IL POPOLO

Territori

Quarant’anni fa moriva a Grado, sua città natale, Biagio Marin. Lasciando ad altri, più competenti, il compito di delinearne la figura morale e rappresentarne la statura poetica, desidero qui ricordarlo come sincero amico di Riva del Garda. Oltre ad essere amico di Riva, Biagio Marin fu anche cittadino onorario di Abano Terme (come Jair Bolsonaro lo è di Anguillara Veneta, ma forse non ancora per molto). Lo apprendiamo da una scritta apposta a mo’di fascetta editoriale sulla copertina del volume La vose de la sera, edito da Garzanti nel 1985 a cura e con traduzione (a fronte) di Edda Sera.
Il fascino della figura di monsignor Romero, la Chiesa dei poveri, il sogno di una umanità nuova. La speranza nel cambiamento, la polemica contro la Chiesa costantiniana. Non sapevo di avere, a un chilometro da casa, un rappresentante delle comunità di base, dei cristiani per il socialismo, del dissenso cattolico, della teologia della liberazione. Non sapevo della sua lunga storia di credente e militante; mi rimane però il ricordo del suo sorriso e delle sue parole di pace quando lo incrociavo a Ceole, dove abitava.
Dopo l’incontro a Gardone Riviera in occasione di uno di quegli eventi organizzati dal Vittoriale e pubblicizzati con lunghissimi titoli da Giordano Bruno Guerri, suo direttore e presidente, è piacevole ritrovarsi a fare quattro chiacchiere con l’amico Federico Carlo Simonelli, già critico d’arte ed ora assai apprezzato “giovane storico”.
Sollecitato a una sintesi sugli ultimi avvenimenti rilevanti per il partito a livello provinciale, il segretario politico della DC trentina, ingegner Vito Bertè, ben volentieri ricorda gli eventi dell’agosto degasperiano, con la lectio magistralis in primis ma anche la Messa a Sella Valsugana e il momento conviviale con mons. Tommaso Stenico.
Il battesimo il 20 settembre a Bardonecchia con un convegno sul ruolo dei cattolici in politica. L’iniziativa presentata da Giachino, Merlo e Carmagnola. Tra i relatori anche Airaudo, Gay, Zangola, Davico, Leo e Bonsignore. Si confronteranno esperienze diverse, ma tutte con un denominatore comune, quello dell’impegno politico cattolico democratico, cattolico liberale e cristiano sociale.
Salsomaggiore Terme ha visto in questi giorni l’ultimo addio a Stefano Compiani, uno dei fondatori del movimento “SiAmo Salso”. Nella chiesa di San Vitale, per la triste cerimonia, c’erano a dispetto del caldo afoso una gran folla, il sindaco Luca Musile Tanzi con la fascia tricolore, l’anziana madre in sedia a rotelle, Clara Tanzillo col discorso preparato dal movimento e, dulcis in fundo, l’inno dell’Inter, squadra cui Compiani era devoto. Poi ecco, distribuito ai presenti, il “santino” coll’invito del morto a non prendersi troppo sul serio.
Ci sono delle volte – e questa è una – in cui un museo perde un po’ il suo aplomb istituzionale per prendere posizione e, direi quasi, partito. Nell’ambito del progetto “Minore”, iniziativa nazionale dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e del terzo settore, ecco infatti, presso il MAG nella Rocca di Riva del Garda, la mostra “La Gardesana occidentale Gargnano-Riva: una strada-parco in pericolo”. L’esposizione, a carattere piuttosto militante, racconta fino al 14 settembre la storia e la trasformazione del tratto occidentale della Gardesana tra Gargnano e Riva, infrastruttura unica nel suo genere realizzata tra fine Ottocento e metà Novecento come straordinaria integrazione tra paesaggio, ingegneria e mobilità lenta.
Nella Regione Veneto si sta vivendo un momento molto delicato, specie nel partito, la Lega che, dal 2010, ha assunto la guida del governo regionale, dopo che, esaurito il terzo mandato del presidente Zaia, si è aperta la trattativa a destra per la sua successione, che non si annuncia indolore. Credo vada fatta una seria riflessione sulla Lega Veneta, considerato che i cinquantacinque anni della vita regionale sono contrassegnati dai venticinque di egemonia della DC (1970-1995), con l’intervallo della giunta Pupillo (1993-94); il quindicennio infausto di Galan (1995-2010) (quello del: “Il Nordest sono io”), e i quindici anni (2010-2025) del presidente Zaia, tuttora in atto.
Alla vigilia delle ultime elezioni europee, grazie all’intervento di un caro amico, il prof. Pino Nisticò, incontrai il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, l’on. Paolo Barelli, per perorare il progetto di una lista dell’area politica omogena al Partito Popolare Europeo. Netto il rifiuto di Barelli per un accordo con la DC guidata da Cuffaro, fu altrettanto negativa (lui sostenne per questioni di tempo) l’idea di allargare la lista ad alcuni esponenti di area DC e popolare nei collegi elettorali italiani per l’Europa. Si perse, così, una delle occasioni più favorevoli per dar corpo a quell’idea di una sezione italiana del PPE.
Lo zio Francesco Mario si occupava di Giuseppe Mazzini e delle Pasque veronesi. Il babbo Carlo Alberto, magistrato e vera star dei raduni cattolici della tradizione (dove era assai apprezzato relatore), si interessava di Inquisizione vista come “un punto cruciale nella storia della Chiesa”, di framassoneria alla conquista sempre della Chiesa e di educazione sessuale intesa quale “tappa massonica verso l'annientamento dell'uomo”. ... Dal canto suo il figlio di Carlo Alberto, Francesco Agnoli, respirando in famiglia la fede cattolica e il gusto della scrittura, esordì nel 2002 con una riflessione sulla “Filosofia della luce. Dal Big Bang alle cattedrali” per proseguire poi con testi quali “Scienziati, dunque credenti. Come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la scienza sperimentale”. Nei Quaderni di San Giorgio usciva frattanto “La grande illusione”.