Questo è il mio paese, il paese dei barcari”, dice Gianfranco Turcato di Battaglia Terme.

“Qui tutto è collegato e in relazione con l’acqua”, aggiunge Franco Marchioro, che al centro padovano ha dedicato un opuscolo intitolato proprio “Battaglia Terme paese d’acque”. Nella chiesa di san Giacomo, ad esempio, la pala dell’altare maggiore rappresenta simbolicamente il tema dell’acqua, particolarmente sentito a Battaglia, come simbolo dello Spirito Santo. Baptalea significa “luogo dei bagni” e quelli di Battaglia Stendhal li definiva davvero “deliziosi”.

Ecco Galileo che, durante i 18 anni di permanenza nell’ateneo patavino, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, utilizza la carta proveniente proprio da Battaglia. Ecco la statua di san Giovanni Nepomuceno, San Zuane per i battagliensi, il santo patrono degl’innocenti perseguitati che veniva invocato contro i pericoli derivanti dalle acque, e – al Catajo – il busto della vecchia Gabrina, la quale, “benché sorda, stralunata e zoppa si trastullò in amor finché fu viva”.

A Battaglia, alla sagra del Pigozzo, si mangiano uova sode e si beve il vino dei Colli. Poi si acquistano i cuchi, uccelletti di terracotta vivacemente colorati che emettono un suono caratteristico a imitazione del verso del cuculo.

 

Ruggero Morghen