IL POPOLO

Chiesa

Il venticinquesimo anniversario della dichiarazione "Dominus Iesus", pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta dall'allora cardinale Joseph Ratzinger (poi Papa Benedetto XVI), riafferma la dottrina cattolica tradizionale che proclama Gesù Cristo come unico Salvatore e la necessità di appartenere alla sua Chiesa. La dichiarazione "Dominus Iesus" (in latino: Il Signore Gesù) è stata pubblicata il 6 agosto 2000 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con l'approvazione esplicita di Papa Giovanni Paolo II. Reca questo sottotitolo: "Sull'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa". Questo documento dottrinale ha cercato di riaffermare l'insegnamento tradizionale cattolico di fronte alle tendenze relativistiche.
Il Giubileo dei giovani, recentemente celebrato, mi fa tornare alla mente il discorso che Pio XII tenne ai giovani del Movimento Avanguardia Cattolica Italiana, desiderosi di ascoltare “una parola di norma e di guida dal Padre della Cristianità”. Era il 4 gennaio del 1948. Nell’occasione papa Pacelli si soffermò sulla realtà vivente della Chiesa, che – disse - “è antica, ma anche eternamente giovane; ha una storia inesauribilmente ricca, ma non si perde nella storia; non è mai soltanto passato, ma sempre e in primo luogo presente”... Nel suo discorso il pontefice spese inoltre meditate parole per la gioventù credente, ossia – precisò - la gioventù che ha alti fini, della cui realtà, potenza e valore essa è intimamente convinta”. Proprio ed esattamente la locuzione “gioventù credente” è stata usata in questi giorni dai giornali trentini per ricordare la figura di Giuseppe “Pino” Perini, recentemente scomparso.
Il suo doppio cognome creava qualche confusione nel catalogo bibliografico trentino, confusione che abbiamo contribuito a dissipare. A 70 anni dalla morte di Teilhard de Chardin (1881-1955), dunque, Luciano Benoni Mazzoni – questo il nome dello studioso - lo presenta come un originale apostolo e un profeta del XX secolo. Ne evidenzia quindi – in “Sacerdote del mondo e mistico della materia” - la sua speciale attrazione proprio per la materia, “quella che più tardi – dirà Teilhard – ho chiamato la Santa Materia”, e segnala in particolare un suo scritto – Histoires comme Benson, del 1916 – che lo stesso Teilhard accosta allo spirito apocalittico dello scrittore cattolico Hugues Benson.
La devozione mariana – afferma Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dell’Istituto per le opere di religione – in questo momento è una riabilitazione formidabile della Madre di Cristo, declassata fino a poco tempo fa come discepola”. Ecco, appunto, i segni mariani, i segni della presenza di Maria nel Riminese. Una devozione avviata dai Francescani, la “legenda” di Covignano relativa alla Madonna delle Grazie, le immagini di Maria nelle chiese, nelle cappelle rurali, nelle case, lungo le strade. La Madonna dall’acqua, venerata in cattedrale, e quella della Scala.
Giusto cent’ anni fa il S. Uffizio emanava il decreto con cui Buonaiuti, compagno di studi di Roncalli all’Apollinare, figura di spicco nel modernismo condannato da san Pio X, “veniva dichiarato decaduto con la privazione anche dell’abito ecclesiastico, da tutti i privilegi, anche esteriori del sacerdozio”. Il documento era pubblicato dalla rivista Fede e Ragione con commento del direttore don Paolo de Töth, che ricordava la ostinata ribellione alla Chiesa del Buonaiuti. Qualche tempo fa li presidente dei vescovi italiani, card. Matteo Maria Zuppi, ha celebrato una messa in ricordo di Ernesto Buonaiuti, sacerdote romano, convinto antifascista, scomunicato (e mai riabilitato) per aver voluto rivisitare i primi anni del cristianesimo (e i dogmi) alla luce della ricerca storica.
Oggi, 18 maggio 2025, è stata celebrata in Piazza San Pietro la messa di inizio del pontificato di Leone XIV. Nell'omelia, il Papa ha spiegato che il suo ministero è quello di servire i fedeli nell'amore di Dio, arrivando persino a dare la vita per il gregge. La sua vera autorità è la carità di Cristo. Il Pontefice ha sottolineato la necessità di una Chiesa missionaria che annunci il Vangelo al mondo.
Il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto gli operatori della comunicazione presenti a Roma in occasione della morte di Papa Francesco e l'elezione del 267.mo Successore del Beato Pietro. Un discorso forte e articolato. Li ha ringraziati per il lavoro che hanno e stanno facendo in questo tempo, e ha raccomandato loro - tra l'altro -: "Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana".
In due giorni il Conclave si è chiuso: fumata bianca e Papa a sorpresa. Tutte le previsioni, le anticipazioni, le profezie riesumate per l’occasione, gli oroscopi e le speranze sono andati in frantumi. Solo chiacchiere. Il nuovo Papa è americano, ma un americano anche del mondo latino-americano con passaporto peruviano e radici europee. Un mix perfetto, colto e poliglotta, influente ma non conservatore, progressista ma con juicio. La Chiesa, forse, non poteva far di meglio.
Al momento della chiusura della bara del Santo Padre Francesco è stato inserito un tubo di metallo con all'interno il Rogito, redatto dal maestro delle cerimonie pontifice, che racconta la vita del Papa. Nella bara rivestita in zinco è stato inserito anche un sacchetto con le monete coniate durante il suo pontificato, e, appunto, il documento che racconta vita e opere di Francesco. Il volto del Santo Padre è stato coperto da un velo bianco, simbolo del passaggio alla dimensione spirituale. Sul coperchio della bara una croce e lo stemma pontificio. Papa Francesco è sato posto nella bara con le sue scarpe ortopediche nere consunte, con le quali è sempre comparso in pubblico. Ecco il testo del Rogito in italiano e nell'originale latino.
Curatrice del volume “Il vescovo Giovanni Antonio Farina e il suo Istituto nell’Ottocento veneto”, pubblicato nel 1988 dalle Edizioni di storia e letteratura nella collana “Biblioteca di storia sociale”, suor Albarosa Bassani confessa: “Lo sento come una mia creatura anche se l’ho conosciuto da padre. L’ho tolto dal fango e adesso è nella luce”. Intervistata da Romina Gobbo, l’anziana religiosa parla appunto di Giovanni Antonio Farina (1803-1888), vescovo di Treviso e poi di Vicenza, quindi fondatore della congregazione delle Suore maestre di santa Dorotea – Figlie dei Sacri Cuori