Ad un anno di distanza da una analoga assemblea oggi celebriamo ancora una volta il messaggio di Sturzo, però dobbiamo registrare che non ci riuniamo per una ulteriore cerimonia formale, ma per concretizzare un progetto che chi vede da tempo convintamente impegnati a unificare forze politiche ed associazioni che pur con varie denominazioni si richiamano alla cultura democristiana e cristiano sociale.

Come e' stato detto si tratta di un nuovo inizio,di un percorso che deve amalgamare in un unico progetto strutture politiche ed associative oggi diversificate per identità, organizzazione e presenza territoriale.

Alla base di tutto vi è un pensiero forte che scaturisce dal riferimento valoriale al popolarismo e alla dottrina sociale della Chiesa Il collante inoltre è la convinzione di tutti che si tratta di una scelta determinata dalla necessità di costruire aggregandosi un progetto politico profondamente innovativo nello scenario parlamentare ed elettorale italiano e nel contempo di far uscire dalla marginalità e dal rischio dell'irrilevanza la presenza politica dei cattolici democratici.

Vogliamo costruire una casa comune, una aggregazione unita e plurale articolata democraticamente, e rispettosa dei contributi identitari  delle varie componenti.

Siamo infatti coscienti, e le esperienze passate e recenti lo dimostrano, che le fusioni politiche a freddo o le semplici convergenze elettorali producono assemblaggi di convenienza destinati a sciogliersi come neve al sole alle prime difficoltà.

Certamente la tenuta della nuova aggregazione dovrà essere verificata nei prossimi passaggi elettorali, ma se la Federazione vuol essere davvero un evento rifondativo della presenza dei democratici cristiani dobbiamo avviare un processo politico fortemente innovativo in grado di coinvolgere non solo una miriade di sigle, ma la qualità dei singoli per gli apporti culturali e programmatici necessari per aprirci ai problemi reali delle persone e alle loro speranze.

Certamente importante sarà il contributo che potrà venire dall'apporto sinergico della fondazione D.C. Sia in termini di elaborazioni culturali e programmatiche che di formazione e selezione di nuova classe dirigente.
In sostanza, dobbiamo saldare il progetto del nuovo popolarismo a idee e contenuti profondamente innovativi da lanciare,utilizzando al meglio le nuove tecniche di comunicazione,con messaggi semplici e forti su temi prioritari,come lavoro, sviluppo, ambiente, sicurezza e legalità.

Bisogna ricercare nuovi percorsi per uscire dalle logiche elettorali dell'assistenzialismo o della semplice protezione sociale,intervenendo prioritariamente per defiscalizzare il lavoro, sostenere le imprese e promuovere un piano occupazionale che dia concrete risposte alle attese dei giovani. E’ necessario ad es. nell'immediato cogliere l'occasione dell'annunciato programma europeo sulla salvaguardia ambientale per prevedere un nuovo green deal italiano che utilizzi gli interventi settoriali integrandoli con un necessario piano di sviluppo nazionale mirato alla coesione sociale e territoriale per combattere le disuguaglianze e unificare sostanzialmente il Paese.

Inoltre dobbiamo aprirci ai nuovi fenomeni sociali di impegno e partecipazione,ai tanti giovani che manifestano nei "friday for future"  in difesa dell'ambiente e a quelli che riempiono pacificamente le piazze avvicinandosi alla politica per rifiutare la deriva verso una destra estremista che semina odio e discriminazione.

Alimentare la paura, i sentimenti di insicurezza il clima di ostilità verso il diverso significa favorire il rischio di un processo involutivo verso destra  degli equilibri fissati dai padri costituenti tra le istituzioni dello stato repubblicano.
Così come a fronte delle varie forme di democrazia diretta paventate dai grillini riteniamo debba restare fermo l'impianto costituzionale che vede nella democrazia parlamentare e nelle istituzioni intermedie il corretto canale di rappresentanza dei cittadini e l'architrave delle istituzioni democratiche del Paese.

In una società in continua evoluzione i partiti comunque ,a fronte delle emergenze e dei mutamenti , sono chiamati a farsi carico dei compiti che vengono richiesti dalle mutate situazioni storiche e sociali.

In tanti continuano a candidarsi per il governo del cambiamento,ma come accadde per la sbandierata rivoluzione liberale di Berlusconi o per l'ipotizzata democrazia diretta dei grillini il governo del cambiamento non si può neppure ipotizzare se non ci sono gli uomini e le idee che lo rendono possibile.

La D.C., ad esempio, partito pluralista e interclassista, vocato ad una capacità di mediazione riuscì nelle varie fasi storiche del Paese a sviluppare una politica di cambiamento,sapendo interpretare le voci innumerevoli e spesso contraddittorie che si levavano da una società fortemente segmentata,per proporre sintesi in grado di garantire uno sviluppo collettivo e , per quanto possibile,equilibrato e armonico.

Oggi in un quadro completamente mutato noi dobbiamo comprendere le interazioni possibili, tra i processi di cambiamento, le domande culturali, le conseguenze strutturali che si vanno intrecciando nello scenario politico e istituzionale che emerge dalla compartecipazione alla Unione Europea e dai mutevoli equilibri economici e politici a livello internazionale,e in particolare nelle are geo-politiche a noi più vicine (Libia e Medio Oriente).

In questo scenario, la collocazione dell'Italia deve a nostro giudizio restare fermamente ancorata alla scelta occidentale nel quadro politico ed istituzionale dell'unione Europea.

L'unione Europea che ci vede tra i fondatori, ma che noi dobbiamo contribuire a rinnovare trasformando le caratteristiche prevalenti di unione monetaria e finanziaria in strumento di promozione dello sviluppo mirato alla coesione sociale e territoriale e alla piena partecipazione democratica dei cittadini e dei popoli,condizione questa essenziale per costruire una vera unione politica dell'Europa.

Nello scenario politico italiano si va riproponendo un tentativo di contrapposizione tra destra sovranista e una sinistra che se pur in crisi identitaria tenta di aggregare su una linea radicaleggiante la componente
grillina. In questo scenario noi vogliamo operare per costruire un nuovo equilibrio politico attraverso come abbiamo preannunciato un progetto aggregativo al centro tra i partiti che si richiamano al popolarismo europeo con l'ambizione di diventare la sezione italiana del P.P.E.

Noi ribadiamo la nostra volontà a sollecitare scelte che superando il tradizionale recinto della diaspora democristiana e riconfermando la laicità dell'impegno politico promuovano la più ampia convergenza di quei partiti e movimenti che puntano alla costruzione di un nuovo umanesimo cristiano che interpreti pienamente i fermenti evolutivi che emergono dalla dottrina sociale della Chiesa.

Noi vogliamo incoraggiare quel nuovo protagonismo che va emergendo dal variegato mondo dell'associazionismo di ispirazione religiosa,fiduciosi che i valori che ci accomunano possano tradursi con pazienza e perseveranza in un comune progetto politico .

Per questo guardiamo con attenzione alle iniziative dei sottoscrittori del documento redatto dal prof. Zamagni, convinti però che non è più tempo di esperienze associative di pura testimonianza politica o di ulteriori partiti "bonsai" e che il percorso aggregativo pur nella salvaguardia delle identità originarie è inevitabile se non vogliamo condurre alla progressiva dispersione e alla irrilevanza la cultura politica e la partecipazione attiva dei cattolici la vita del Paese.

Attraverso il patto federativo possiamo costruire una aggregazione in grado di conquistarsi un ruolo da protagonista nei processi evolutivi dello scenario politico e parlamentare che si va prefigurando davanti a noi.

La decisione della Corte Costituzionale di bocciare la proposta di referendum per il maggioritario e il prevedibile nuovo sistema elettorale proporzionale ci danno la possibilità di proporci in piena autonomia ma di ricercare anche le opportune e funzionali interlocuzioni con le forze politiche dell'area liberal democratica diversificate da destra e sinistra.

Come democratici cristiani abbiamo lavorato, pur tra tante difficoltà, a riannodare le fila di quanti ancora si riconoscono in una idea e in una identità che permangono vive e vitali, e che responsabilmente e senza velleitarismi intendiamo proiettare in una dimensione più ampia verso l'unità politica dei cattolici democratici.

L'obiettivo è ambizioso, ma siamo consapevoli che è quello che ci viene chiesto da quelli che in atto ci seguono e dai tanti che guardano a noi con fiduciosa attesa e sono il nostro vero patrimonio politico, fatto di idee ed energie che abbiamo il dovere di impegnare e valorizzare su un progetto di sviluppo democratico del Paese che dia speranza e spazio politico alle future generazioni.

 

 

Sono intervenuti

Enrico Laurelli (giornalista),

Giuseppe Gargani vicepresidente dell'Associazione degli ex Parlamentari della Repubblica Italiana,

Calogero Mannino già parlamentare e Ministro della Repubblica,

Hermann Teusch rappresentante CSU della Baviera,

Maria Fida Moro,

Vincenzo Figuggia consigliere dell'Assemblea Regionale Siciliana,

Lorenzo Cesa segretario nazionale, Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro,

Gianfranco Rotondi presidente Fondazione Democrazia Cristiana,

Renato Grassi segretario Nazionale della Democrazia Cristiana,

Paola Binetti senatrice, Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro,

Mario Tassone segretario del Nuovo CDU Cristiani Democratici Uniti,

Giannantonio Spotorno,

Antonio Giannone coordinatore del Comitato scientifico della Fondazione DC,

Decio Terrana coordinatore politico regionale e Responsabile Enti Locali DC,

Leo Calabotta, Marco D'Agostini, Efisio Pinna.

 

Filmato del Congresso

https://www.radioradicale.it/scheda/595738/popolari-101-si-riparte