di Paolo Maddalena
Ho letto con molto interesse l’articolo sulla Economia Cristiana, che mi sembra poggi sul fondamentale concetto della mutualità. Ovviamente non posso che aderire a questa proposta. Tuttavia, a mio sommesso avviso, ce n’è anche un’altra che potrebbe affiancarla e coprire così l’intero settore della struttura economica. Si tratta semplicemente di attuare i principi fondamentali in tema di economia sanciti dagli articoli 2, 3, 41, 42, 43 e 118, della vigente Costituzione.
Infatti ,in base all’art. 2, la tutela dei diritti dell’uomo, riguarda quest’ultimo sotto due aspetti diversi: sia come “singolo”, e sia come parte della Comunità, imponendo peraltro l’adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà, politica, economica e sociale”. E, poiché in economia si parla di “scambio” di beni o servizi, e cioè di diritti di appartenenza su singoli oggetti, da parte di cittadini privati, singoli o associati, oppure da parte di tutti i cittadini e cioè del popolo, (le cooperative, ad esempio), la costituzione, all’art. 42 Cost., prevede, corrispondentemente, il principio fondamentale della distinzione della proprietà del singolo e della proprietà di tutti, disponendo che “la proprietà è pubblica (cioè del Popolo, come subito affermò M. S. Giannini) o privata”. In sostanza, il cittadino, come singolo o associato ad altri cittadini, fruisce della proprietà privata, mentre, come parte del Popolo fruisce della proprietà pubblica.
Quest’ultima, ovviamente, viene gestite attraverso Aziende pubbliche, le quali hanno il grande vantaggio di essere parte dello Stato, di non dover fare concorrenza, e pertanto di essere in grado di mantenere salari che consentono al “lavoratore e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa”( art. 36 Cost,), e infine non possono fallire. Si deve a loro il miracolo economico degli anni Sessanta.
Ma purtroppo nel 1992 sono state privatizzate, l’ENI, l’ENEL, l’INA e L’IRI con mille aziende quasi tutte in attivo e seicentomila dipendenti. A queste sono seguite centinaia di altre privatizzazioni. Si pensi che oltre la metà delle entrate del bilancio statale era costituito dai profitti di dette Aziende. Si è prodotta in tal modo una economia solo privata, con la conseguenza della dissoluzione del diritto.
Dunque, fondamentale è la tutela della proprietà pubblica, la quale peraltro si manifesta anche nei “limiti” sulla proprietà privata, come precisano il secondo comma dell’articolo 42, secondo il quale “la legge ( e cioè il popolo attraverso i suoi rappresentanti) “riconosce e garantisce la proprietà privata determinandone …. i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale”, e il primo comma dell’articolo 41 Cost. secondo il quale “l’iniziativa economica privata è libera. Non può essere in contrasto con l’utilità sociale o svolgersi in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.
Come si nota, la Costituzione fa salvi i diritti fondamentali dell’uomo, peraltro ribadendo all’articolo 3 che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacolo di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedisce il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Per di più il quarto comma dell’articolo 118 sancisce che i cittadini singoli o associati possono svolgere attività di interesse generale secondo il principio di sussidiarietà”. In parole povere possono ricorrere al giudice per far valere la proprietà pubblica del popolo mediante una azione popolare.
A mio avviso, se si tiene conto che la Costituzione “è legge fondamentale dello Stato “, come si legge nella XVIII disposizione finale e transitoria della Costituzione, non dovrebbero esserci ostacoli a ricorrere contro le micidiali privatizzazioni con ricorso al giudice e conseguente rimessione degli atti alla Corte costituzionale. In tal modo si otterrebbe il ripristino di un sistema economico pienamente cristiano. Quanto scritto è la sintesi estrema del mio libro “Il territorio bene comune degli Italiani ” pubblicato oltre undici anni fa e ripubblicato a maggio 2025.