Settantatre anni fa gli italiani affidarono con determinazione alla DC il compito, non facile, di rigenerare il tessuto economico, civile e sociale del paese, provato da venti anni di dittatura fascista e poi devastato da un conflitto cruento dovuto alla brutale irrazionalità del Terzo Reich, che trovò presto anche in Mussolini un fervente alleato.

Quel responso elettorale diede il via ad un'opera di ricostruzione con cui la DC dotò, in breve, il territorio delle essenziali basi infrastrutturali che fecero da volano ad un virtuoso processo di sviluppo, tanto che l'Italia, nel breve volgere di pochi anni, si attestò tra le prime potenze industriali del mondo occidentale.

A tal proposito riporto testualmente un significativo passaggio dell'editoriale di Attilio Piccioni, all'epoca Segretario politico del partito, pubblicato su "Il Popolo" il 21 aprile 1948:

“La vittoria, la grande caloria della Democrazia Cristiana chiude un periodo, ne apre un altro nella storia del nostro Paese. Pone problemi gravi dl responsabilità, di maturità, di capacità politica: non ce li dissimuliamo, né andiamo incontro ad essi a cuor leggero: ma non ce li dissimuliamo, non ci intimidiscono, non ci fiaccano.

Averne chiara coscienza è già garanzia di saperli risolvere.

Li risolveremo nel rispetto del metodo della libertà, e con l’ausilio delle utili collaborazioni democratiche, avendo come unica meta il bene supremo del popolo italiano, il suo risorgimento immancabile.

La Democrazia Cristiana è fiera di questo suo compito: non deluderà la fiducia che il popolo italiano ha riposto in essa, si dimostrerà pari alla sua grande responsabilità: ne prende solenne responsabilità, ne prende solenne consapevole impegno”.

 

Luigi Rapisarda