IL POPOLO

Cultura

La logica, come chiunque può constatare da sé, non ha bisogno di essere appresa ed è conosciuta da ogni soggetto pensante praticamente dalla nascita; in base ad essa ogni soggetto può comprendere ogni altro ed essere compreso da ogni altro. Facile per chiunque rilevare che i concetti di pari libertà e pari responsabilità, come illustrati nei precedenti capitoli, sono fondati sulla logica. Noteremo ancora che il principio “pari libertà e pari responsabilità” è tale da garantire nello stesso tempo libertà e uguaglianza per tutti i componenti la società.
Approfondendo i concetti in parola osserveremo che ognuno di essi presenta contemporaneamente un lato forte e un lato debole. Fra le due scuole di pensiero dal medioevo ai giorni nostri vi è sempre stata una rigida contrapposizione. I giusnaturalisti considerano irrinunciabile il riconoscimento del “primato” del diritto naturale sul diritto positivo; i giuspositivisti, ribadiscono che il diritto naturale “non esiste”.
In occasione del cinquantesimo di sacerdozio del vescovo di Trento monsignor Carlo de Ferrari, Flaminio Piccoli ne ricordò gli “anni di paternità spirituale, nel dolce segno della Grazia santificante”, alla quale – aggiunse - “ha chiamato con serena insistenza e con profonda consapevolezza il popolo cristiano”. Per l’Azione cattolica egli ebbe un’attenzione particolare, ma anche negli anni di Endrici (vescovo dal 1904 al 1940) era forte l’attività degli aderenti all’associazione. Nel 1945 essa contava nella diocesi di Trento 48.000 iscritti; nel 1957 essi giunsero a 63.000, un decimo dei battezzati e una donna su quattro.
Esaminando la storia delle dottrine per mezzo delle quali gli studiosi di filosofia, di politica e di dottrine giuridiche, hanno cercato di individuare i fondamenti del “diritto” (dell’insieme delle norme che devono regolare il vivere in società degli esseri umani) incontriamo due grandi correnti di pensiero che si pongono reciprocamente in antitesi: la corrente del diritto naturale o giusnaturalistica; la corrente del diritto positivo o giuspositivistica.
Sul quotidiano Il Popolo, verso il finire degli anni Settanta dello scorso secolo, il sociologo trentino don Franco Demarchi (1921-2004), autore di “Paradigmatica ed assiomatica in sociologia” (1975) e “Società e spazio” (1969), intervenne più volte nello spazio dedicato alle opinioni: una rubrica – così questa si presentava – “aperta al contributo anche di quanti non si riconoscono nella linea politica ufficiale della DC”, ma intendono comunque dare un contributo “di chiarificazione e di ricerca”. In “Ripensare al passato per orientare il futuro”, denunciato “l’enorme ritardo del nostro Paese nelle scienze umane positivamente impostate”, rifletteva sul Sessantotto e la spirale della violenza che ne seguì riconoscendo che “pensieri, metodi, ideali elaborati nelle assemblee del Sessantotto sono oggi più che mai presenti nel terrorismo delle brigate rosse” (lo scriveva proprio così: minuscolo).
Il 20 gennaio 1949 Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, aveva incontrato a Montecitorio un gruppo di parlamentari e per essi aveva stilato un programma con lo scopo di «far vivere Gesù in Parlamento = farsi santi: l’uno responsabile dell’altro come di sé». Il 4 marzo 1950 Chiara è a Trento – “nella nostra Trento, nella cittadella nostra” – da dove scrive ad Alcide De Gasperi. Il 21 aprile 1951 De Gasperi scrive a Chiara osservando che “il sentirsi uniti sotto la Paternità divina offre un senso di serenità e di fiducia, anche nell’ora della tribolazione”. Nella stessa lettera tiene poi a precisare di non voler turbare col suo travaglio “l’ardore della vostra vita spirituale, che si eleva al di sopra di così tristi temporalità”.
La mente di ogni uomo è inevitabilmente portata a pensare che, al di là di ciò che appare come molteplice e mutevole nel tempo, vi sia una sostanza unica (un uno) che rimane sempre uguale. L’esistenza di questa “sostanza” che, come suggerisce l’etimologia della parola, “sta sotto” e “sostiene” la realtà di tutto ciò che esiste (sia esso fermo o in movimento o mutamento) appare alla nostra mente come “innegabile”. Infatti non è possibile pensare che una cosa che “non è” (non esiste) possa muoversi o mutare. Ciò sarebbe contro sia la ragione che contro l’esperienza. L’essere primo, perfetto, semplice, e uno deve essere (ed essere pensato) come il tutto-uno, semplice e immutabile. In altre parole “tutto ciò è”, il massimo di essere possibile e pensabile, l’uno assoluto e perfetto ed anche l’unico essere o ente esistente.
Edito da Rubbettino questo tributo a Misasi curato da Pino Nisticò, mi auguro avvii una serie di studi e approfondimenti su coloro che nei diversi territori regionali e in sede nazionale sono stati i rappresentanti più autorevoli dei loro elettori e del nostro partito. Da parte mia, con l’amico Mario Tassone e alcuni autorevoli professori di storia dell’università di Padova abbiamo promosso il comitato 10 Dicembre 2021 che, tra i suoi obiettivi, ha proprio quello di approfondire lo studio delle figure più autorevoli della DC veneta. Un obiettivo che la DC dovrebbe far proprio in tutte le nostre realtà locali, anche per superare la damnatio memoriae con cui una pubblicistica radicale, laicista e anti DC, ha sin qui relegato la nostra storia politica e amministrativa.
Umberto Eco nella prefazione dice di aver unito in questo libro quattro saggi (pubblicati in epoche e in sedi diverse -.tra il 1986 e il 1991) perché hanno in comune l’analisi di fatti e discorsi che riguardano: “strategie di menzogna, travestimento, abusi del linguaggio, capovolgimento ironico di questi abusi”. Recensire un’opera – sia pure tra le minori – di uno scrittore come Umberto Eco, uomo dall’erudizione sterminata, principe dei critici letterari, autore di romanzi tradotti in tutto il pianeta, membro delle più prestigiose istituzioni accademiche internazionali è un’impresa da far “tremare le vene e i polsi” anche a ad un critico professionista di lungo corso.Umberto Eco è un autore che non ha paura di far soffrire i suoi lettori nel farli sentire “ignoranti”, o per meglio dire, “incolti”. Chi vuol leggere Eco deve armarsi di fonti enciclopediche e di grande pazienza.
In questi ultimi giorni, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dei russi, Treblinka, richiamando alla memoria la Madonna Sistina di Raffaello e le sofferenze delle madri ucraine, è tornata di grande attualità per le riflessioni che ha stimolato. Il capolavoro di Raffaello ha avuto una vita travagliata. Dipinto per la Chiesa del Convento di San Sisto a Piacenza (da qui deriva il nome di “Madonna Sistina”), fu poi venduto a metà del 700 a Federico II di Sassonia che collocò il quadro nella famosa Galleria di Dresda. I Russi hanno avuto e continuano ad avere un grande amore per l’opera di Raffaello. Per tutti basta ricordare Dostoewskij. Così scrive la moglie Anna Grigor’evna nei suoi “Ricordi”: “Mio marito mi conduceva direttamente davanti alla Madonna Sistina. Considerava questo dipinto il massimo capolavoro creato dal genio umano”.