di Ettore Bonalberti

 

Con un editoriale dell’8 Gennaio scorso su Il Popolo avevo scritto alcune note (www. https://www.ilpopolo.cloud/politica/1316-bilancio-di-governo-e-prospettiva-dei-dc-e-popolari.html) di bilancio dell’azione di governo Meloni. A distanza di poco più di quattro mesi constatiamo il permanere di due politiche estere alternative, tra quella espressa dalla presidente Meloni e quella del suo vice presidente del consiglio Salvini, che rende ambigua la posizione dell’Italia sul fronte europeo, nel quale si afferma il ruolo egemonico franco-tedesco e un significativo riavvicinamento all’UE della Gran Bretagna.

Alla vigilia delle prossime elezioni regionali si assiste, poi, a una fibrillazione della maggioranza sul limite dei mandati per i presidenti regionali, che finirà con una possibile ripartizione cencelliana dei candidati governatori, salvo strappi finali imprevisti e imprevedibili della Lega.

Ciò che aggrava ancor di più la situazione è quanto emerge dal rapporto ISTAT sull’Italia( https://www.istat.it/comunicato-stampa/rapporto-annuale, in base al quale viene smentita la narrazione propagandistica che il governo e i media amici continuano a diffondere. L’ISTAT con dati precisi evidenzia che il PIL frena nel 2025, il 23,1% della popolazione è a rischio povertà o esclusione; in 5 anni i salari hanno perso il 10,5% e una persona su dieci rinuncia alle visite specialistiche. Se aggiungiamo il fatto che, in 10 anni, sono espatriati 97.000 laureati, record nel 2023 con 21.000, così come riportato sul Sole 24h, la situazione appare ancor più grave.

Alcuni amici di area DC che hanno votato e/o sono vicini alle posizioni della destra sottolineano che trattasi di problemi che si trascinano da molti anni, con qualche commentatore strabico che giunge a sostenere come sia tutto colpa dei governi precedenti. In realtà Giorgia Meloni si era  presentata come portatrice di una fase nuova e diversa, mentre i dati ISTAT dimostrano semmai il peggioramento della situazione italiana, di cui questa maggioranza dovrà, prima o poi, assumersi le proprie responsabilità.

Divaricazione netta in politica estera e forte fibrillazione su alcuni temi decisivi in quella interna in una condizione politica normale comporterebbero una crisi inevitabile di governo.

Nulla accade, invece, dato che non ci sono le condizioni mature di un’alternativa seria e credibile per la quale servirà uno scatto significativo nelle e tra le forze politiche e sociali presenti nel parlamento e nel Paese.

Premierato nella versione scomposta sin qui enunciata dal governo senza modelli di riferimento compatibili, autonomia differenziata divisiva, prima ancora che con la minoranza, all’interno dello stesso governo, sono alcuni dei temi politico istituzionali più rilevanti con cui anche noi di area DC e Popolare dovremo confrontarci. Non sarà, infatti, possibile costruire alcuna credibile alternativa al governo della destra senza il contributo della nostra area cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale, indispensabile per la costruzione di un centro nuovo della politica italiana in grado di ridare speranza a quell’ampia maggioranza di elettori sin qui renitenti al voto.

Un centro che dovrà vedere il concorso di componenti politico culturali popolari, liberali, repubblicane, riformiste socialiste, nel solco della migliore tradizione politica nazionale. Considerate le difficoltà sin qui emerse tra i sopravvissuti DC della prima repubblica, incapaci di quel ritorno all’unità indispensabile per il superamento della diaspora suicida, sarà proprio dalle prossime elezioni comunali, provinciali e regionali, che dovremo operare, costruendo liste unitarie d’area per riportare nei consigli comunali, provinciali e regionali esponenti della nostra cultura politica. Speriamo che, anche da qualche intelligente iniziativa già in programma nelle prossime settimane a livello centrale, possa giungere una spinta positiva per facilitare questo progetto.