IL POPOLO

Editoriali

Dal 1890, il primo maggio è stato celebrato come simbolo di lotta e solidarietà con le sofferenze e le richieste della classe operaia. Questo giorno fu scelto in ricordo degli eventi di Chicago del 1886, quando fu indetto uno sciopero - iniziato proprio il 1 ° maggio - che si concluse in rivolta pochi giorni dopo. Il raggiungimento della giornata lavorativa di 8 ore è stato il risultato più notevole di quell'azione, sebbene il prezzo in vite umane fosse stato molto alto. Di conseguenza, in breve tempo, il tessuto sociale del momento è stato ristrutturato. Molto più tardi, nel 1955, Papa Pio XII battezzò questo giorno ponendolo sotto l'invocazione di San Giuseppe Lavoratore.
Erdogan ha dato del maleducato ed impertinente al nostro Presidente del Consiglio. Mario Draghi non ha certamente bisogno di consigli, né tantomeno vogliamo dargliene. La visita a Tripoli con la collegata polemica sul ruolo della guardia costiera libica e l’incidente diplomatico scaturito dall’appellativo di dittatore al Presidente Erdogan, ci inducono tuttavia ad una piccola riflessione a voce alta. La questione è lampante: Draghi non ha minimamente risposto alle sollecitazioni giuntegli per sconfessare o ammorbidire il suo giudizio sul presidente turco.
Quando nel panorama dell’informazione, si affaccia una nuova testata giornalistica c'è sempre da plaudire per l'arricchimento che porta nella miglior conoscenza di fatti eventi e questioni. Se poi la testata è politica e segna la rimessa in cammino del giornale che fu l’organo di partito della Democrazia Cristiana, allora la sfida che ci si accinge ad intraprendere e l’impegno ad un servizio che si traduca per il paese in contributo fattivo ad una ridefinizione armoniosa dei diversi ambiti della società, diviene ancora più impegnativa.
Dotati di capacità di meditazione e d’attesa, era improbabile che i leader politici del passato cedessero alla vanagloria o che, in preda all’emotività, ponessero la suggestione al posto dell’intelligenza; essi sapevano che la politica è anche l’arte di osservare e dunque di ragionare su quanto osservato.
Era il 19 agosto 1954 quando, nelle prime ore dell’alba, moriva nella sua casa di Sella in Valsugana Alcide De Gasperi. La visione politica di De Gasperi è stata tutta radicata su un principio fondamentale che è la fede; la fede religiosa e la fede nella democrazia. Questo credo ha attraversato tutta la vicenda dello Statista trentino nella sfera personale come in quella pubblica ed è stata talmente forte da non vacillare nemmeno nei momenti più critici. La fermezza con cui De Gasperi è rimasto fedele al compito, che egli ritenne essenziale, di guidare, dopo l’esperienza dei totalitarismi, l’evoluzione democratica del Paese, è testimoniata dalla costante consapevolezza di non doversi piegare a nessun tipo di pressioni.