Con cadenza frequente e sistematica l’Italia vive la grave situazione causata dagli eventi, alluvioni e frane, che evidenziano il grado di dissesto idrogeologico del Paese in tutta la sua estensione, dalle Alpi alla Sicilia. Un dissesto dalle conseguenze enormi sul piano economico e sociale, all’origine del quale, oltre al cambiamento climatico in atto, concorrono molte responsabilità di noi esseri umani per le nostre azioni e quelle dei responsabili della cosa pubblica ai diversi livelli, per i quali vale sempre l’aforisma di Leo Longanesi, secondo cui: “ L’Italia è un Paese di inaugurazioni e non di manutenzioni”.

Dopo quanto è accaduto negli ultimi tempi e la drammatica situazione che molti comuni dell’Emilia Romagna, Marche e Toscana, stanno vivendo, risulta ormai evidente che ciò che un tempo sembrava saltuario, seppur con frequenza ricorrente, ora si deve prendere atto che trattasi di fenomeno destinato a ripetersi sistematicamente, tale da imporre un cambio di strategia globale, sia in materia di politiche ambientali, urbanistiche e territoriali, che di difesa idrogeologica.

Da direttore generale dell’assessorato alle Opere Pubbliche, Politiche per la casa e Protezione civile di Regione Lombardia (2001-2005), in accordo con alcuni docenti del Politecnico di Milano, ho redatto il PRO.MO.S. (Progetto Montagna Sicura) che, credo, si potrebbe riprendere al servizio del Paese. Se in quarant’anni, i danni di alluvioni e frane sono stati stimati in oltre 50 miliardi, è evidente che il tema non può più essere rinviato, pena il disastro ambientale italiano. Un disastro tanto più grave in un Paese come il nostro, che detiene il primato mondiale di presenza dei beni artistico culturali e che gode di una diffusa e ampia realtà di piccole e medie aziende costituenti il tessuto produttivo vitale dell’Italia.

Credo che, accanto a una nuova politica di approvvigionamento, conservazione e distribuzione dell’acqua, bene primario assoluto, sia da considerare il ruolo strategico della montagna alla quale si deve offrire il massimo sostegno.

La montagna Italiana deve essere considerata non una criticità, ma una risorsa strategica per il Paese. Premessa essenziale è quella di metterla in sicurezza per garantire sicurezza anche agli altri ecosistemi del Paese. Serve, come individuammo nel PRO.MO.S., approfondire la conoscenza dei seguenti temi inerenti alla difesa e alla sostenibilità degli eco sistemi montani:

Ø Necessità di una raccolta organica dei dati a disposizione sull’ambiente montano ed esposizione delle esperienze sinora acquisite, quali ad esempio l’individuazione dei principali temi idrologici e geoidrologici attinenti specificatamente i bacini montani:

  • idrologia delle zone alpine lombarde;
  • portate di piena nei bacini alpini;
  • trasporto solido nei corsi d’acqua nei versanti;
  • fenomeni erosivi;
  • fenomeni franosi e loro correlazione con quelli idrologici;
  • individuazione dei principali temi botanici, forestali, biologici ed ambientali in generale;
  • individuazione dei bacini campione su cui studiare con appositi finanziamenti anche europei;
  • correlazione tra interventi tradizionali e risposta del territorio;
  • proposte di interventi di tipo naturalistico ed avvio di programmate fasi di controllo e di verifica della risposta dei singoli bacini in esame.

Sempre in relazione all’idea progetto PRO.MO.S. si suggerisce di acquisire ed implementare con adeguate azioni di ricerca e sviluppo i seguenti sotto-progetti:

Sottoprogetto 1

Assetto geologico e rischi naturali del territorio

1.  Analisi e mappatura dei rischi naturali (frane, alluvioni, valanghe, sismi);

2.  Analisi delle prevenzioni naturali esistenti (foreste, stato di fiumi e torrenti);

3.  Definizione di linee guida di intervento mirati alla riduzione dei rischi maggiori;

4.  Progetto di reti di monitoraggio geologico e valutazione dei costi;

5.  Progetto di qualche caso pilota di consolidamento geologico e valutazione dei costi;

6.  Definizione di piani di gestione delle emergenze in caso di disastri naturali.

Sottoprogetto 2

Valorizzazione del paesaggio, degli insediamenti rurali e dei beni culturali minori

 

7.  Salvaguardia delle specie animali e dei biotipi vegetali;

8.  Analisi dello stato di conservazione degli insediamenti rurali tipici del territorio;

9.     Analisi dello stato dei servizi esistenti per le popolazioni rurali;

10.  Mappatura dei beni culturali minori di potenziale interesse turistico;

11.  Progetto di consolidamento e recupero del tessuto rurale e dei beni culturali minori

 

Sottoprogetto 3

Accessibilità e sicurezza delle zone di interesse turistico, paesaggistico ed economico

12. Analisi dei sistemi di trasporto esistenti e dell’impatto sul territorio;

13. Analisi delle capacità ricettive e di accoglienza e della loro accessibilità;

14. Definizione di linee guida per lo sviluppo di un sistema di trasporto locale;

15. Progetto di sistemi innovativi di trasporto locale a basso impatto ambientale;

16. Potenziamento di piste ciclabili e percorsi per il tracking compresi tra posti di ristoro.

Sottoprogetto 4

Sviluppo economico e qualità della vita delle popolazioni rurali

17.  Analisi delle potenzialità economiche.

18.  Analisi delle potenzialità turistiche del territorio.

19.  Individuazione delle linee di possibile sviluppo compatibile con l’ambiente.

20.  Mappatura delle strutturali esistenti per le popolazioni locali (case, scuole, asili);

21.  Progetto di interventi per migliorare tali strutture per qualche caso campione.

Sottoprogetto 5

Ripristino del ciclo del legno per l’assetto geologico e lo sviluppo economico

22.  Valutazione dell’interesse geologico, ambientale ed economico del ciclo del legno;

23.  Analisi dello stato attuale, dei possibili margini di sviluppo e dei costi;

24.   Definizione di linee guida per uno sviluppo compatibile con 1’ ambiente ed il territorio,

25.   Progetto di una serie organica di interventi finalizzati al potenziamento del Ciclo del Legno.

 

Progetti e sotto progetti da sviluppare in tutte le realtà montane italiane, allo scopo di attivare azioni coordinate finalizzate a:

  • promuovere la valorizzazione delle risorse naturali utilizzando l’analisi territoriale ambientale per permettere agli enti locali di dotarsi della certificazione territoriale ambientale;
  • incentivare le azioni necessarie per la tracciabilità totale dei prodotti montani e promuovendo forme di divulgazione degli ambienti montani certificati;
  • difendere la tipicità dei prodotti agricoli delle zone montane, in particolare di quelli legati all’allevamento del bestiame, per favorire il mantenimento delle attività agricole nelle zone montane e la conservazione degli ambienti ad esse legati;
  • qualificare i prodotti della selvicoltura, secondo i principi della eco-certificazione, per dare un vantaggio competitivo ai prodotti delle foreste montane italiane, gestite secondo tecniche selvicolturali vicine alla natura;
  • mettere in atto azioni decise di rinaturalizzazione dei torrenti e dei fiumi alpini, in particolare garantendo adeguati spazi ai loro alvei e sufficienti aree di espansione in caso di piena;
  • riconoscere la multifunzionalità delle aziende agricole di montagna, mettendo in atto azioni concrete di coinvolgimento degli agricoltori nella manutenzione del territorio secondo la positiva esperienza dei “presidi agricoli”;
  • sostenere l’associazionismo forestale come strumento cardine per la gestione dei boschi privati, parte della foresta italiana finora più trascurata e che tanta parte potrebbe avere nel rilancio delle attività forestali nel Paese;
  • sostenere la meccanizzazione delle attività forestali favorendo l’impiego delle tecnologie più avanzate ed aprendo finalmente la foresta italiana all’innovazione tecnologica per abbattere i costi di utilizzazione e favorire una coltivazione diffusa dei boschi delle aree montane;
  • favorire l’utilizzo del legno nell’edilizia, con azioni specifiche a favore delle abitazioni in legno, anche al fine di passivizzare la CO2;
  • incentivare l’uso energetico del legno, soprattutto per la produzione di energia termica a piccola e media scala, favorendo processi di filiera a scala locale;
  • valorizzare le altre fonti rinnovabili di energia, abbondanti nelle zone montane, puntando ad istituire “carbon-free areas”, aree pilota in cui le comunità locali si svincolano completamente dall’uso di fonti fossili, lasciando in loco tutta la ricchezza legata alla produzione ed alla distribuzione dell’energia.

Ettore Bonalberti