Dobbiamo registrare da più parti un crescente malessere per la gestione politica della Federazione dei democristiani e dei popolari nella fase di preparazione, di  definizione delle liste e delle iniziative politiche per le elezioni regionali e comunali.

La Democrazia Cristiana, con grande senso di responsabilità, ha supportato in Puglia e Campania le liste dell'Unione di Centro nonostante le ulteriori autonome raffigurazioni simboliche e le articolate aggregazioni di formazioni partitiche con candidature di varia provenienza politica.

Analogo speculare atteggiamento non è stato rilevato in altre regioni e in particolare in Veneto e in Liguria, dove si rischia di disperdere la presenza politica in territori di antica e radicata presenza democratico cristiana.

Certamente rilevante è  stata la mancata attuazione di un deliberato dell'assemblea che prevedeva, ove possibile, la presentazione di liste unitarie con il simbolo della Federazione, risultato purtroppo non utilizzabile in quanto mai registrato e quindi non delegabile.

Inoltre, come ha ben detto l'on. Alessi, “la Federazione dei democristiani e dei popolari è sorta come momento di interpretazione, sintesi e rappresentazione delle istanze partecipative provenienti dalle associazioni e dai movimenti di ispirazione cristiana".
Funzione questa che non può ovviamente essere assolta da una UDC allargata e riproposta come Unione di Centro.

Mario Tassone ha scritto che "allo stato, la Federazione debba considerarsi sospesa in attesa di una riunione del direttivo".

Chiuse le vicende elettorali, auspicabilmente senza ulteriori traumi, è certamente necessaria una riflessione complessiva per le conseguenti scelte politiche e operative.

 

 

L'AUSPICIO ERA ....

PECCATO AVER PERSO UNA GRANDE OCCASIONE

 

Di riprendere la via democristiana ed eticamente popolare e coniugarla nel contesto socio culturale del terzo millennio

Dal momento che i protagonisti dell’Unione hanno tutti la stessa matrice il pensiero non può che andare alle origini riconsiderandole e  ri-adattandole all’oggi. Il principio dell’incarnazione, infatti, deve essere sempre ben presente per non creare “un corpo estraneo e nostalgico” che non abiti la storia di oggi!

Ma, fedeli al principio dell’essere prima che del fare, occorrerà un bagno di grande umiltà per immergersi nei valori fontali e istitutivi della DC. Insomma riscoprirne l’anima; andare alle radici; oggi si direbbe, con un orribile fonema anglosassone, riesaminare la mission!  

Il primo impegno della Unione dei Democratici Cristiani è quello dell’impegnarsi tra gli uomini e in favore degli uomini, senza ambizioni e senza pretese. Si tratta di una “retorica dell’anima”, che da senso alla suggestiva idea di realizzare l'incarnazione storica e politica del cristianesimo attraverso la costruzione di una società ispirata ai valori della giustizia e della solidarietà, fedeli al patrimonio fondamentale del cattolicesimo democratico in favore di tutto il Paese che incarnarono Alcide De Gasperi e Luigi Sturzo.

Si tratta ora di non perdere nulla dello spirito di allora pur attuandolo e situandolo nella cultura contemporanea complessa e difficile da qualcuno definita “liquida”. Lo spirito di allora, incarnato nell’oggi, farà sì che l’ Unione dei Democratici Cristiani  sia la coscienza critica di questo Paese sempre più alla deriva non solo in quanto a valori, ma anche in quanto a progettualità e prospettive.

Essenziale sarà la riscoperta di una ideologia forte e autonoma che si ispiri con convinzione ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dell’Umanesimo Cristiano, superando ogni idea di posizionamento geometrico e le costruzioni tradizionali del mondo della politica. Lo schema della contrapposizione tra destra e sinistra non è più sufficiente a leggere il nostro tempo. La “vecchia” concezione dei partiti che si dividevano la destra, la sinistra e il centro, comprese le “estreme” di destra e di sinistra, non possono interpretare l’identità piena del Partito dell’ Unione dei Democratici Cristiani che intende proporsi non già per una posizione geografica da occupare.

L’opinione pubblica, in particolare il mondo giovanile dimostrano spesso disaffezione, disinteresse e sfiducia verso la politica e concordano nel rifiuto di collocarsi sull’asse destra-centro-sinistra. Anche per questo l’ Unione dei Democratici Cristiani deve costruire un’alternativa del tutto nuova. Deve essere un soggetto capace di parlare a tutti gli italiani, proponendo “la posizione” dell’ Unione dei Democratici Cristiani centrata sui valori e gli ideali che intende incarnare e che sono stati gli imperituri principi, gli alti ideali e le fonti delle origini.

Dovremmo essere tutti convinti e persuasi che l’Unione dei Democratici Cristiani o sarà il soggetto che attualizzerà in ogni ambiente la Dottrina Sociale della Chiesa e l’Umanesimo Cristiano o non sarà!   

Questi orientamenti di buon cammino consentiranno alla Unione dei Democratici Cristiani di ri-trovare e ri-creare i presupposti di un dialogo continuo con l'opinione pubblica. Il partito deve poter dare una risposta alle domande che provengono dal Paese, assolvendo a una funzione di chiaro indirizzo che attinga ispirazione e orientamenti nelle istanze e nelle radici culturali che affondano nella migliore e più grande tradizione del pensiero politico cattolico contemporaneo, fatta sempre salva la laicità del Partito.

Di fronte ai fermenti che attraversano la società occorre dare una risposta chiara e di riferimento; ma questo costringe tutti i democratici cristiani a fare un salto di qualità, uno sforzo di adeguamento per dare spazio e sbocco politico a quest'ansia di rinnovata autenticità.

La coscienza critica quale intende essere l’Unione dei Democratici Cristiani per il Paese, deve considerare la cultura di un popolo che è ricerca e intelligenza, impegno per il rinnovamento del costume civile, e animare nella coscienza dei popoli le ipotesi e le utopie che saranno storia di domani.

Ma al contempo non  potrà trascurare la realtà economica e sociale italiana la cui indubitabile crisi sta provocando un malessere  che fortemente e dolorosamente segnano l’attuale momento storico del Paese.

Le grandi trasformazioni sociali, economiche, culturali e politiche che attendono il nostro Paese dopo la precarietà della gestione politica recente esige da parte nostra responsabilità, fiducia piena nella democrazia, nella giustizia sociale e nel confronto delle idee. La luce della Dottrina sociale della Chiesa e dell’Umanesimo cristiano favoriranno e orienteranno criteri indicativi validi per la moralizzazione della vita pubblica, il senso del diritto, la disciplina dell’azione e dei rapporti politici per una vera etica della politica.

L’etica della politica è un tema ricorrente e altalenante. Ogni tanto acquista senso e significato, in altri momenti è silente. Gli è che davvero è troppo poco vissuto.

Ma che cosa si intende per etica politica? Essa non si occupa delle azioni individuali, ma delle azioni attraverso le quali gli individui raccolti in comunità politicamente organizzata danno forma alla vita comune dal punto di vista costituzionale, giuridico, amministrativo, economico, educativo, ecc.

Max Weber distingueva due polarità dell’etica: quella dei principi e quella delle responsabilità.

L’etica dei principi si riferisce alla premessa.

L’etica delle responsabilità mira alle conseguenze dell’agire.

Non v’è dubbio che la politica si basi soprattutto sul proclamare i principi e considerare di meno le conseguenze delle proprie scelte. L’Unione dei Democratici Cristiani deve privilegiare il proprium dell’azione politica, piuttosto che limitarsi alla proclamazione dei principi. Si tratta indubbiamente di una difficile impresa, ma non si potrà prescindere dal concepire e attuare un programma fatto di priorità, di risorse, di regole necessarie a mettere in pratica e contemperare sempre meglio, nel tempo e nei diversi ambiti sociali e territoriali, principi che siano universalmente accettati.

La politica potrà arginare le ambiguità cui sembra destinata se porrà a fon­damento di se stessa il rispetto di leggi comuni e l’osservanza di principi etici, rimettendo in gioco la nozione stessa di “coscienza morale”.

Mi ha sempre colpito il fatto che Aristotele avesse chiamato la filosofia pratica complessivamente "scienza politica", in quanto il bene della pólis comprende quello del singolo individuo. Essa contiene dunque anche l'etica, che è la parte dedicata al bene del singolo. La politica, infatti, trova la sua ragion d’essere nel costruire il bene della “polis”, ossia della città in cui gli uomini e le donne quotidianamente abitano.

Ho ritrovato di recente alcune righe che Alcide De Gasperi ha indirizzato poco prima della sua morte a Oscar Luigi Scalfaro. Vi si legge: «Quello che dobbiamo soprattutto trasmettere l’uno all’altro è il senso del servizio del prossimo, come ce l’ha indicato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana, senza menar vanto dell’ispirazione profonda che ci muove e in modo che l’eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del nostro umanitarismo e della nostra socialità».

L’insegnamento è che nella vita come nella politica, il bene si riconosce dai frutti, non dalle radici; dalle realizzazioni, non dai proclami. La qualità̀ della politica è legata alla qualità̀ umana di chi si impegna in essa.

Etica e politica debbono tornare a recuperare la loro funzione primaria, tenendo sempre ben presente che la questione del rapporto fra etica e politica non è diverso dal problema del rapporto fra la morale e tutte le altre attività dell’uomo. In fondo  si tratta della vexata quaestio della distinzione fra ciò che è moralmente lecito e ciò che è moralmente illecito.

Papa Francesco ha usato parole forti per richiamare i politici: «La complessità della vita politica italiana e internazionale necessita di fedeli laici e di statisti di alto spessore umano e cristiano per il servizio al bene comune».

E, dunque: coraggio! Prepariamoci a vivere la politica come espressione massima della carità al servizio del bene comune. Impegnarsi a fare bene il bene è lo slogan che può fare da corona alla nostra riflessione.

Sostenga tutti, in questo cammino unitario, il convincimento del Servo di Dio Alcide De Gasperi: «Non abbiamo il diritto di disperare dell’uomo, né come individuo né come collettività; non abbiamo il diritto di disperare della storia, poiché Dio lavora non solo nelle coscienze individuali, ma anche nella vita dei popoli». (Discorso di Bruxelles, 1948)