Stamane è stato diffuso il seguente comunicato Ansa: “L'accordo di Noi moderati con Forza Italia, sotto l'emblema del Ppe, è un primo passo per ricostruire in Italia un'area che si iscriva a questo percorso per ridisegnare un modello di società europea. A questo percorso si iscrivono tutti quei partiti che sono eredi della Democrazia cristiana e quindi non vedo assolutamente nulla di strano, ma anzi auspico, affinché ci sia una convergenza non soltanto sui candidati, ma sul voto di lista verso 'Popolari italiani europei' che in questo momento rappresenta plasticamente due simboli - Noi moderati e Forza Italia - ma che sottintende dentro il simbolo Partito popolare europeo ci sia dentro tutta quella esperienza post democristiana del nostro Paese".
Lo ha detto Saverio Romano, coordinatore di Noi moderati, ai giornalisti a margine di un convegno sulle Zes, rispetto alla possibilità di un accordo anche con la Dc nuova di Totò Cuffaro in vista delle elezioni europee. (ANSA). 2024-04-22”.
Sentire delineare l’idea di un una possibile riconduzione del partito sotto l’egida del Ppe, dopo i tentativi infruttuosi per ritornare a farne parte, non può che essere preso come una nota positiva.
Ma a ben guardare, non è così.
Premesso che il partito, o meglio la Nuova DC di Cuffaro, nonostante, immaginabili tentativi, non ha avuto da parte del Ppe, alcun via libera per l’ingresso nel Ppe, e tra i tanti motivi non ha di certo pesato poco l’esclusiva che Tajani ha preteso di volersi ritagliare, ossia voler essere unico punto di riferimento tra le forze politiche del nostro parlamento, tra quelle che non hanno smesso di gravitare attorno alla famiglia dei popolari europei, quello che non può accettarsi è il vedere come buon risultato una operazione di pura natura elettorale, che, spacciando come grande approdo la virtuale apertura verso un patrimonio di ideali e di valori che fino a ieri, aveva trovato sbarrata la porta dall’ingresso principale, alla luce del sole, con la propria identità e con il proprio profilo culturale e di lungimirante visione che affonda le sue radici nell’esperienza cinquantennale della Democrazia Cristiana di De Gasperi, tra i fondatori della comunità europea e poi del Ppe, se ci si aggroviglia nei sottili sofismi di un comunicato che non fa velo nel relega impietosamente la Nuova DC ad anonimo portatore d’acqua, in altre parole, di consensi, senza la dignità di una identità riconoscibile sotto il simbolo del Ppe, si scopre facilmente l’artificio.
Questo è alla fine il magro bottino che ci stanno offrendo?
E allora vien da chiedere a Totò Cuffaro: Se è questo, alla fine dei giochi, il grande spazio che ci stanno offrendo, non avverti un vuoto nella tua coscienza, se proprio non ti accorgi di quanto se ne stai generando nella coscienza di tanti amici, iscritti e simpatizzanti, e non vedi tutti gli estremi di un disonore per come alla fine ci stanno trattando?
E, ancora!
Non avverti sofferenza nel constatare che tu, quale responsabile dell’immagine e della dignità del partito, lo possa consentire?
Mi ricordo ancora, appena qualche mese fa, i tuoi richiami all’insegnamento di Sturzo e alla visione coraggiosa e lungimirante di De Gasperi, non disgiunti dalla riproposizione di una idea di DC, pensata in grande, per andare a finire come portatori di borracce a chi, erede di un partito padronale, facendo prevalere la ragione politica più spicciola e strumentale, in termini di voti da intestarsi come espressione incontaminata della propria leadership, nella sua competizione con la Lega di Salvini, ci ha, fino a pochi giorni fa, trattati, non di certo, con il massimo del rispetto che si dovrebbe ad un partito glorioso di lunga tradizione.
Mi chiedo e ti chiedo, se ritieni che questo epilogo che la dichiarazione ANSA pone come fosse chissà quale grande traguardo per noi, debba potersi ritenere come il frutto migliore di un anno di lavoro che ti sei intestato, nella espressione più personalista del ruolo di segretario, che io ho da subito sempre negativamente evidenziato, proprio per le inconcludenza cui, questo stile così poco compatibile con un pluralismo di cui devono essere permeate le decisioni importanti( quasi sempre passate attraverso l’Ufficio politico, l’unico, tra gli organi di vertice - Consiglio nazionale e Direzione nazionale - meno espressivo del pluralismo culturale e ideale che connota ogni forza politica organizzata democraticamente)ci avrebbe esposto, senza aver avuto mai una risposta.
Eppero’ è già da un anno, che hai la responsabilità del partito nell’idea di portare avanti una linea che ci doveva far partecipare alle europee con la visibilità del nostro simbolo e l’orgoglio della tradizione del partito che rappresenti e non come tanti sherpa, dietro le quinte, per alimentare invece una inalterata visione padronale e aziendalistica, che al momento non sembra apparire del tutto dismessa(FI non è stato di certo il prototipo del corretto assetto democratico che deve avere un partito secondo l’art.48 Cost.)essendo noto a tutti che con Il presidente Berlusconi non esistevano veri Congressi e le scelte non erano espressione delle dinamiche democratiche interne al partito, ma esclusivo frutto delle decisioni del Cavaliere.
Metodo di governance non certo paragonabile, per quanto rispettabile, pur nel quadro dell’anomalia di questo partito, alla valorosa tradizione politica della DC, che ha reso grande ed autorevole l’Italia, sollevandola da un ventennio oscuro, da un disastro bellico mondiale, e da una guerra, che dopo averci portato a fianco di Hitler, ha costretto gli italiani a tragiche e brutali sofferenze per liberare, con la Resistenza, di cui a giorni ne cade la ricorrenza, il paese,
Possibile che ti possa andare bene un marchingegno che rende solo l’idea di volersi spartire le spoglie della DC?
Proprio quello che voleva Tajani!
Che, come ben ricordi, qualche mese fa, ha imperativamente rifiutato ogni alleanza con la Nuova DC, nella visibilità dei simboli e la comune appartenenza al Ppe.
Così non riesco a ritenere comprensibile il fatto che tu, persona di grande intelligenza politica, e tutti i tuoi pregiati consiglieri, possiate così bellamente cadere in questa trappola.
E il corollario di un accordo del genere, qualora di portasse a compimento,appare ancora più inquietante.
Perché non è difficile attendersi un effetto demotivante da parte di tutta quell’area cattolico-popolare che si attende un primo solido segno di autentica rinascita della DC, che non fosse solo l’espressione di un limitato territorio regionale(Sicilia), nella chiara visibilità di un proprio programma e di una lungimirante idea di Europa, ma che, con il proprio nome e il proprio simbolo, pur associati ad altre forze affini, si disponga ad essere indispensabile artefice di pace e progresso nell’incandescente quadro geopolitico, ove continuano a spirare, dai tanti versanti ai confini con la nostra Europa, temibili venti di guerra mondiale, intanto, combattuta a pezzi, come definita con angoscia, da Papa Francesco.
Insomma, quello che ci propongono ha più il sapore di un ingenuo partecipare ad un gioco delle tre carte, dove difficilmente si coglie la carta vincente.
Un po’ come accettare di essere
Ascari senza identità e senza dignità, Con la beffa che in caso di successo della lista non potremmo mai rivendicare alcunché, ( forse qualche posto di ausiliario di uno dei fortunati eletti) in mancanza del simbolo, unico segno visibile, che può consentirci, ovunque, di rivendicare parte della paternità del risultato ed esprimere in piena responsabilità identitaria un proprio progetto.
A questo punto, dobbiamo davvero rassegnarci all’irrilevanza politica?
Non altra ci pare la conclusione di questa anonima collocazione che si vorrebbe assegnare al nostro futuro politico, relegandoci ad un arcano ruolo di portatori di voti senza l’orgoglio della propria identità.
E con essa ci pare naturale l’interrogativo se davvero dobbiamo considerare finito il grande sogno di ridare vita alla DC.
Noi che abbiamo un minimo di orgoglio preferiamo lavorare per rafforzare, nel confronto culturale permanente, che ad oggi non mi è sembrato caratterizzare particolarmente il partito - teso più a privilegiare obiettivi elettorali di breve periodo, con tutto il pugno di mosche che ci stiamo ritrovando, in termini di protagonismo e mancate alleanze, in questa imminente competizione europea - ed attendere tempi migliori, anziché mettersi al gioco di carri trainati da altri, con visioni, talora inconciliabili, in quanto espressione di una coalizione - i cui tratti salienti espressi dalla premier sono: la crescente allergia al dissenso, come emblematicamente rivela la sempre più consolidata consuetudine della premier di fare conferenze stampa senza la presenza di giornalisti, e la proposta di premierato che prelude ad un accentramento autocratico del governo, alla destrutturazione della centralità del parlamento e all’indebolimento del ruolo e delle prerogative del Capo dello Stato, che noi ci accingiamo a contrastare con una proposta di Cancellierato - con tutt’altri progetti, più farciti di modelli autocratici e meno solidaristici per l’Italia e per l’Europa.
Luigi Rapisarda