L’amico Francesco Zuin, bibliotecario in Abano, ci aiuta a ripercorrere la ricca bibliografia del compianto Luigi Urettini, che fu lungo esempio di serietà e passione di ricerca a noi tutti (come il canonico Bellicini lo fu di bontà e semplicità per d’Annunzio). Lo studioso trevigiano, scomparso nel’agosto del 2020,  si occupò dunque del giovane Comisso e delle sue lettere a casa (1914-1920): ne scrisse per Francisci nel 1985 con prefazione di Silvio Guarnieri. Ancora sullo scrittore veneto, ma per Cierre, “Giovanni Comisso, un provinciale in fuga” (2009), con prefazione di Mario Isnenghi. 

Il volume, edito in occasione del 40° anniversario della morte di Comisso, raccoglie una decina di saggi apparsi in riviste di storia locale – come “Venetica” e “Terra d’Este” – o in atti di convegni. “Se non già una biografia – osserva Isnenghi – , si possono considerare materiali utili e passaggi necessari per una ricostruzione a tutto tondo”. Da segnalare, inoltre, la Storia di Castelfranco Veneto dall’Unità ai nostri giorni (Il Poligrafo, 1992) ed una sua ricerca su Andrea Giacinto Longhi, il vescovo di san Pio X (ancora per Cierre, nel 2002).

Ampia la collaborazione di Urettini a “Terra e storia”, rivista estense di storia e cultura. Torna ancora sul romanziere di Treviso con le “Lettere dalla retrovia: i genitori scrivono a Giovanni Comisso (1915-1918)”, “La costruzione della pazzia di Gino Rossi nel romanzo comissiano I due compagni”, “L’irrequieto vagabondaggio di Anna Maria Ortese in due lettere a Giovanni Comisso”. E ancora ricerche su Antonietta Giacomelli e Bruno Visentini, poi “Comisso l’africano: reportages dall’Africa orientale (novembre-dicembre 1937) e dalla Libia (gennaio-febbraio 1939)”, “Il grand tour di Comisso in Estremo Oriente nelle lettere alla madre: (dicembre 1929-giugno 1930) e “Guido Keller, l’amico fiumano di Comisso”.

Rubiamo questa locuzione, questo titolo per dire che Luigi Urettini – definito da Isnenghi un comissiano “lettore di lungo corso” - fu, a buon diritto e a pieno titolo, anche l’amico trevigiano di Comisso. Tanto che lo seguì (beninteso, idealmente) a Serrada di Folgaria, amena località montana da cui Comisso scriveva all’amica Olga Signorelli, intellettuale lettone con un’incredibile rete di relazioni nel mondo della letteratura, dell’arte e della filosofia”: “Ieri ò passato la giornata rastrellando per cinque ore qui nei pendii dell’altipiano di Folgaria, i contadini quando s’accorsero che facevo la cosa sul serio, mi dissero: - Comisso, vôlo bevar un po’ de vin -. Poi mi diedero da mangiare togliendosi parte della loro razione”. Ricalcano un poco l’episodio comissiano le vacanze-campeggio dei ragazzi di Gioventù studentesca, l’organizzazione creata da Luigi Giussani, che “a Saccone e a Castel Tesino, in tante occasioni – ricorda don Romano Caset - condividevano il lavoro dei contadini facendo il fieno”.

Ruggero Morghen