Graziano Cosner è trentino, anzi primierotto. Come Renzo Gubert, come i Valline, come il “Paradiso 49” della Lubich. L’incantatore di brente, come ama definirsi sui social, dalla voce suadente è stato comandato ad Abano Terme, dove già aveva presentato il primo album illustrato per anziani (o “grandi adulti”) pubblicato in Italia. Ed ora egli conclude la sesta edizione di LibriAbano – una rassegna non più solo al femminile - nel giardino di Villa Bassi introducendo Manuela Faccon  e il suo “Vicolo Sant’Andrea 9”.

Un romanzo di redenzione della memoria cittadina – così lo presenta – dove c’è molta cucina e molta cultura ebraica. Un romanzo d’esordio che propone al lettore sensibili geografie interiori ed ha a che fare con la memoria, familiare e nazionale, riproducendo un microcosmo tipico veneto di quegli anni. Ecco sfilare le signorine della Padova bene ed ecco un bambino ebreo sottratto. 

Viene subito in mente il film “Rapito” di Marco Bellocchio (il titolo originario era “La conversione”, ma la comunità ebraica non gradiva), ispirato al caso Mortara già illustrato, tra gli altri, da Vittorio Messori. Ecco, ancora, nel libro della Faccon il manicomio, una forma di reclusione che colpiva i diversi e specialmente le donne. Anche qui appare spontaneo il legame con un altro film di Bellocchio, quel “Vincere” che racconta la triste vicenda della trentina Ida Dalser, già affrontato in letteratura biografica da Alfredo Pieroni e dal nostro Marco Zeni. Ma viene in mente, a proposito di salute mentale, anche il delitto d’odio che viene ora inserito nei codici penali, con la sostanziale criminalizzazione delle fobìe, che poi niente altro sono se non le idee dissidenti, come ben rileva Roberto Pecchioli. Del resto, proprio il romanzo storico – lo abbiamo appreso anche ad Abano - permette di parlare anche della viva, palpitante attualità.

 Ruggero Morghen