di  Gerardi e Trabuio

     

Premessa

 

L' Economia è retta da due Paradigmi economici fondamentali (tertium non datur) i quali sono stati esplicitati, per la prima volta, da World-Lab, assieme alle Modalità economiche in cui si declinano (vedi La Dignità delle Nazioni, Amazon Giugno 2015, in IT, EN, FR, SP, RU).

Questo sviluppo della Scienza economica consente di evidenziare le strutture dei principali sistemi economici rendendole accessibili al largo pubblico di chi si occupa di politica e, conseguentemente, di aspetti sociali.

Questi spesso non hanno una chiara visione della correlazione intercorrente fra la struttura del sistema economico e gli effetti sociali che da questa dipendono.

Il che spiega come mai le politiche proposte sono quasi sempre orientate a ridurre gli effetti negativi presenti nel sistema a cui sono rivolte, senza cercare di modificare le cause dalle quali questi sono ampiamente influenzati.

D'altronde, senza una visione strutturale del sistema economico (cosa di competenza della Scienza economica, quella vera), risulta difficile identificare il modello da privilegiare in quanto scevro dagli effetti indesiderati (cosa di competenza della Politica, quella vera) nonché intravvedere le Prassi da seguire per realizzare un tale sistema (cosa di competenza degli esperti sociali).

I due Paradigmi economici fondamentali e loro Modalità economiche

Eteronomia

Produzione, generalmente attuata in ambito concorrenziale, destinata a Terzi:

  • solvibili (Mercato)
  • resi solvibili (Filantropia: assistenza pubblica e privata)
  • solvibili in natura (Baratti, oggi generalmente multilaterali)

Autonomia

Auto-produzione da parte di collettività, Pubbliche (ai diversi livelli amministrativi) e Private (uni-famigliari, multi-famigliari e loro aggregazioni).

ESEMPI

Si riportano, qui di seguito, quattro esempi, necessariamente stereotipati, di Sistemi economici allo scopo di evidenziare i Paradigmi economici e rispettive Modalità economiche prevalenti nei diversi casi, esaminando i principali effetti sociali che ne derivano.

Nulla di nuovo, si dirà, che non si possa già constatare da una semplice osservazione condotta indipendentemente dai menzionati Paradigmi e relative Modalità economiche.

Ma, come si vedrà, il nuovo modo schematico di guardare ai detti sistemi economici potrà suggerire una via, rimasta ad oggi inesplorata, che può condurre ad un sistema conforme ai principi cristiani, una Economia cristiana la quale, nonostante l'esistenza di una Dottrina Sociale della Chiesa, che trova origine nell'enciclica Rerum novarum promulgata nel lontano 1891 da Leone XIII...non ha mai preso forma! Anzi, ce ne stiamo sempre più allontanando.

Ci dev'essere un “problemino”, a cui cercheremo di dare, qui di seguito, una soluzione (basata su una Prassi ...sperimentabile!): é l'obiettivo di questa breve nota.

In termini generali, un tale modo schematico di esaminare i sistemi economici nelle loro diversità potrà, oltretutto, mostrare che tale via non è poi così “fanta-economica”, o utopica, come percepita finora, soprattutto ad opera del martellante slogan, ben noto con l'acronimo TINA (There Is No Alternative) secondo il quale il sistema occidentale oggi trionfante non ha alternative (sottinteso: “praticabili”, aggettivo non menzionato per scoraggiare ricerche in tal senso) il che, per quanto assurdo possa sembrare, ha costituito, al livello della ricerca scientifica, un freno fortemente inibitore.

In effetti oggi gli articoli degli economisti più in voga sono sempre più caratterizzati da quella che Keynes definiva “ciarlataneria matematica” dando per scontato che l'Economia equivalga al Mercato, e nessuna attenzione è rivolta alla struttura del sistema. Il che spiega anche la pochezza dei programmi politici rivolti essenzialmente a ridurre gli effetti negativi del sistema senza minimamente cercare di contrastare le cause (salari troppo bassi? mettiamo un salario minimo! Poche nascite? Mettiamo più asili-nido! Troppi danni all'ambiente dovuti alla “crescita”? Puntiamo sulla decrescita... felice!).

Per quanto riguarda gli esempi illustrativi, teniamo presente che alla base di ogni sistema economico vi è una “visione del mondo” che favorisce la sua nascita e alimenta la sua crescita.

Negli esempi qui riportati, che pur essendo estremamente stereotipati non inficiano l'obiettivo chiarificatore qui perseguito ed anzi ne facilitano il perseguimento, iniziamo con due sistemi fondati su una “visione del mondo” ateo-materialista: il Collettivismo, oramai quasi estinto, e il Capitalismo neoliberista oggi “trionfante” anche se apparentemente in fase terminale data la sua sempre più evidente non-sostenibilità sia sociale che ambientale. 

 

ECONOMIA COLLETTIVISTA

 

Questo sistema economico, oggi quasi scomparso, visto sotto l'aspetto dei Paradigmi economici fondamentali, non solo poggia prevalentemente sul Paradigma dell'Autonomia, ma addirittura... si “fonde” con esso e, di fatto, seppur maldestramente, lo incarna.

Con il risultato, in termini di effetti sociali, che l'inattività involontaria, di cui la disoccupazione fa parte, viene radicalmente azzerata (assieme, sia detto per inciso... a quella volontaria!).

Per quanto riguarda le Modalità economiche del Paradigma, esso privilegia in maniera “estrema”, totalizzante, l'auto-produzione delle Collettività pubbliche.

E, anche se apparentemente non ne inibisce alcun'altra, in realtà vieta l'auto-produzione delle Collettività private multi-famigliari (le Mutue) e tollera, per motivi di forza maggiore, l'auto-produzione delle Collettività private uni-famigliari (difficilmente si può impedire a una famiglia ogni attività auto-produttiva).

Aggiungiamo, per completezza (ma qui siamo nelle infime eccezioni, che poco contano nella presente trattazione) che perfino la presenza di alcune Modalità economiche del Paradigma dell'Eteronomia devono essere forzatamente tollerate nell'Economia Collettivista (difficilmente si può impedire, ad esempio, a chi ha raccolto una abbondante quantità di funghi, di andare a vendere l'eccedenza a terzi nella piazza del villaggio).

Aspetti sociali

Da un punto di vista cristiano, ma non solo, l'inconveniente più difficilmente sopportabile è costituito dalla soppressione dell'iniziativa privata, una caratteristica intimamente legata alla natura umana.

Questo inconveniente è stato qualificato addirittura di errore antropologico” del Collettivismo da Papa Giovanni-Paolo II.

 

ECONOMIA OCCIDENTALE

Questo sistema economico, neoliberista, nel quale viviamo, generalmente ritenuto come espressione di una “visione del mondo” di tipo giudaico-cristiano (a nostro avviso con poco di cristiano ed anzi anch'esso, più propriamente, ateo-materialista), ben diversamente rispetto al sistema Collettivista visto precedentemente, poggia essenzialmente, se non esclusivamente, sul Paradigma dell'Eteronomia, collocandosi quindi ai suoi antipodi.

Le Modalità economiche in esso dominanti sono dunque costituite dal Mercato (sempre più mondializzato e finanziarizzato, occupato da grandi imprese multinazionali) la cui offerta è sostenuta da una domanda solvibile, il quale si porta dietro necessariamente, a causa dei danni sociali che provoca, una Filantropia assistenziale (pubblica e privata) dedita alla creazione di una domanda “resa solvibile”, e genera anche, a causa di una difficoltà d'accesso alla moneta circolante, la nascita di qualche rara forma di “baratto multilaterale”, in cui circola una moneta interna, nell'ambito della quale l'offerta è al servizio di una domanda solvibile “in natura” (vedi Sardex, Venetex ecc.).

Per quanto riguarda le Modalità economiche del Paradigma dell'Autonomia, permangono necessariamente quelle pubbliche dedite alla gestione dei servizi collettivi (seppur soggette ad una continua erosione attraverso l'attivazione di numerose esternalizzazioni), ma l'auto-produzione di collettività private è oramai ridotta all'osso, sia con riferimento a quella uni-famigliare che a quella cooperativa (Mutue).

Aspetti sociali

I principali inconvenienti di questo sistema economico, che tutti noi tocchiamo con mano, direttamente o indirettamente, nella vita di tutti i giorni, sono costituiti,

a) sul piano sociale, da :

  • elevati tassi di disoccupazione e di numerose altre forme di inattività involontaria
  • remunerazioni troppo basse che rendono poveri anche quelli che lavorano (working poor)
  • lavoro saltuario ed insicuro che impedisce l'accesso al credito alle giovani famiglie (da cui una comprensibile bassa natalità)

b) sul piano ambientale le devastazioni che possono essere fatte risalire al sistema capitalista degenerato attuale, anche se non è la sola causa, sono troppe e ben note per essere qui elencate.

Le grandi differenze di ricchezza rendono addirittura scandaloso il sistema socioeconomico oggi dominante.

Da un punto di vista cristiano, ma non solo, gli inconvenienti di un tale sistema economico e di quello sociale che ne deriva, risultano sicuramente assai lontani rispetto a quanto auspicato dall'ecologia integrale, il principio-guida dell' Economia cristiana, risultando perciò alquanto deleteri sia per l'umanità che per il suo habitat.

 

ECONOMIA ISLAMICA

In questo sistema economico il Paradigma dell' Eteronomia è molto contenuto.

E la finanza islamica gioca un ruolo importante in tal senso.

Le grandi industrie essenziali certo non mancano, ma la caratteristica che salta all'occhio è che il Paradigma dell'Eteronomia è essenzialmente rappresentato dal  piccolo artigianato locale.

Ciò che più caratterizza l'economia islamica è dunque il fatto che il Paradigma dell'Autonomia è

ampiamente presente e addirittura prevalente.

Per quanto riguarda poi le sue Modalità economiche, oltre all'auto-produzione delle collettività pubbliche, che non può mancare in nessun sistema economico in quanto gestisce i servizi collettivi (per loro natura indivisibili, erogati gratuitamente e finanziati con la fiscalità), quella che risulta di gran lunga la più importante è costituita dall'auto-produzione delle collettività private, in particolare la variante uni-famigliare e multi-attività.

Basti pensare che circa la metà della forza-lavoro totale, quella femminile nella fattispecie, opera in tale contesto.

Il sistema socioeconomico islamico (quantomeno lo stereotipo qui in questione) risulta, sostanzialmente, in armonia con la “visione del mondo” alla sua base (decisamente religiosa, nella fattispecie), ed è quindi difficilmente applicabile in altri contesti.

Il che implica che, per una sua eventuale diffusione, prima deve arrivare l'Islam (storicamente con l'espansione bellica e oggi con l'immigrazione), e poi il sistema economico e sociale che gli corrisponde.

Sul piano sociale (sempre a livello teorico) vige una relativa uguaglianza e l'accesso al lavoro è grandemente generalizzato.

Chi ha voglia di lavorare non avrà difficoltà a trovare un lavoro, il che contribuisce ad una elevata coesione sociale: la gente che dorme sui marciapiedi, come nelle “democrazie” ateo-materialiste occidentali (soprattutto in quelle auto-definitesi esemplari, come gli USA) non fa parte del panorama.

Il denaro, quanto ad esso, ha essenzialmente una funzione di mezzo di scambio.

 

Aspetti sociali

Da un punto di vista cristiano, ma non solo, confinare la metà (femminile) della popolazione attiva fra le mura domestiche può apparire come una grande forzatura.

Sembra però che donne europee trasferitesi in Paesi islamici abbiano considerato questa situazione femminile, che consente di evitare lavori subordinati in fabbriche o in altri ambiti produttivi stressanti, come...un privilegio!

Di tutta evidenza la “visione del mondo” ha una importanza fondamentale nella formazione di un sistema economico.

 

ECONOMIA CRISTIANA

 

In termini di struttura, intesa come chi (Modalità economica) gestisce cosa (beni e servizi) e in che misura, l'Economia cristiana si presenta come una forma intermedia rispetto a quelle dei due sistemi economici “ estremi”, fondati su una visione del mondo ateo-materialista, costituiti dal Collettivismo (oramai pressoché estinto, nel quale la gestione di quasi tutti i beni e servizi era affidata alla Modalità pubblica dell'Autonomia) e dal neo-liberismo occidentale (ancora assai diffuso ma, apparentemente, in fase terminale data la sua evidente non-sostenibilità, nel quale il Paradigma dell'Eteronomia, attraverso il Mercato, occupa quanto possibile andando ad erodere perfino parte dei servizi collettivi).

Ad oggi, in termini di struttura di un sistema economico, quella fra i due estremi è la scelta teorica che viene offerta dagli economisti più influenti, che sono (o si fingono) prigionieri del dualismo marxiano “farlocco” costituito dalla proprietà, pubblica o privata, dei“mezzi di produzione, allo scopo di additare alla pubblica opinione la proprietà pubblica come “spauracchio” descrivendola come la “madre di ogni inefficienza” e, conseguentemente, consigliando i politici di turno alla più “draconiana” privatizzazione: avanti così, miei “prodi”.

La struttura dell'Economia cristiana (ancor oggi situata nel platonico “mondo delle idee”, da cui però può uscire...) presenterà invece, come vedremo, una notevole similarità rispetto all'Economia islamica (quantomeno nello stereotipo qui considerato), nel senso che, in entrambe, il ruolo dei due Paradigmi economici è sostanzialmente equilibrato.

Questo fa sì che la piena attività permanente e la libera iniziativa privata possano coesistere mentre nei sistemi estremi visti precedentemente esse risultano incompatibili e la scelta dell'una implica la totale eliminazione dell'altra.

Il che sembra suggerire che le “visioni del mondo” di tipo religioso affiancando al Paradigma dell'Eteronomia, in cui regna la competizione (e vige la legge del più forte, la cosiddetta “legge della giungla”), una componente del Paradigma dell'Autonomia retto dalla solidarietà mutualistica (l'altra, e forse più importante, legge della giungla), come caldeggiato dalla Rerum novarum di Leone XIII, sono più attente all'antropologia umana rispetto alle ideologie di stampo ateo-materialista.

Struttura

Ciò che caratterizza, in termini di struttura, l'Economia cristiana, di cui qui suggeriamo la “facile “nascita e di cui prevediamo un “rapido ed ampio” sviluppo, consiste non solo nell' importante ruolo del Paradigma dell'Autonomia (fondato sulla solidarietà reciproca), il che non stupisce data la “visione del mondo” religiosa, attenta all'antropologia umana, alla sua base, né la  presenza della Modalità dell'auto-produzione privata (che l'accomuna all'Economia islamica), bensì la presenza di una sua variante inedita costituita dall'auto-produzione multi-famigliare e multi-attività attuata da una cooperativa di auto-produzione (Mutua) variamente denominata (che qui denominiamo, provvisoriamente, Convivio).

Potrà stupire il fatto che nell'ambito delle iniziative locali, un “universo” vario ed in costante fermento auto-denominatosi “altraeconomia”, ci sia ancora qualcosa di inedito, soprattutto nel contesto dell'auto-produzione (una pratica economica considerata arcaica ed obsoleta).

Ma non va dimenticato che i fautori dello status-quo sono riusciti a far credere che l'Economia e l'Eteronomia (Paradigma mai nominato, né tantomeno esplicitato, in quanto rischierebbe di suggerire l'esistenza del suo contrario) siano sinonimi.

E questo, su scala mondiale.

Basti pensare che nell'ambito del Sistema di contabilità nazionale dell'ONU, il quadro di riferimento delle statistiche alla base dei modelli econometrici utilizzati come supporto alle decisioni politiche, è stato adottato un approccio fondato sui Settori Istituzionali in cui ogni Unità istituzionale che ne fa parte destina la propria produzione, dietro pagamento monetario, ad altre Unità istituzionali e l'attività del Settore Famiglie è costituita dal... consumo (nonostante il fatto che l'auto-produzione domestica dia sostentamento alla gran parte della popolazione mondiale). E poi certi commentatori economici si stupiscono che in alcuni Paesi la gente possa vivere con una manciata di dollari al mese (generalmente utilizzati dal capofamiglia per comprarsi le sigarette).

Una Mutua andrebbe dunque considerata una Unità del Settore delle imprese (Società e quasi-Società) che destina la propria produzione, come ogni altra impresa operante sul mercato, ad Unità “terze” del Settore Famiglie (poco importa se i consumatori sono anche titolari dell'impresa).

Eppure, lo scopo, dichiarato esplicitamente, della classificazione degli operatori economici dell'ONU consiste nel raggruppare soggetti aventi un comportamento economico analogo (converrebbe stendere un velo pietoso su tali obbrobri intellettuali, se ciò non comportasse inconvenienti, voluti, a livello del bene comune).

 

Il Convivio

Nonostante la tendenziosa logica classificatoria menzionata mirante a far sparire, quantomeno dal contesto statistico, ogni forma di auto-produzione, ed in particolare quella multi-famigliare che è quella che qui più interessa, considerata una temibile espressione del Paradigma, innominabile, dell'Autonomia (quella uni-famigliare, facilmente classificabile nel folclore, essendo sempre stata considerata innocua), resta il fatto che nella realtà, sebbene alcune mutue di tipo previdenziale siano state effettivamente fagocitate da colossi assicurativi dell'Eteronomia, altre non solo hanno resistito (ad esempio le cooperative di consumo, denominate Famiglie cooperative, inizialmente fondate da Don Guetti in Trentino), ma altre sono nate recentemente, sia negli USA che in Europa ed anche in Italia (Bologna, Ravenna).

Altre mutue, cioè soggetti del Paradigma “sacrilego” dell'Autonomia, oggi prendono forma anche in ambito agricolo.

Ma, nonostante questi casi, positivi ma sporadici, appare alquanto evidente che, senza una radicale innovazione, il Paradigma dell'Autonomia non potrà avere un ruolo determinante nella modifica dell' attuale struttura dei sistemi economici, neo-liberisti, occidentali.

 

Le vie dell'innovazione

Il grande stuolo di intellettuali al servizio dei fautori-beneficiari dello status-quo, hanno da tempo preparato e diffuso due grandi “trappole” miranti ad evitare che qualche idea pericolosa, in grado di intaccare in profondità i vantaggi dei mandanti-beneficiari, faccia la sua apparizione.

La prima “trappolona”, che chiameremo il “piccolo sentiero nel bosco”, consiste nel far passare l'idea che “per cambiare il mondo è necessario cambiare sé stessi” (“sii tu, per primo, il cambiamento che auspichi”).

Non ci vuole molto per capire che un tale “piccolo sentiero” è alquanto impervio e non è facile convincere la gente ad incamminarsi alacremente in esso.

Chi intende farsi guida dei potenziali volontari rischia di smarrirsi con essi nel bosco, con buona pace del cambiamento.

 La seconda “trappolona”, che chiameremo “grande via”, consiste nel far passare l'idea che chi vuole “un mondo diverso” non ha che da descriverlo e poi proporlo al vaglio elettorale contando sul consenso dei presunti beneficiari, i quali non hanno che da mettere una crocetta sul simbolo del partito proponente e, in caso di successo elettorale, la cosa è fatta.

Ovviamente i fautori dello status-quo indirizzano gli scontenti nel terreno di scontro dove sanno di poter avere la meglio disponendo dei mezzi necessari per sbarrare la strada a chi, fiduciosamente, la imbocca.

D’altronde oramai è sempre più evidente che, se si potesse “cambiare il mondo” in tal modo, le elezioni non sarebbero nemmeno concesse e comunque, in caso i risultati fossero sgraditi ai poteri forti, questi verrebbero annullati.

La via mediana

Per fortuna, oltre alle due vie impraticabili caldamente consigliate, non a caso, dai fautori-beneficiari dello status-quo, ce n'è anche una percorribile la quale, a giudicare dallo sforzo dispiegato dai poteri forti per occultarla, si annuncia assai promettente.

Vediamo meglio.

Si tratta di una “grande via”, politica come quella appena descritta, che però non punta su un “uomo nuovo”.

E quindi, a differenza di essa, risulta sgombra da ostacoli e, rivolgendosi all' uomo “così com'è”, perfino in discesa.

In effetti, chi la intraprende non chiede consenso su base di  “promesse” alle quali, per comprovata esperienza, sempre meno elettori credono ma, al contrario, punta su un consenso meritato in quanto offre direttamente al suo elettorato potenziale, ciò che questo chiede, un minimo che spesso gli è, assurdamente, negato.

Ma qui, almeno apparentemente, “casca l'asino” in quanto sorge spontanea una

domanda cruciale: com'è possibile offrire qualcosa prima di avere il consenso, cioè prima di entrare nella “stanza dei bottoni”?

Risposta: offrendo qualcosa per cui non è necessario entrare nella “stanza dei bottoni”.

E cioè l'idea-progetto, già esistente, di Convivio (la menzionata Cooperativa di auto-produzione multi-attività) per la realizzazione e diffusione (capillare, rapida e simultanea) della quale sul territorio, il potere politico... non serve!

E il cui risultato è la piena attività permanente (formazione-lavoro-reddito per chiunque lo desideri) e un avvio verso la sostenibilità ambientale derivante da un nuovo rilancio della localizzazione di molte attività, a cominciare da quelle dell'agroalimentare.

Obiezione: come è possibile che la gente dia il suo consenso sulla base di una idea-progetto, per quanto promettente?

Risposta: se l'idea-progetto è inserita in un programma politico, prima di una sua realizzazione dimostrativa probante, potrà essere certamente vista come una promessa fra tante altre.

Con la grande differenza che questo punto del programma è

  • l'unico ad essere attuabile indipendentemente dal risultato elettorale (fosse anche nullo!) e
  • la sua realizzazione e il suo successo dipendono … dagli stessi beneficiari!

Se ciò non bastasse, si consideri che il Convivio, il quale nelle realizzazioni locali, offrendo a chiunque lo desideri formazione-lavoro-reddito potrà essere denominato Ateneo Parrocchiale di Arti e Mestieri (dove il termine parrocchiale serve giusto per dare una dimensione territoriale e non implica, né potrebbe, un coinvolgimento della Parrocchia), viene proposto da un soggetto non-profit Patrocinatore (ad esempio un Partito, che procura fra i suoi simpatizzanti le risorse umane, cioè i soci produttori e/o consumatori che vanno a comporre la base societaria) convenzionato con un soggetto for-profit Attuatore, che procura le risorse materiali, cioè i mezzi di produzione, offrendo servizi agli investitori, privati e pubblici, proprietari dei detti mezzi dati in affitto alla cooperativa.

Ebbene, sarà cura di questi due soggetti rendersi credibili presso i vari stakeholder e dar avvio ad una prima realizzazione locale del Convivio, la quale data la natura standard del progetto potrà essere considerata un “prototipo” destinato ad essere riprodotto ovunque richiesto.

Si tenga altresì presente che il Convivio è stato concepito per avere la massima potenzialità di diffusione essendo:

  • standard (importante nella governance)
  • economicamente viabile (non necessita di fondi pubblici a fondo perduto)
  • non necessita (diversamente dalle start-up eteronome) di innovazione (né di prodotto, né di processo produttivo)

Per tutti questi motivi suggeriamo ad eventuali Partiti politici che intendono realizzare una Economia cristiana di adottare, come primo punto caratterizzante del loro programma, il loro Patrocinio (come impegno non è granché) alla diffusione capillare degli Atenei Parrocchiali di Arti e Mestieri con l'obiettivo di fare della loro presenza sul piano socio-economico la nuova normalità.

Si noti, infine, che in questi questi Atenei ha luogo una trasmissione inter-generazionale dei saperi  attraverso l'attività lavorativa (imparare lavorando) nella quale soci senior, con un ruolo di formatori-tutori, trasmettono il loro sapere ai loro soci apprendisti.

L'Ateneo Parrocchiale ha, dunque, anche una funzione di socializzazione, importante in questa epoca di dilagante, e provocata, atomizzazione sociale.

Non è certo questa la sede adatta per descrivere l'Economia cristiana, anche ammesso che vi sia un'unica variante.

Ciò che importa in quest'ambito consiste

a) nell'elencare alcuni inconvenienti importanti del sistema attuale, per cui risulta insostenibile sia sul piano ambientale che sociale, dal quale vorremmo uscire al più presto

b) nell'individuare l'inedita via d'uscita, cosa resa possibile ed evidente, grazie all'avvenuta formulazione dei due Paradigmi economici fondamentali e loro declinazioni in Modalità economiche

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L'E.C. diversamente da quella islamica, si presta ad una evangelizzazione (non è poco)