Nel porgere un caloroso saluto a tutti i presenti, desidero ribadire che con la celebrazione di questo Congresso vogliamo lanciare significativamente un messaggio che unisca il popolo democristiano in tutto il Paese attorno al progetto politico di far rinascere politicamente e organizzativamente rinnovandola la Democrazia Cristiana.

Qualcuno, che non ci ama, l'ha definita semplicisticamente una velleitaria iniziativa nostalgica.

Noi invece riproponiamo con forza le motivazioni del nostro impegno politico, convinti che l'idea democristiana è viva ed attuale.

In Italia manca un partito laico, non confessionale ma cristianamente ispirato dalla Dottrina sociale della Chiesa, costantemente attualizzata dal Magistero Papale.

Parliamo di una Demcrazia Cristiana profondamente rinnovata che interpreti quei valori che ancor oggi danno contenuto al suo programma e senso agli obiettivi da raggiungere a fronte delle profonde trasformazioni della società contemporanea e delle più ampie dimensioni comunitarie e geopolitiche.

Oggi la cultura personalistica derivante dall'ispirazione cristiana deve confrontarsi con le problematiche dei tempi nuovi.

Il rapporto in particolare tra la persona e la comunità va visto in una dimensione più vasta costruendo un percorso che ne riscopra i valori fondanti che strutturalmente lo identificano in senso popolare e riformista.

Verso un Nuovo Umanesimo

Ogni volta che si apre una riflessione sull'uomo e sul suo destino sì riscopre, nel significato più alto della parola latina Humanitas, tutto ciò è degno dell'uomo e lo rende civile innalzandolo sopra la barbarie.

In sostanza una osmosi tra la scienza e la sapienza, l'origine e il destino con l'obiettivo di fornire le ragioni e i modelli di un rinnovato umanesimo in ogni campo.

Mai come oggi serve pertanto, quel risveglio intellettuale necessario per imporre una nuova visione ,una nuova prospettiva del fare cultura ,di ricreare cultura.
È infatti sotto gli occhi di tutti il vuoto di ideali, di principi che possono orientare l'itinerario di un buon cammino a tutti i livelli.

Nella nostra epoca segnata dalla fine delle ideologie e di fronte ai nuovi cambiamenti portati dalla rivoluzione informatica, dall'espandersi dell'intelligenza artificiale e dagli incredibili sviluppi delle scienze occorre ripensare cose l'uomo, cos'è l'essere umano?

Ancora una volta ci soccorre la dottrina della Chiesa.

Papa Benedetto, nella sua monumentale enciclica "Caritas in Veritate" ha scritto: "Solo un umanesimo aperto all’assoluto può guidarci nella promozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile - nell'ambito delle strutture delle istituzioni -, della cultura, dell'ethos e ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli tra successi e insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane” (Caritas in veritate 78).

La società è quindi lo spazio dove la persona si sviluppa e trova le condizioni
necessarie per il suo progresso.

Perché ciò sia possibile, occorre che tutti - istituzioni e singoli - promuovano il bene comune, favorendo lo sviluppo della persona rendendo a tutti l'accesso ai beni culturali, materiali e morali necessari allo sviluppo.

Inoltre sarà doveroso garantire con giustizia sociale e diritti umani, pari opportunità, l'eliminazione della discriminazione e dell'esclusione sociale promuovendo il principio della solidarietà e della sussidiarietà.

L'obiettivo deve essere quello di costruire una società più coesa e più giusta in grado di conciliare i valori dell'uomo e della famiglia con un progetto di crescita all'insegna dell’equità, della sostenibilità e dell'innovazione.

In definitiva l'impegno dei cattolici in una società sempre più secolarizzata è quello di costruire un Nuovo Umanesimo che restituisca la centralità della persona umana nella vita comunitaria con la tutela dei sui diritti dei suoi bisogni.

 

Da Sturzo a De Gasperi a Moro

Questori riporta al messaggio sturziano del dover servire la comunità stando tra la gente per interpretare attese e bisogni e tentare di offrire risposte idonee all'interno delle istituzioni.

E' questo l'impegno politico dei cattolici ed è questo il percorso che ad esempio D.C. ha intrapreso con successo in Sicilia sotto la guida autorevole di Toto Cuffaro.

L'idea sturziana è quindi ancora oggi viva ed è attualizzata dal nostro impegno politico ed operativo. A differenza d'altri noi rivendichiamo la nostra identità, nella continuità tra passato e presente.

Il Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo offri ai cattolici una forza in cui riconoscersi e nonostante l'ostracismo del regime fascista incise profondamente nell'Italia del primo novecento.

Con De Gasperi la D.C. contribuì a ricostruire e riformare le nuove strutture statali e a promuovere lo sviluppo del Paese.

Con Aldo Moro si aprirono nuovi spazi di crescita delle Istituzioni democratiche testimoniati purtroppo tragicamente con il suo martirio.

Queste sono le nostre radici.

Questa è la nostra storia della quale siamo consapevoli e onorati eredi.

Oggi però, siamo impegnati a progettare il futuro.

Per questo il Partito deve essere un laboratorio permanente di idee, progetti e iniziative politiche utili a dare risposte ai problemi che attraversano tumultuosamente la società odierna.

Se esaminiamo lo scenario politico nazionale rileviamo un malessere crescente per il sommarsi di crisi economiche, sociali, ambientali che si riversano sulle difficoltà operative del Governo.

In primo luogo l'emergenza determinata dalla crescente immigrazione irregolare, che si somma alle questioni sociali, da quella del lavoro a quella delle garanzie per le imprese al tema del dissesto idrogeologico legato anche ai cambiamenti climatici.

In particolare deve far riflettere la mobilitazione soprattutto dei giovani che si sensibilizzano sui temi dell'ambiente e dei mutamenti climatici dando il segnale di una nuova emergente domanda politica.

C'è, ormai diffusa, una nuova consapevolezza che le sfide cruciali su cui ci giochiamo il futuro sono la transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze.
Sono temi inscindibilmente connessi che devono trovare una risposta adeguata ai vari livelli di competenza.

Oggi i tempi della politica anche in vista delle prossime scadenze elettorali impongono risposte prioritarie a queste domande per troppo tempo inevase e chiedono gesti concreti verso una prospettiva di coesione sociale e territoriale basata sulla lotta alle disuguaglianze in particolare sui temi del lavoro, della qualità della vita e dello sviluppo e della tutela del tessuto produttivo.

Il PNNR con l'ingente quantità di risorse finanziarie assegnate dalla U.E., prevede una vasta gamma di interventi e di opere in grado di fronteggiare le criticità esistenti e di prefigurare nuove occasioni di crescita sociale ed economica.
Ogni iniziativa di carattere organizzativo o legislativo va quindi fatta per dare attuazione agli interventi programmati e al conseguente utilizzo delle risorse finanziarie assegnate.

Tenendo conto inoltre della complessa situazione dei conti pubblici italiani e del prevedibile, a breve, ripristino del patto di stabilità e dei vincoli di bilancio conseguenti, il PNNR è una occasione irripetibile di utilizzo di una ingente quantità di risorse finanziarie da destinare allo sviluppo del Paese.
Il Governo deve pertanto, su questo terreno muoversi concretamente utilizzando tutti i mezzi disponibili.

Tuttavia, ad esempio il decreto sul lavoro varato il 1' maggio presenta in proposito luci ed ombre.

Da un lato un passo avanti con il taglio del cuneo fiscale, ma di converso una serie di misure che incentivano il precariato rendendo ancora più complesso il mercato del lavoro.

L'incremento indiscriminato della flessibilità può risultare gradito a molti imprenditori, ma penalizza tanti giovani costretti ad accettare un lavoro che non garantisce futuro e che li impegna ma non li valorizza coinvolgendoli in un progetto di sviluppo lavorativo e professionale.

La coalizione governativa poi su questi temi, dopo la rabberciata manovra finanziaria, sembra procedere con provvedimenti occasionali di tipo elettorali senza una visione strategica di lungo periodo.

Il perdurare della guerra in Ucraina e le tensioni internazionali possono inoltre determinare una ulteriore fase di instabilità economica e finanziaria.
In questo scenario la collocazione dell'Italia – nella nostra migliore tradizione storica - deve, a mio giudizio, restare fermamente ancorata alla scelta occidentale e al quadro politico ed istituzionale dell'unione Europea che ci vede tra i fondatori ma che noi dobbiamo contribuire a rinnovare trasformandone le caratteristiche prevalenti di unione monetaria e finanziaria in strumento di promozione dello sviluppo mirato alla coesione sociale e territoriale e alla piena partecipazione democratica dei cittadini e dei popoli ,condizione questa essenziale per costruire l'Unione politica dell'Europa.

Tornando allo scenario politico italiano, riconfermo il nostro impegno a promuovere scelte che superino il tradizionale recinto della diaspora democristiana. Vogliamo operare per costruire un nuovo equilibrio politico attraverso un processo aggregativo tra i partiti che si richiamano popolarismo europeo e ai movimenti politici cristianamente ispirati.

Riconfermando la laicità positiva del nostro impegno politico intendiamo in sostanza promuovere la più ampia convergenza di quei partiti e movimenti che puntano alla costruzione di un nuovo umanesimo cristiano che interpreti i fermenti evolutivi che emergono dalla dottrina sociale della Chiesa.

C'è un nuovo protagonismo che va emergendo, frutto di varie sensibilità ed esperienze politiche ed associative, che non vanno disperse in quella che rischia di essere una miriade di gruppuscoli o di formazioni politiche "bonsai ".
Noi siamo convinti che i valori che ci accomunano possano tradursi in un convergente progetto politico.

Per questo abbiamo risposto positivamente all'invito all'unita del Presidente dell’Internazionale democristiana on. Amine Gemayel, e guardiamo con attenzione alla iniziativa dei democristiani e popolari promossa per il 13 maggio dagli on.li Tassone, Fiori, D'Ubaldo e altri, convinti che non è più tempo di pura testimonianza politica e che il processo aggregativo, pur nella salvaguardia delle identità originarie, è inevitabile se non vogliamo condurre alla progressiva dispersione e alla irrilevanza la cultura politica e la partecipazione dei cattolici alla vita del Paese.

Noi auspichiamo una intesa che attraverso un "Patto Federativo" punti a costruire un'area centrale nello scenario politico e parlamentare, strutturata funzionalmente per poter interloquire e allearsi elettoralmente con i partiti e i movimenti politici liberal democratici su un progetto diversificato dalla destra sovranista e dalla sinistra sempre più radicaleggiante.

Per quanto ci riguarda come democratici cristiani, pur senza velleitarismi, vogliamo rafforzare il Partito, per contribuire, anche attraverso l'auspicata Federazione, da protagonisti ai processi evolutivi dello scenario politico e parlamentare che si va prefigurando davanti a noi.

Il prossimo anno si terranno le Elezioni Europee: una tornata importante di rinnovi comunali, regionali in Piemonte e in Sardegna e prevedibilmente le elezioni provinciali.

Per questo, al di là delle scadenze statutarie abbiamo convocato il Congresso nazionale per avviare un grande dibattito sugli obiettivi programmatici e politici, ma anche per attrezzarci a preparare e responsabilizzare una nuova classe dirigente in grado di elaborare strategie e progetti utili per il consolidamento delle Istituzioni democratiche e per lo sviluppo del Paese.

 

Conclusioni

Quando si è concluso il XIX congresso un amico autorevole, mons. Stenico, disse che ci voleva un cireneo per portare avanti il progetto di ricostituzione della D.C.

Ho accettato l'incarico nella consapevolezza ma, forse con un po' di incoscienza, che sarebbe stato personalmente un percorso difficoltoso finanziariamente, fisicamente e politicamente.

Oggi possiamo dire che quella che può considerarsi essere stata una sorta di traversata del deserto, ci consente di intravedere l'obiettivo di ricostruire rinnovandola la Democrazia Cristiana.

Abbiamo avuto una scissione politica, contenziosi di vario genere interni ed esterni, difficoltà strutturali e finanziarie, ma oggi il Partito è vivo, radicato su tutto il territorio nazionale, sempre più presente a livello istituzionale e, soprattutto, profondamente rinnovato a livello dirigenziale e arricchito dalla sempre più ampia e qualificata adesione di giovani e donne.

Ora guardiamo al futuro attraverso un chiaro progetto politico e un autorevole e rappresentativo gruppo dirigente.

Abbiamo la possibilità di mettere in campo una squadra prestigiosa, con nuovi protagonisti: penso a Totò Cuffaro, a Sergio Marini a Gianpiero Samorì, e potrei continuare a lungo, considerando anche gli attuali dirigenti nazionali: Baruffi, D’Agrò, Carmagnola, Fago e tanti altri ai quali confermo il mio apprezzamento e il ringraziamento per il lavoro svolto, citando per tutti il sen. Renzo Gubert Presidente del Partito.

Siamo scaramantici e non ci facciamo facili illusioni, ma siamo consapevoli che possiamo costruire le condizioni favorevoli per un prestigioso impegno elettorale.

Tanti amici ci stanno incoraggiando e sollecitando sostenendo che questo è il tempo del coraggio.

Non ci tiriamo indietro, gettiamo quindi il cuore al di là della siepe, e impegnamoci tutti a riportare la D.C. protagonista al centro dello scenario politico e parlamentare del nostro Paese.

Buon lavoro!

E buon Congresso a tutti.