di Ettore Bonalberti

 

 

Un manipolo di miliardari e di tecnocrati dominano il mondo occidentale. Da tempo è stato superato il principio del NOMA (Non overlapping magisteria) e l’economia finanziaria domina quella reale e la stessa politica; la crisi della globalizzazione fa emergere ovunque movimenti e partiti nazionalisti e sovranisti e la democrazia liberale. che abbiamo conosciuto in Europa e negli USA, è in grave pericolo.

L’avvento dell’intelligenza artificiale, col dominio di pochi sui mezzi che la gestiscono a livello dei media, è destinato a sconvolgere le modalità di formazione e gestione della cultura  e della raccolta e controllo del consenso. Sono queste le sfide che si devono affrontare all’avvio di questo ventunesimo secolo e, non a caso, siamo in attesa della prossima enciclica di Papa Leone XIV, che indicherà la strada della dottrina sociale cristiana, dopo quelle avviate da Papa Leone XIII con la Rerum Novarum al tempo della prima rivoluzione industriale e con quelle successive dei pontefici romani, sino alla “Laudato SI” e “Fratelli tutti” di Papa Francesco.

Il dominio del turbocapitalismo finanziario sta creando le più forti disuguaglianze sociali a livello interno e internazionale della storia moderna, rispetto al quale, la stessa economia sociale di mercato della scuola tedesca su cui si è retta la strategia politica dei cristiano democratici e sociali e dei DC e popolari europei, non è più in grado di rappresentare una valida alternativa. Assai interessante è il modello di economia civile che i proff. Bruni e Zamagni da tempo vanno indicando, profeti disarmati tra partiti sempre più inconsistenti sul piano culturale, così come è dalla base che si stanno proponendo nuove strategie, coerenti con i principi della dottrina sociale cristiana.

Interessante al riguardo è ciò che indica il gruppo sociale e culturale World Lab di Venezia ( www.worldlabnetwork.org) con la proposta di Atenei Popolari di Arti e Mestieri ( APAM) attivabili a partire dalle parrocchie italiane interessate/bili.

In sintesi, ecco, per APAM, di cosa si tratta:

  • Forma giuridica: cooperativa (Formatori-tutori e apprendisti sono soci paritetici)
  • Accessibile a tutti (dietro pagamento “una tantum” della quota societaria rimborsabile in caso di uscita, volontaria o a seguito regolamento)
  • Modalità formativa: imparare lavorando
  • Gamma produttivo-formativa: beni e servizi di prima necessità
  • Carattere mutualistico (beni e servizi acquisibili solo dai soci-lavoratori e/o acquirenti e loro rappresentanti designati)
  • Soci-lavoratori (formatori e apprendisti) remunerati in buoni-sconto in base alle ore lavorate
  • Prezzi di acquisizione: costi di produzione (perequati)

Le sue finalità principali sono:

  • accompagnamento inter-generazionale all'attività produttiva
  • Indirizzamento dei giovani alle scuole di formazione professionale
  • attività ricreative, artistiche e sportive
  • Sostegno al reddito
  • Socializzazione

Scrive Mariapia Ciaghi, direttrice de il SEXTANTE (www.ilsextante.net) : “Quella dell’APAM sembra una via tutta italiana (e un po’ francescana) alla formazione e al lavoro: una comunità produttiva dove si impara facendo, si partecipa essendo soci e si viene pagati… in buoni-sconto , ma con dignità! La forma giuridica (cooperativa paritetica tra tutor e apprendisti) è già di per sé una rivoluzione silenziosa: niente gerarchie punitive, ma una trama educativa mutualistica dove il giovane non subisce ma condivide. Una scuola-bottega, sì, ma con statuto e ricevuta fiscale. Il fatto che si entri con una quota “una tantum”, rimborsabile! rende l’accessibilità reale, e non solo dichiarata. E poi si produce l’essenziale: non gadget, non NFT, ma beni e servizi di prima necessità. In pratica: mentre il mondo affonda nell’e-commerce, APAM ti insegna a riparare la sedia, cucinare il pane e forse anche aggiustare l’anima. La moneta interna (i buoni-sconto) fa tanto economia monastica 2.0 , un baratto nobilitato, che tiene insieme lavoro, equità e senso del limite. Qui il denaro non comanda, accompagna. Insomma, l’APAM non è solo un progetto: è un antidoto culturale. Al cinismo, alla solitudine e all’idea che si cresca solo competendo. Qui si cresce cooperando, cucinando, pitturando, zappando, forse anche sbagliando  ma insieme. E poi c’è l’intuizione più bella: mettere fianco a fianco generazioni diverse, non in una “comune” nostalgica, ma in un laboratorio vivo dove il sapere si trasmette non per lezione, ma per contagio. Una scuola che non ha aule, ma mani. E cuori”.

Credo che questa idea, oltre ad essere spiegata e diffusa nelle nostre parrocchie, da far tornare ad essere momenti di partecipazione e di forte interazione sociale, dovrebbe essere assunta nei programmi dei diversi partiti, movimenti e gruppi che alle prossime elezioni comunali, provinciali e regionali, che intendono rifarsi ai principi cristiano sociali, quale obiettivo strategico delle proposte a sostegno degli interessi e dei valori delle comunità di riferimento. Anche dagli amici impegnati a Roma nel progetto di ricomposizione politica della nostra area, credo che questa indicazione andrebbe raccolta.