Ben presto «mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito)». Il Papa emerito, Benedetto XVI, ha appena pubblicato una lettera in cui fornisce le sue riflessioni sulle accuse di aver coperto gli abusi sessuali durante il suo periodo come arcivescovo di Monaco.

Sebbene non li confuti espressamente il Papa emerito ammette il suo errore (e quello del suo team) nel negare la sua presenza a un incontro a che avrebbe accettato l'ingresso in diocesi di un sacerdote accusato di abusi.

Un errore "non intenzionale"

«Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto», fa notare il Papa emerito, che vuole ringraziare «le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone.».

Il rapporto di Monaco

Tra questi, aggiunge, quello dello stesso Papa Francesco: «Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero “Mater Ecclesiae” la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene.».

«Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo», lamenta Papa Benedetto, che confessa: «Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa».  E continua: «È chiaro che la parola “grandissima” non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso». 

Papa Benedetto non manca di ricordare che «In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade». E con atto profondo di umiltà esprime a «tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono». E continua: «Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso».

Ricordando il suo ministero petrino, Papa Benedetto ricorda di aver avuto «Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile».

Il Papa emerito conclude: «In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano» che «mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io... » (cfr. Ap 1,12-17).

L’arcivescovo di Monaco non sapeva degli abusi

Insieme alla lettera del Papa emerito, il Vaticano ha allegato un'analisi svolta da vari collaboratori di Benedetto XVI, in cui si ammette che egli fu presente al famoso incontro del 15 gennaio 1980 in cui si discusse il caso del Sacerdote X, ma si aggiunge che “non è vero” che Benedetto XVI fosse consapevole degli abusi. Dai documenti risulterebbe in modo evidente che il fatto che il sacerdote abbia commesso abusi sessuali non è stato discusso nell'incontro in questione. L’oggetto del confronto era esclusivamente teso a accogliere il giovane Sacerdote X a Monaco, perché in quella città avrebbe dovuto sottoporsi a psicoterapia. Questa richiesta è stata accolta. Durante l'incontro non è stato menzionato il motivo della terapia, sostengono i difensori del Papa emerito.

Falsa sarebbe anche l'affermazione contenuta nel verbale di abuso che accusa l'Emerito di falsa testimonianza. Benedetto XVI non ha mentito consapevolmente né è spergiuro: nella stesura delle memorie l’allora Arcivescovo di Monaco ha avuto l'appoggio di un gruppo di collaboratori. In nessuno dei casi analizzati dalla perizia, Joseph Ratzinger era a conoscenza degli abusi sessuali commessi o dei sospetti abusi sessuali commessi da sacerdoti. La relazione non fornisce alcuna prova contraria.

Insomma, Joseph Ratzinger in qualità di Arcivescovo, non è stato coinvolto in alcun insabbiamento di atti di abuso.

 

Teofilo