La fede non è più – riconosceva Benedetto XVI undici anni fa – un ovvio presupposto del viver comune (figurarsi oggi!). Nel motu proprio dal bellissimo titolo “La porta della fede” (Porta fidei), uno degli ultimi atti del suo pontificato, papa Ratzinger sottolineava l’esigenza di riscoprire proprio il cammino della fede, leggendo i testi del Concilio in maniera appropriata all’interno della Tradizione della Chiesa e cimentandosi nella nuova evangelizzazione, grazie anche ad un rinnovato impegno missionario.

Il motu proprio ratzingeriano usciva a vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II quale “sussidio prezioso e indispensabile” e norma sicura per illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede. La fede di sempre beninteso, che implica necessariamente una testimonianza ed un impegno pubblici. Ecco quindi l’importanza di “cercare la fede” (Paolo a Timoteo) e ripercorrerne la storia, sapendo che la ricerca del senso della vita è già un preambolo alla fede e che la Chiesa si offre, all’uomo d’oggi, quale comunità visibile della divina misericordia.

 

Ruggero Morghen