di Ettore Bonalberti

 

A commento del mio ultimo articolo (https://www.ilpopolo.cloud/editoriali/1769-ai-silenzi-e-alle-colpevoli-omissioni-dei-capi-romani-rispondiamo-dalla-base.html)  l’amico Sergio Scarpino scrive: “Caro Ettore , ero, sono e sarò convinto che la DC sia cosa superata ma solo recuperata da chi intende giocarsi questa partita a proprio personale vantaggio. Oggi, a mio giudizio c’è una sola strada: riprendere , ma con chiarezza, la strada, da aggiornare secondo i tempi, che quella DC e quel PCI VOLLERO INTERROMPERE CON LA MORTE DI MORO E DI BERLINGUER. A 88 anni non ho pretese personali, ma l’avvenire dei giovani che queste destre, queste pseudo centrini ed ancor più questa falsa, ottusa, irrilevante pseudo sinistra , li sabotano. Occorre chiarezza, dire da subito chi si è, chi vorremmo essere, cosa vogliamo noi fare. Accadrà? Non lo so, ma fin quando non accadrà non andrò a votare se non si ripartirà dalla stretta di mano MORO BERLINGUER. Se avessi 10 anni di meno avrei promosso un incontro alla DOMUS PACIS (miei vecchi e primi ricordi fruttuosi 1954 con Pastore ) aperto a tutti con il logo “RIPARTIAMO DA MORO E BERLINGUER” . Ti abbraccio ( lettera che pubblico su mio profilo facebook )”.

Trattasi di una scelta strategica interessante, basata sull’idea di costruire un’alternativa seria e condivisibile al governo attuale della destra dominata dai partiti sovranisti di Fratelli d’Italia e della Lega, ma temo, debole sul piano tattico elettorale, con riferimento all’attuale area culturale, sociale e politica di ispirazione cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale. Un’area nella quale è forte la componente di quanti non potranno mai accettare un partito, la cui leadership conferma quanto il filosofo Augusto Del Noce ebbe a connotare il PCI-PD ridotto al ruolo di “ partito radicale di massa.”

Un partito nel quale, nonostante la presenza di ex popolari “cattolici adulti”, larga parte della dirigenza sostiene posizioni alternative a quelle di difesa dei valori non negoziabili in materia di vita e famiglia, non sarà mai accettato da una base di cattolici fermi nella difesa di questi fondamentali della nostra Fede e della stessa dottrina sociale cristiana.

Insomma, vorrei dire all’amico Scarpino, il PD attuale non è il PCI di Berlinguer, così come la frastagliata realtà dell’area ex DC e popolare risultante dalla diaspora suicida (1993-2025) non è quella del partito unito attorno alla leadership di Aldo Moro. Ecco perché continuo a ritenere che la soluzione più opportuna sia quella di tentare la ricomposizione al centro, restando alternativi alla destra nazionalista e sovranista, ma distinti e distanti dalla sinistra senza identità.

Presupposto indispensabile, per favorire tale scelta, rimane il ritorno alla legge elettorale di tipo proporzionale, così come, in alternativa al progetto di premierato della Meloni, si dovrebbe puntare a un sistema di cancellierato modello tedesco. Una scelta che con gli amici di Iniziativa Popolare ci accingiamo a compiere con il deposito del Progetto di Iniziativa Popolare presso la Corte di Cassazione.

Prima ci ricomponiamo su un progetto politico programmatico in grado di corrispondere agli interessi e ai valori dei ceti medi produttivi e delle classi popolari e con l’impegno di difendere e attuare integralmente la Costituzione e dopo, solo dopo, ci porremmo il tema delle alleanze compatibili con detto progetto.

Come ci ammoniva Moro: “ questo è il tempo che ci è dato di vivere”  e questa  al centro è, oggi, a mio parere, la strada più opportuna, se vogliamo favorire il progetto della nostra ricomposizione politica, essenziale per costruire con le altre culture di ispirazione democratica, liberale, repubblicana e riformista, un’alternativa all’attuale dominio della destra, che punta a scardinare il sistema costituzionale dei nostri padri fondatori.