di Ruggero Morghen
Il “Natale di sangue” pose fine, com’è ben noto, all’avventura dannunziana. Siamo alla fine del 1920, l’anno in cui muore Max Weber e nasce Karol Wojtyla, futuro papa Giovanni Paolo II. “Nelle tragiche giornate della lotta – informa Ferdinando Gerra (1901-1979) nel suo classico L’impresa di Fiume nelle parole e nell’azione di Gabriele d’Annunzio (Longanesi, Milano 1966), le perdite furono: da parte fiumana, ventidue legionari (fra i quali i tenenti Mario Asso, Carlo Arturo Caviglia ed Italo Conci) e cinque civili”. È un libro, quello di Gerra – si disse convinto Renzo De Felice – che “sul piano della ricostruzione dei fatti costituisce un punto fermo, destinato a rimanere tale per molto tempo”.
Qui Gerra cita tra gli altri Alessandro (Sandro) Pozzi, che era suo coetaneo, quale autore di una biografia su Guido Keller, “al quale – scrive – fu legato da una strana amicizia rotta da frequenti e clamorosi litigi”. Invece nel libro dell’arcense Luisa Zeni - Briciole. Ricordi una donna in guerra (1914/21), Libreria Mantegazza, Roma 1926 - “fra gli altri Ricordi – scrive sempre Ferdinando Gerra – vi è un capitolo: con d’Annunzio a Fiume”. Lo rileva in Fiume dannunziana, edito dalla Libreria antiquaria “F. Gerra” di Roma nel 1936: un catalogo editoriale che curiosamente ha lo stesso titolo di un libro dell’amico Domenico Rosa. Gerra, peraltro, è autore anche di uno studio su “Gabriele d’Annunzio e l’Indice dei libri proibiti da Leone XIII a Pio XI”, edito a Roma da Pinto nel 1958.
Significativa appare anche l’esperienza di Gerra come attore. Nel film di Luciano Emmer “Il momento più bello”, del 1957, è accreditato come “Fernando Gerra” e lavora al fianco di Marcello Mastroianni bello e giovane, Marisa Merlini al solito ostetrica ed Ernesto Calindri (quello dei carciofi) doppiato. Chissà se è parente del nostro dannunzista la salsese Vanda Gerra, che “vive da 73 anni a Londra, dove nei giorni scorsi ha compiuto il secolo di vita circondata dall’affetto dei suoi familiari” come riferiva la “Gazzetta di Parma” il 19 settembre 2024. “Anch’io – confessa dal canto suo l’amico Federico Carlo Simonelli, già critico d’arte ed ora affermato storico – vo’fare come Gerra”. Ossia? “Collezionare libri e manoscritti, scrivere sparando così come mi viene, frequentare il jet set romano, fare l'attore di tanto in tanto”. Per il giovane storico bresciano non vi sono dubbi: “ Gerra magister vitae”.
L’encliclopedia online Wikipedia definiva fino a pochi giorni fa il nostro Gerra come “dannunzianista”. Un errore che forse non è proprio tale perché – come rileva lo stesso Simonelli – “effettivamente Ferdinando, occupandosi prevalentemente di legionari, si è occupato più dei dannunziani che di d'Annunzio”. Ma per quanto riguarda le osservazioni sulla musica, Gerra (come del resto lo stesso De Felice) fu propenso a ritenere certa l’influenza su d’Annunzio di Luisa Baccara, che era pianista. Lo rileva Claudia Salaris nel suo arcinoto Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume (Il Mulino, Bologna 2002): un’opera che – come osserva ancora Federico Carlo – “ha segnato uno spartiacque nel dibattito storiografico, influenzando parte dei più recenti contributi sull’argomento”.