L’impegno politico dei cattolici italiani che permise il superamento della questione romana, portando sulla scena politica la realtà delle grandi masse contadine e dei ceti medi produttivi, insieme a una parte rilevante della classe operaia, fu sollecitato dagli orientamenti pastorali della Dottrina sociale cristiana (DSC).

Dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII, alla Quadragesimo Anno di Papa Pio XII, Il PPI di don Luigi Sturzo prima e la DC di De Gasperi poi, furono i partiti storici di larga parte dei cattolici italiani e di laici cristianamente ispirati che realizzarono politiche rette dai principi di solidarietà e sussidiarietà e per la difesa dei valori non negoziabili della fede cattolica.

Fu così anche per la nostra quarta e ultima generazione DC, entrata nel partito al tempo delle encicliche giovannee, Mater Magistra e Pacem in Terris, e della Populorum progressio di Papa San Paolo VI,  sino ai giorni della fine della DC( 1993) e l’avvio di quella tragica diaspora post DC tuttora in atto.

Nel frattempo, la società italiana che aveva vissuto la grande trasformazione da prevalentemente agricola a industriale e terziaria, con l’avvento della globalizzazione, si trova a fare i conti con la fine del NOMA (Non Overlapping Magisteriae): il prevalere della finanza sull’economia reale e la subordinazione della stessa politica agli interessi dominanti rappresentati dagli hedge funds anglo caucasici-kazari, con sede operativa nella city of London e fiscale nello stato USA, del Delaware a tassazione fiscale zero. Poteri dominanti delle industrie energetiche, farmaceutiche, agro alimentari, della comunicazione e degli stessi sistemi bancari di larga parte del mondo occidentale.

Fenomeno quello della globalizzazione già analizzato dalla Centesimus Annus di Papa San Giovanni Paolo II, e, successivamente, dalle encicliche Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI e le ultime di Papa Francesco: Laudato SI e Fratelli tutti.

Costante il richiamo dei pontefici all’impegno politico dei cattolici, tanto più doveroso oggi che, dopo la lunga stagione della diaspora, stiamo vivendo una condizione di irrilevanza politica in un sistema caratterizzato da un bipolarismo forzato da una legge elettorale assurda e da un’astensione dal voto  che colpisce oltre la metà del corpo elettorale.

Con gli amici Gerardi e Trabuio, responsabili del gruppo World-Lab di Venezia (www.worldlabnetwork.ru) , da diverso tempo stiamo cercando di sviluppare un progetto di economia solidaristica, diversa da quella corrente di tipo turbo capitalistica dominata dalla finanza, coerente con le indicazioni  pastorali della dottrina sociale cristiana..

L'avvio di tale progetto prevede la realizzazione pilota a venezia, nella sede territoriale di Mestre-Marghera, di un’ inedita mutua multi-attività, comprendente beni e servizi di prima necessità , denominata convivio.

la diffusione di tale mutua, favorita dalla sua sostenibilità economica, dal suo carattere standard e dalla non necessità di innovazione (di prodotto e/o di processo) ne farebbe lo strumento di una metapolitica di ispirazione cristiana, cioè in grado di generare, al tempo stesso, nuova occupazione e solidarietà sociale concreta.

Se patrocinata da una coalizione di forze politiche di analoga ispirazione, farebbe di quest'ultima un possibile soggetto centrale assolutamente nuovo nello stantio panorama politico attuale (nel quale le due sponde politiche “contrapposte” corrono, come scritto recentemente affermato da Massimo Cacciari, su “rotaie diverse di uno stesso binario”).

In effetti, la diffusione dei convivi alla base della detta metapolitica, implicando una nuova importante presenza del mutualismo (produzione di “valori d'uso”) a fianco del mercato (produzione di “valori di scambio”), avrebbe come effetto nientemeno che una metamorfosi  del sistema economico e sociale rendendolo conforme alla Dottrina sociale cristiana i cui principali pilastri, considerati oggi incompatibili (sic) da una c.d. “scienza” economica, sono:

a) la disoccupazione zero permanente,

b) la libera iniziativa privata e

c) un ruolo sussidiario del settore pubblico.

E' così che la Dsc diverrebbe la stella polare per una “visione del mondo” (weltanchauung)  oggi tragicamente mancante.

Per non cadere vittima, in fase elettorale, del “Capitolo quinto” (in dialetto veneto: chi che manovra l'informassion ga vinto) occorre, insomma, che la Coalizione sia portatrice di una Metapolitica dai grandissimi effetti tangibili fondata su una visione del mondo, come quella cristiana bimillenaria, ricca di valori etici e spirituali. Solo così, coadiuvata localmente da opportune associazioni di volontariato, potrà diventare un “soggetto mediatico” raccogliendo il meritato consenso che , successivamente,  le consentirà di orientare la Politica in modo da completare la salvifica metamorfosi, diventata oramai urgente agli occhi dei più, cioè di una parte della società che va ben oltre (!) quella del “non voto”.

Un’utopia impossibile? Intesa nel senso di pensiero critico noi ci crediamo e ci vogliamo provare, altrimenti che senso avrebbe dirci cristiani oggi, nell’età della globalizzazione turbo capitalistica? Un’importante sfida per tutti i cattolici e per gli amici DC e dell’area popolare.

Ettore Bonalberti