Se è vero che le narrazioni e le storie acquistano per ogni lettore una dimensione emozionale autonoma, tuttavia il loro successo è sempre in buona parte legato ai virtuosismi del narratore.

Confesso di essermi sentito tra i più fortunati nel poter gustare gli intrecci tragicomici di una saga che spesso ci ha fatto dimenticare la tristezza cosmica da cui siamo stati circondati in questa terrificante stagione pandemica, che ancora non ci vuole lasciare in pace.

Grande è perciò in me la gratitudine per aver potuto dilettarmi di così tante preziose chicche letterarie, non avendo trovato testo migliore dove gli eventi narrati siano così vivificati in tutto il florilegio di sfumature di cui può essere capace la mente umana.   

Narrati con la magnificenza di chi sa appassionare il lettore con l'abilità di una personale filigrana satirica, fino a far sprigionare gli ambiti più remoti dell'emozione e della tenerezza, il proscenio è quello che trova linfa vitale nella saga infinita tra eredi naturali e presunti, che oramai ciascuno di noi conosce a menadito.

Una "Storia infinita" che per più di due anni ci ha tenuti con il fiato sospeso: tale è stata l'imprevedibilità della trama, ed il suo dipanarsi nelle direzioni più impensate, sempre appassionante e intrisa di saggezza ed ironia, ha soverchiato, sovente, le nostre migliori intelligenze per le mosse fulminee dei vulcanici protagonisti, tradotte in realtà fenomeniche capaci di farsi beffa della più fervida fantasia, tra giubilanti apoteosi e partenogenesi incontrollate che hanno afflitto e defatigato il partito da quando si è concluso, nella piena conformità allo Statuto, il XIX Congresso della DC.

Ora però comincia a profilarsi un recupero di consapevolezza che questo bailamme di tante apparenti identità (che ci fa venire in mente Hydra, serpente mitologico acquatico dell'antica Grecia, che viveva nella palude di Lerna, dalle sette teste, con la peculiarità che, se tagliate, ricrescevano) non può acconciarsi con le competizioni politiche, a meno di non voler rischiare di tradurre in farsa elettorale la bella e appassionante "Storia infinita" che migliore espressione non poteva trovare in quella magnificente foggia narrativa.

Ora pare arrivato il momento nel quale è precipuo guardare avanti con più fiducia, augurandoci che dagli errori si traggano,da parte di tutti, le giuste lezioni per non replicarli.

Nell'aprire questa nuova fase, compito cruciale mi pare essere, in primo luogo, esaminare, in seno agli organi di vertice del partito, la praticabilità di una intesa di massima tra gli amici di area interessati al comune cammino, che beninteso non può pregiudizialmente prescindere dal concreto riconoscimento della legittimità del XIX Congresso svolto a Roma il 13-14 ottobre 2018.

Indi dare concreta espressione a un modello organizzativo di transizione che consenta di presentare liste nelle prossime amministrative, con il nome e il simbolo DC riconducibile all'unica segreteria nazionale legittima, perché espressa in conformità allo Statuto del partito.

Va da sé che in questa delicata fase,  se si vuole dare preminenza a un percorso di comune convergenza verso nuove frontiere politiche sulle radici e nel nome di un partito che seppe essere impareggiabile protagonista della rinascita dell'Italia nel secondo dopoguerra, sarà necessario il prezioso e saggio impegno di ciascuno di noi, tralasciando ogni iniziativa che porti solo a marcare distanze o ostacolare riavvicinamenti.

 

Luigi Rapisarda