IL POPOLO

Società

Questo volume di Tommaso Stenico nasce sotto forma di Dizionario al fine di offrire al lettore un approccio flessibile e immediato: ogni voce rappresenta un tema specifico e permette di esplorare l'adolescenza in maniera lineare, rispondendo a dubbi e curiosità in tempo reale. Non è un semplice elenco di parole, ma una raccolta di esperienze che raccontano l’adolescenza lettera dopo lettera; un viaggio attraverso termini che si fanno porte, spiragli, rifugi. Un compagno di viaggio per genitori, per educatori, per adolescenti e per chiunque voglia capire meglio il complesso universo dell'adolescenza. Perché leggerlo? Per ritrovarsi tra le righe di parole familiari. Per scoprire che ogni dubbio, paura o sogno ha già un nome. Per riflettere e sentirsi meno soli e meno confusi.
https://www.amazon.it/Libri-Tommaso-Stenico/s?rh=n%3A411663031%2Cp_27%3ATommaso%2BStenico
“Il concetto di focolare, di formar famiglia – spiega il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - contiene un richiamo costante, generale al senso di comunità”. Il Focolare, affermava dal canto suo Chiara Lubich a Loppiano il 12 giugno 1980, “dovrà essere un focolare: amore che brucia”; quindi aggiungeva: “Dio vuole in questo luogo soprattutto un incendio di amore e ognuno deve prestarsi come combustibile”. Affascinata dal nuovo ideale, nell’autunno del 1944 Giosi Guella va ad abitare con Chiara Lubich nel primo Focolare, sito a Trento in piazza Cappuccini 2.
Giovanni Agosti ne è certo: il ricordo di Carla Erba è un filo conduttore attraverso l’opera di Luchino Visconti, peraltro ammesso da lui stesso, che nel 1975, alla domanda “Quale è stata l’influenza di sua madre nella sua opera?”, rispose: “Enorme”. Quella “era del resto – osserva dal canto suo Alberto Arbasino – un’epoca di forti e importanti presenze materne, assai più che negli anni femministi”. E cita, tra le altre, proprio la madre di Visconti accanto a quelle di Pasolini e Spadolini.
Il generale Oreste Baratieri viene descritto come uomo basso, sgraziato, occhialuto ma anche - scrivono Fruttero e Gramellini - “ometto pingue e palesemente inadeguato al ruolo di condottiero”. Grasso e sgraziato egli è pure per Indro Montanelli, che lo dipinge inoltre come “ambiziosissimo e assetato di gloria militare”: accusa, peraltro, condivisa da Aldo A. Mola, che facendo esplicito riferimento a Baratieri allude a “generali inetti o avventati,
“Possiamo dire che la cucina è il piatto forte delle edizioni Panozzo?”. Sorride, a questa facile battuta, Tommaso Panozzo, che io chiamo Francesco perché ha proprio un’aria serafica. Panozzo, peraltro, non è solo editore, ma anche autore (ha appena dato alle stampe “Una città perduta”, su una Rimini – assicura – ricostruita attraverso i documenti), ma nel caso di dissidi tra i due ruoli e le due figure, non ha dubbi: prevale senz’altro l’editore.
A Trento, in via San Marco, Chiara Lubich raccontava le sue scoperte e conosceva nuove compagne. Sulle pareti della sala le ragazze avevano scritto a lettere cubitali “O l’unità o la morte”: frase certamente costruita sul calco del garibaldino “Roma o morte”, ripreso in occasione della Marcia su Roma, e del dannunziano “Fiume o morte” (ma ci sarebbe stato anche il proclama di Che Guevara “Patria o muerte”).
L’eredità di Giuseppe Dossetti – lo abbiamo notato in un precedente articolo – non fu cara solo a Romano Prodi ma anche a suo fratello Paolo (1932-2016), mio insegnante di storia moderna all’università di Trento. Feci con lui il mio primo esame a Sociologia e, presentandomi col mio cognome, ebbi naturalmente la strada spianata. Non mancò, infatti, la domanda su un’eventuale mia parentela col famoso Raffaello Morghen, lo storico romano autore di “Medioevo cristiano” (1951), domanda che in altra occasione mi pose anche Angela Pellicciari.
La biblioteca civica di Abano Terme ha recentemente ospitato una breve, partecipata presentazione del saggio di Francesco Jori su Marco Polo, significativamente sottotitolato “La vita è viaggio”. Son pagine che ricostruiscono il percorso umano di Marco e propongono il ritratto di due delle maggiori potenze economiche dell’epoca: Venezia e Cina, protagoniste – così si è detto ad Abano – di una globalizzazione ante litteram lungo la favolosa Via della Seta.
L’editore Panozzo, da quarant’anni sulla piazza, propone una selezione di libri riminesi. Sulle suore salesiane (di cui qui abbiamo già scritto) o sulla cucina “tra le due guerre”, che sarebbe poi un modo elegante per dire “nel tempo del Fascismo”. La cucina storica, in effetti, è uno dei cavalli di battaglia di questo editore. Ma tra le sue proposte troviamo anche i riminesi “alla menta” rievocati da Giuliano Masini, oppure Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse che passeggiano per viale Vespucci, “cuore pulsante del lido – come scrive Manlio Masini -, e civettuolo salotto a cielo aperto della vita dorata della vacanza”.
La recente fiction di RaiUno “La lunga notte” ha avvicinato al grande pubblico televisivo la figura di Giuseppe Bottai (1895-1959), nell’occasione interpretato dall’attore Daniele Natali. È dunque forse il momento propizio per riscoprire un breve saggio (invero non privo di refusi) del compianto Piero Vassallo, dedicato appunto al gerarca romano ed apparso, per le edizioni Solfanelli, nella collana “Saperi”, cui concorsero tra gli altri Roberto de Mattei, Corrado Gnerre e Francesco Agnoli.