Il 1° Gruppo di Lavoro del XX Congresso della Democrazia Cristiana coordianto, dalla parlamentare europea Francesca Donato rifletterà su Le POLITICHE EUROPEE. Per quei giochi della memoria che rimangono incontrollati e non hanno uno specifico perché, mi è tornato alla mente quel memorabile discorso che San Giovanni Paolo II tenne sull'identità europea, a Santiago de Compostela, il 9 novembre 1982, in occasione di un solenne atto europeistico. 

Erano presenti il Sua Maestà il Re di Spagna, Rappresentanti di Organismi europei, dei Vescovi e delle Organizzazioni del Continente europeo. Ho vivo nella mia memoria un paragrafo di quel discorso che mi è rimasto scolpito nella mente e nel cuore.

Giovanni Paolo II sottolineò con parole forti la crisi che in quel momento investiva sia la vita civile che quella religiosa. Evidenziò la divisione dell’Europa sul piano civile. Definì innaturali le fratture «che privano i suoi popoli del diritto di incontrarsi tutti reciprocamente in un clima di amicizia, e di congiungere liberamente i loro sforzi e le loro genialità in servizio di una convivenza pacifica e di un apporto solidale alla soluzione dei problemi che affliggono altri continenti». Lamentò le «conseguenze di ideologie secolaristiche, la cui estensione va dalla negazione di Dio o dalla limitazione della libertà religiosa». Denunciò il «materialismo e l’edonismo che intaccano i valori della famiglia feconda e unita, della vita appena concepita e la tutela morale della gioventù». Biasiò il «“nichilismo” che disarma le volontà dal fronteggiare problemi cruciali come quelli dei nuovi poveri, degli emigrati, delle minoranze etniche e religiose, del sano uso dei mezzi di comunicazione di massa, mentre attrezza le mani del terrorismo».

Non tacque di indicare la divisione dell’Europa anche sul piano religioso principalmente «in ragione della defezione di battezzati e credenti dalle ragioni profonde della loro fede e dal vigore dottrinale e morale di quella visione cristiana della vita, che garantisce equilibrio alle persone e alle comunità».

Ma il paragrafo a cui ho fatto riferimento e che reputo di una attualità impressionante è il seguente: «Io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta».

E ha continuato:

  • «se l’Europa sarà una, e può esserlo con il dovuto rispetto per tutte le sue differenze, ivi comprese quelle dei diversi sistemi politici;
  • se l’Europa tornerà a pensare, nella vita sociale, con il vigore che possiedono alcune affermazioni di principio come quelle contenute nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nella Dichiarazione Europea dei Diritti dell’Uomo, nell “Atto” finale della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa;
  • se l’Europa tornerà ad agire, nella vita più propriamente religiosa, con il dovuto riconoscimento e rispetto di Dio, nel quale si fonda ogni diritto e ogni giustizia;
  • se l’Europa aprirà di nuovo le porte a Cristo e non avrà paura di aprire alla sua salvatrice potestà i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi della cultura, della civiltà, dello sviluppo (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I [1978), 35 ss),

il suo futuro non rimarrà dominato dall’incertezza e dal timore, ma si aprirà ad una nuova stagione di vita, sia interna che esteriore, benefica e determinante per il mondo intero, sempre minacciato dalle nubi della guerra e dal possibile uragano dell’olocausto atomico».

Papa Wojtyla ha esercitato realismo sul contributo che la Chiesa è chiamata a dare alla comunità europea, affermando che la Chiesa è consapevole del posto che le corrisponde nel rinnovamento spirituale e umano dell'Europa, che non rivendica certe posizioni che occupati in passato, che oggi sono percepiti come del tutto superati, e che si mettono al servizio del bene comune per contribuire ad un autentico benessere materiale, culturale e spirituale delle persone e delle nazioni.

La costituzione pastorale Gaudium et Spes, del Concilio Vaticano II, pone la questione della Chiesa in mezzo al mondo, solidale con il genere umano e la sua storia perché non c'è nulla di umano che non trovi eco nel suo cuore; con una visione positiva del mondo che contempla, costituito dall'intera famiglia umana con l'insieme delle realtà in cui vive; il mondo con i suoi sforzi, le sue conquiste ei suoi fallimenti; il mondo, creato e custodito dall'amore del Creatore, schiavo sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo, perché si trasformi secondo la volontà di Dio e raggiunga la sua pienezza.

La Chiesa pellegrina in dialogo con gli uomini, al servizio delle persone concrete, per rinnovare la società, continuando l'opera di Cristo, testimoniando la verità, con atteggiamento di servizio. È un dialogo in primo luogo intra-ecclesiale, ma anche ecumenico, interreligioso e con i non credenti. 

Un dialogo di fraternità, che ci porta a collaborare alla costruzione della pace. La Chiesa ha uno scopo escatologico e salvifico, che potrà realizzarsi pienamente solo nel mondo futuro, ma è presente anche sulla terra, è formata da uomini e donne, condivide le vicissitudini dell'umanità, di cui fa parte, e la sua ragion d'essere è quella di agire come lievito e come anima della società, che deve rinnovarsi in Cristo e diventare la famiglia di Dio.

Teofilo