Di ritorno dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Pellegrinaggio Ecumenico di Pace in Sud Sudan, Papa Francesco ha voluto, come da tradizione, recarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per ringraziare la Vergine Maria per il suo 40° Viaggio Apostolico Internazionale.

Questo viaggio ha regalato momenti storici come la Santa Messa celebrata all'aeroporto “Ndolo” di Kinshasa davanti a due milioni di persone o l'incontro con le vittime della violenza in Congo. In Sud Sudan una delle immagini più forti è stata quella della preghiera ecumenica con l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields, e il discorso davanti alle autorità del Paese.

Questo storico viaggio ha avuto un obiettivo ben chiaro per il futuro: non dimenticare questi due Paesi. 

Pur volendo evidenziare 5 “sentenze” tra le più significative, appare subito chiaro che potrebbero benissimo essere altre cinque le frasi più incisive: infatti ogni discorso di Papa Francesco è stato più potente dell'altro. Merita certamente leggerli di nuovo e di approfondirli.

 

1 - "L'Africa non è una mina da far esplodere"

Il Santo Padre Francesco è atterrato alle 15:00 a Kinshasa del 31 gennaio, e alle 17:30 stava già pronunciando il suo primo discorso davanti alle Autorità, alla Società Civile e al Corpo Diplomatico Congolese. Ha ammesso il suo grande desiderio di essere in questo Paese “e finalmente sono venuto a portarvi la vicinanza, l'affetto e il conforto di tutta la Chiesa cattolica”.

Il Papa, fin dall'inizio, è stato enfatico chiedendo alla comunità internazionale di rispettare e ascoltare il Paese e il continente, che meritano “spazio e attenzione”: “Non toccate la Repubblica Democratica del Congo, non toccate l'Africa. Smettetela di soffocarla, perché l'Africa non è una miniera da sfruttare o una terra da saccheggiareChe l'Africa sia protagonista del proprio destino”.

2 - "Non c'è cristianesimo senza comunità, così come non c'è pace senza fraternità"

Il giorno dopo, 1 febbraio, Papa Francesco ha vissuto una delle messe più massicce del suo pontificato. Quasi due milioni di persone hanno partecipato alla Celebrazione eucaristica all'aeroporto “Ndolo” di Kinshasa. Lì il Santo Padre ha chiesto a tutto il popolo del Congo di “deporre le armi”: “Il momento sia opportuno per voi, che in questo Paese vi chiamate cristiani, ma commettete atti di violenza. Il Signore ti dice: “Deponi le armi, abbraccia la misericordia ””.

Dopo aver riflettuto sul perdono, il Papa ha dedicato alcune parole al significato di “comunità”: “Non c'è cristianesimo senza comunità, così come non c'è pace senza fraternità”. Come avvenne con i primi cristiani, Papa Francesco ha ammesso che anche per noi c'è un rischio, quello di “camminare da soli, cercando nella società, e anche nella Chiesa, potere, carriera, ambizioni”.

3 - "Le vostre lacrime sono le mie lacrime, il vostro dolore è il mio dolore"

Un altro dei momenti più suggestivi di questo 40° viaggio apostolico è stato, senza dubbio, l'incontro del Sommo Pontefice Francesco con le vittime delle violenze in Congo in una zona martoriata del Paese, come l'est del Paese africano, dove gli omicidi, mutilazioni o rapimenti sono all'ordine del giorno. In questo senso il Vescovo di Roma ha sottolineato la sua vicinanza al suo popolo: “Le vostre lacrime sono le mie lacrime, il vostro dolore è il mio dolore. A ogni famiglia in lutto o sfollata a causa di città in fiamme e altri crimini di guerra, ai sopravvissuti ad aggressioni sessuali, ad ogni bambino e adulto ferito, dico: sono con voi, vorrei portarvi la carezza di Dio. Il suo sguardo tenero e compassionevole si posa su di te. Mentre i violenti li trattano come oggetti, il Padre che è nei cieli guarda la loro dignità”, ha detto commosso il Santo Padre.

4 - “Basta con la distruzione, è tempo di costruire. Dobbiamo lasciarci alle spalle il tempo della guerra e promuovere un tempo di pace”

Papa Francesco è sbarcato in Sud Sudan venerdì 3 febbraio e il suo primo discorso è stato davanti alle autorità del Paese. Nei giardini del Palazzo Presidenziale di Juba, il Santo Padre ha chiesto la pace per tutto un popolo che, “con grande dignità” – ha detto – “ piange per le violenze che subisce, per la costante insicurezza, per la povertà che lo colpisce e per le calamità naturali che lo tormentano”.

“Basta – ha chiesto il Papa - Signor Presidente, signori Vicepresidenti, in nome di Dio, del Dio che insieme preghiamo a Roma; del Dio mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29), in cui tante persone nel vostro Paese credono, è giunto il momento di dire basta, senza condizioni e accuse reciproche su chi si è reso colpevole, basta lasciare il popolo assetato di pace. Basta distruzione, è tempo di costruire. Dobbiamo lasciarci alle spalle il tempo della guerra e promuovere un tempo della pace”.

5 - "Il mondo intero è in guerra, in autodistruzione, fermiamoci!"

Sul volo di ritorno a Roma, Papa Francesco ha affrontato varie questioni con i giornalisti insieme all'arcivescovo di Canterbury e al moderatore della Chiesa di Scozia. Uno di loro era ovviamente oggetto di guerra e, quando gli è stato chiesto di Ucraina e Russia, il Santo Padre è stato schietto: "Sì, ci sono guerre più importanti per il rumore che fanno, ma il mondo intero è in guerra e in autodistruzione. Dobbiamo pensare seriamente: è autodistruttivo. Fermiamoci in tempo, perché una bomba te ne chiede una più grande e un'altra più grande e nell’escalation non sai dove andrai a finire".