti come al tempo del partito dello scudo crociato, con gli ex missini considerati, senza senso, i nuovi dorotei della politica italiana. Comprendo e stimo l’intelligenza del mio amico Rotondi, a suo tempo da me definito cossighianamente, “ il miglior fico del bigoncio”, ma giungere a considerare gli ex missini come i neo democristiani, seppur in versione dorotea, significa tradire la storia e la cultura politica dei democratici cristiani autentici e degli stessi dorotei, espressione questi ultimi di una componente moderata centrale del nostro partito storico, dove seppero svolgere un ruolo fondamentale di raccordo tra gli interessi e i valori dei cedi medi produttivi e delle classi popolari, sempre fedeli ai connotati essenziali del popolarismo e dell’antifascismo propri del partito di De Gasperi, Moro, Rumor, Taviani, Colombo, Bisaglia, Gava.

Più realistico il tentativo di Giorgio Merlo di concorrere alla costruzione di una vasta area del PPE in Italia, di cui Forza Italia, è attualmente la rappresentante ufficiale, anche se deve fare i conti con un partito che, da Roma e in tutte le sue sedi periferiche regionali, è strettamente legato alla destra di Lega e Fratelli d’Italia, nei governi nazionale e delle diverse realtà locali.

Nelle prossime elezioni regionali e comunali, come si sta verificando nel Veneto e nelle Marche, da parte di amici della nostra area politico culturale, si accerterà la fattibilità concreta  di questo progetto politico. Un progetto che, ancora una volta, non si attiverà al centro, dove prevalgono gli interessi particolaristici di questo o quell’ esponente politico, attirati più dalla possibilità di garantirsi un posto sicuro di sopravvivenza in una delle liste maggiori di riferimento, accreditando presso i danti causa reali, presunte forti rappresentanze di area DC e popolare, che dalla volontà di favorire la ricomposizione del centro nuovo della politica italiana.

Solo dalla base, su ciò che potrà accadere alle prossime elezioni regionali e comunali, verificheremo se sarà possibile superare questi scomposti movimenti al centro, e avviarsi significativi processi di convergenza di un’area politica centrale, premessa indispensabile per favorire un’alternativa seria e credibile al dominio attuale della destra italiana, nazionalista e sovranista, che sta puntando a cambiare i caratteri essenziali della nostra democrazia e del suo assetto costituzionale trasmessoci dai padri fondatori. Ecco perché, quanto annunciato dagli amici di Tempi Nuovi ci interessa, pronti a favorire il progetto che richiederebbe un più ampio confronto con la vasta e articolata area del cattolicesimo sociale, culturale e politico italiano, con una nuova Camaldoli 2.0 da organizzare a tempi solleciti nel prossimo autunno.