Il 6 e il 7 di maggio si è tenuto a Roma all’hotel Sheraton Parco de’ Principi il XX Congresso della Democrazia Cristiana, riattivata a partire dal 2010 per iniziativa del suo ultimo Consiglio Nazionale a seguito di una sentenza definitiva della Cassazione che stabiliva come la decisione presa nel 1994 di passare dalla DC al PPI non era valida per mancato rispetto delle norme statutarie in merito. Ci fu un primo tentativo di natura assembleare nel 2012, poi anch’esso dichiarato non valido sempre per mancato rispetto delle norme statutarie.

Seguì la ripresa di iniziativa dei soci che, osservando  le vie di legge (codice civile) e statutarie,  portarono prima all’Assemblea del 2016 e poi al XIX Congresso del 2018, che finalmente riuscì a dare ai soci un partito dotato dei suoi organi a norma di Statuto. Quei soci erano tali perché già lo erano nell’ultimo tesseramento DC del 1992-93: quindi gli organi eletti dai loro delegati erano composti da persone già un po’ avanti negli anni.

La DC aprì subito il tesseramento, per coinvolgere nuovi soci. Solo la pandemia del covid 19 costrinse a spostare il Congresso per dare anche ai nuovi soci possibilità di scegliere le cariche di partito. Il Congresso del 6 e 7 maggio il Congresso si è tenuto, realizzando il principale suo obiettivo, quello di dare a tutti i soci tale possibilità.

Dei cinque soci 1992-93 che rilanciarono, su delega del prescritto numero di soci, il processo di riattivazione del partito, a iniziare dalla convocazione dell’Assemblea dei soci chiesta al Tribunale di Roma ai sensi del Codice Civile, solo tre erano presenti al XX Congresso, il segretario politico  Renato Grassi, l’on. Luigi D’Agrò e il sottoscritto. Il prof. Luciani aveva proceduto da tempo per una sua strada sulla base di una supposta invalidità del XIX Congresso e l’on. Alberto Alessi , uno dei vicesegretari, è purtroppo da poco tempo deceduto. Ettore Bonalberti, uno dei promotori della riattivazione fino dal 2010 e uno dei vicesegretari, pure ha lasciato recentemente l’incarico nel partito per impegnarsi in iniziative di unificazione dei vari soggetti politici e associativi che in qualche modo si richiamano al centro politico.

Il XX Congresso ha consegnato solo a Renato Grassi un ruolo politico di rilievo, quello di Presidente del Consiglio Nazionale, che aveva visto dapprima l’impegno dell’on. Gianni Fontana e poi del sottoscritto dopo le dimissioni di Fontana. 

Con la sera del 7 maggio si può ben dire che si è chiusa la fase di riattivazione della Democrazia Cristiana, non di un partito di nome Democrazia Cristiana, ma proprio del partito fondato da Sturzo e Degasperi nel corso della Seconda Guerra mondiale e dopo  la caduta del regime fascista.

Tuttavia il Congresso non è stato solo questo, ma anche la testimonianza diretta di una crescita di nuove adesioni, soprattutto di persone di età più giovane. La  grande sala gremita di circa 500 delegati entusiasti ne era espressione. La scelta quale segretario di Totò Cuffaro pure.

L’idea che la sfida lanciata dal Consiglio Nazionale autoconvocato del 2010, e poi via via da esponenti della tradizione democratico-cristiana nel corso degli anni, di riprendere la strada di Sturzo, Degasperi, Moro, Fanfani e da una schiera di  centinaia di migliaia di soci,  sia sulla strada di essere vinta, pur in un quadro sociale, culturale, economico e politico diverso, appare trovare conferme. 

I nuovi dirigenti sono attesi peraltro a una prima prova: quella di allargare i coinvolgimenti a tutto il territorio nazionale. Rispetto agli esiti del XIX Congresso, che vedeva impegnati non tanti esponenti DC, ma distribuiti da nord a sud in quasi tutta l’Italia, quello del XX Congresso ha visto tradotto nelle cariche il grande successo elettorale e di partito in Sicilia e invece le grandi difficoltà in tutto il Nord e in gran parte del Centro.

Forse ha valore simbolico il blocco dei treni per guasti sulla linea tra Firenze e Roma che al sottoscritto e al delegato regionale del Trentino Alto Adige Vito Bertè ha impedito di partecipare alla prima giornata, dovendo subire ben sette ore di ritardo e giungendo solo per la Santa Messa celebrata da mons. Tommaso Stenico.

A fine celebrazione mons. Stenico ha raccomandato ai presenti di evitare conflitti all’indomani e la notte ha portato ai risultati già segnalati. A chi come me si è impegnato per la prima fase della riattivazione sia consentita un’osservazione. Per vincere la sfida di una presenza che dalla Sicilia si allarghi in modo significativo non basta dare qualche posto in più nel Consiglio Nazionale alle regioni del nord o del Centro, ma serve un comportamento consono al costume politico di queste regioni.

Il presentare a fine assemblea congressuale articolate modifiche di statuto decise senza consegnare ai delegati un testo scritto, con una veloce lettura, senza una spiegazione delle motivazioni, pur richieste dal sottoscritto, ripete stili di comportamento assembleare non apprezzati in regioni più abituate al ragionamento che a comportamenti da tifoseria.

Forse la raccomandazione di mons. Stenico di evitare divisioni ha portato a cambiare la struttura dei ruoli del vertice politico per facilitare la composizione di opinioni diverse, mai peraltro rese note nel dibattito. L’obiettivo, solo intuito, potrebbe essere stato buono, ma la procedura usata no.

Invano ho chiesto una riflessione in materia, avendo avuto tra l’altro motivazioni del diniego infondate. Credo che ripetere stili di comportamento da tifoseria attenti solo alla struttura di potere e non ai contenuti programmatici, non faciliti il progredire delle adesioni al Centro-Nord.

Resta in ogni caso la chiarezza sui temi dell’identità del partito, che è emersa dagli interventi fatti dai delegati e dall’intervento di Totò Cuffaro, bello, motivante, fedele ai nostri valori, conscio delle sfide che ci attendono e aperto alla speranza.

Positivo anche l’insieme degli interventi degli ospiti invitati, aperti al dialogo per futuri  raccordi. L’esperienza, esaurita, della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani deve peraltro insegnare che serve gradualità e pazienza.

 

sen. Renzo Gubert, già Presidente del CN della Democrazia Cristiana