Sono intervenuto diverse volte sul tema della difesa idrogeologica del nostro Paese (vedi la nota della primavera scorsa che potete leggere su “Il Popolo” del 18 Maggio 2023).
Dopo le recenti vicende delle alluvioni in Toscana e nel Veneto, ho ripetuto il mantra: “Si ripetono alluvioni, smottamenti, frane, morti e ritorna la brutta realtà di un Paese vittima di un permanente degrado geologico. Vale sempre l’aforisma di Leo Longanesi: “ Italia, Paese di inaugurazioni e non di manutenzioni”. Intervenire ex post costa molto di più di prevenire” .
Un amico friulano, il Dr Danilo Bertoli, letta questa mia nota, mi ha scritto:
Caro Ettore, ti fornisco una chicca relativa al tema delle manutenzioni: nella mia attività parlamentare ho difeso l'autonomia funzionale e di bilancio del Centro di ricerche sismologiche di Udine dentro l'Osservatorio geofisico di Trieste. A seguire il CRS di Udine ha siglato convenzioni con le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino- Alto Adige per mettere giù le stazioni di rilevamento sistematico del fenomeno e la loro elaborazione a fini predittivi. Oltre 20 anni fa, al momento in cui il prof. Riuscetti era direttore di Dipartimento grandi rischi dell'Università di Udine, venne fatta la previsione che il prossimo terremoto si verificherà tra Montebelluna e Sacile e farà 300 morti. Studi scientifici dicono che se si accadesse oggi un terremoto in Friuli come quello del 1976, che fece mille morti, le vittime non sarebbero piu di 200 max 300. Ebbene, da allora il CRS di Udine non elabora i dati rilevati. Non sarebbe il caso che ci attivassimo perché le tre Regioni:
- rifinanzino la Convenzione e dotino il CRS del personale adeguato?
- nell'ambito dei fondi PNRR le Regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto facciano insieme un piano di interventi antisismici almeno nell'area Montebelluna Sacile.
Secondo il prof Riuscetti, prosegue Bertoli, agendo in questo modo subito, le vite umane sacrificate potrebbero essere 30 max 40 invece delle 300 da mettere in conto senza i lavori edilizi per l'antisismica...
Giro il tema ai responsabili politici del Triveneto.
Venendo a un caso che ha riguardato sempre il Triveneto, come quello della tempesta Vaia che è stato un evento meteorologico estremo che ha interessato il nord-est italiano (in particolare l'area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) dal 26 al 30 ottobre 2018 sono ancor più gravi gli errori e le omissioni compiuti. A 5 anni da Vaia, infatti, nessun ripensamento sulla totale distruzione del sistema forestale regionale Veneto, dal 1977 di totale competenza regionale! Prima c’era l’Azienda regionale delle Foreste che, un’improvvida decisione della giunta Galan decise di incorporare in Veneto agricoltura, un ente che ha resistito tra mille difficoltà e molteplici competenze, sino alla fase dei “commissari tutto fare” e al progressivo svuotamento delle competenze e del ruolo del settore forestale. Credo che una riflessione critica su quanto accaduto andrebbe fatta nelle sedi competenti e si riconsiderino scelte politico organizzative rivelatesi inefficienti e inefficaci.
Serve un piano nazionale di difesa idrogeologica e piani territoriali regionali ad hoc, impegnando i bilanci dello Stato e delle Regioni in un’opera di difesa idrogeologica dell’Italia non più rinviabile, se non vogliamo vedere il Bel Paese sbriciolarsi, con costi in vite umane e economico sociali sempre più alti e insostenibili.
Ettore Bonalberti