Il tema principale del XX Congresso della DC a Roma, il 6 e 7 maggio prossimi riguarderà l’impegno per un’Unione Europea che promuova pace, solidarietà e sviluppo, collaborando con la famiglia politica del Partito Popolare Europeo.

Non v’è dubbio che la situazione dei paesi europei e in generale del mondo intero richieda un impegno per raggiungere i tre obiettivi evidenziati.

L’aggressione russa a uno stato indipendente già motiverebbe interventi armati di singoli stati membri dell’ONU per contrastarla, gli squilibri delle condizioni di vita tra paesi che muovono sempre più uomini e donne a migrare dai loro paesi poveri verso quelli ricchi, i limiti posti dai vincoli ambientali alla continuazione di modelli di sviluppo che depauperano le risorse e alterano la qualità dell’ambiente meritano tutto il nostro impegno per scelte politiche appropriate nazionali, europee e globali e il Congresso vuole porre le basi per proposte politiche soprattutto in vista delle elezioni del Parlamento Europeo del prossimo anno.

Tale impegno non significa automaticamente sostegno alle politiche attuali dell’Unione Europea, che certamente ha fatto passi avanti nel darsi una comune politica di difesa dalle aggressioni armate, collaborando con l’Alleanza Atlantica, nel orientare in direzione di maggiore tutela dell’ambiente le politiche industriali, ma che appare ferma nelle politiche di solidarietà con i paesi poveri e utilizza principi generali di libera circolazione delle persone per imporre concezioni della famiglia che in Europa non sono condivise da chi si ispira all’umanesimo cristiano.

Purtroppo il dibattito sui movimenti migratori si è ridotto in Italia, come negli altri paesi europei, a considerare le modalità più opportune e giuste di accoglienza di chi cerca di immigrare senza il rispetto delle norme che regolano l’immigrazione, sottolineando come diritto la facoltà di spostarsi da uno stato all’altro.

Alcuni decenni fa l’enciclica di Papa Paolo VI “Populorum progressio” segnò il culmine dell’impegno anche dei cattolici per correggere gli squilibri tra paesi nelle opportunità di una buona qualità della vita. Ora il “diritto a non emigrare” è citato da Papa Francesco, ma viene taciuto dagli altri a favore del “diritto di immigrare”, come se la spinta all’emigrazione non derivasse da ingiuste disuguaglianze tra paesi, dalle quali i paesi ricchi traggono vantaggi, dalle quali le élite dei paesi poveri traggono risorse per armamenti e consumi di lusso da importare per loro.

I paesi ricchi non sanno più generare figli, specie per lavori scomodi, e perciò sottolineano l’accoglienza di chi vuole emigrare anziché il loro diritto a vivere degnamente nel proprio paese, lavandosi i paesi ricchi così la coscienza per le condizioni di vita dei più poveri dei paesi poveri, privi anche delle risorse culturali ed economiche per emigrare.

Ma anche l’uso che l’Unione Europea fa del principio della libera circolazione per imporre concezioni non condivise della famiglia merita l’attenzione della DC e di essa nel PPE. Si è usato il principio della libera concorrenza per imporre regole uniformanti che penalizzano lo sviluppo di aree svantaggiate, eccedendo in divieti di sostegno e in normative micraniose.

Ora si ripete l’utilizzo di un principio giusto per rendere inattivo un altro principio giusto, quello dell’autonomia di ogni paese nel configurare la legislazione attinente alla famiglia e alla vita umana.

E’ il caso delle norme sulla filiazione o dei ricorsi contro quegli stati che non condividono l’ideologia gender e vogliono rispettare il diritto dei genitori a educare i figli secondo i loro principi, specie quando le implicazioni sono di natura etica.

O è ancora il caso delle sanzioni minacciate agli stati che vogliono porre limiti e divieti al presunto “diritto di aborto”.

Paesi come l’Ungheria e la Polonia, che hanno democraticamente introdotto norme di tutela della vita umana e della famiglia fondata su uomo e donna, sono sotto attacco da parte della UE, PPE purtroppo consenziente.

La DC non può dimenticare il principio di sussidiarietà che nei trattati europei riconosce autonomia dei singoli paesi sulle questioni di etica, specie su temi controversi della famiglia e della tutela della vita umana, smascherando il tentativo di toglierla in nome della libera circolazione delle persone tra paesi.

Renzo Gubert

Presidente del Consiglio nazionale della DC