IL POPOLO

Editoriali

Il meccanismo mostruoso del “fine processo mai” della riforma Bonafede, per fortuna è stato novellato. Con la doppia fiducia la Camera dei deputati ha varato una versione assai differente di quel testo, attualmente in vigore. Pur lasciando inalterato il sistema nel primo grado di giudizio, modifica in modo netto la decorrenza per la definizione dei gradi successivi, ossia in appello e nel ricorso in Cassazione. Così, per il gravame che introduce un nuovo giudizio di merito, viene introdotto un tempo massimo di due anni per la sua definizione, ampliato a tre anni per i primi tre anni dall’entrata in vigore della riforma.
Le cronache ci dicono che su questo tema, pochissimo noto ai più, si stanno conducendo battaglie epiche. Cos’è la prescrizione? È un istituto giuridico per il quale e con il quale, come si diceva un tempo a proposito della filosofia, ogni cosa resta tale e quale. La violazione è stata commessa ma non è più perseguibile perché è passato troppo tempo. La prescrizione, quindi, è la presa d’atto che il decorso del tempo ha reso inutile continuare un procedimento giudiziario. Nulla di più sensato.
La Democrazia Cristiana ritiene che la riforma della Giustizia sia prioritaria, urgente e necessaria e invita gli iscritti e gli aderenti al Partito a collaborare per la raccolta delle firme per i referendum proposti e certamente utili al Governo per accelerare questo importante processo riformatore. La Democrazia Cristiana ritiene che la riforma della Giustizia sia prioritaria, urgente e necessaria e invita gli iscritti e gli aderenti al Partito a collaborare per la raccolta delle firme per i referendum proposti e certamente utili al Governo per accelerare questo importante processo riformatore.
Non possiamo fare a meno dell’Europa. Non possiamo immaginarci pulviscolo attorno ai sistemi solari americano, russo e cinese, ma dovremmo immaginare delle correzioni di rotta per una patria comune europea. La rivalutazione delle identità nazionali non è contro la ricerca di un’identità culturale europea. Dovrebbe esserne la premessa. La 1^ Guerra mondiale affratellò nel sangue Italiani del Nord e del Sud, costretti a far fronte unito contro i rischi delle trincee e la morte in battaglia. Dobbiamo aspettarci un’altra guerra mondiale per sentirci fratelli europei?
Il dramma che si sta consumando tra i 5Stelle è il punto d’arrivo di una crisi iniziata molto tempo fa, in pratica da quando il Movimento si è trovato di fronte al problema della sua immaturità nel guidare il Paese. I proclami, gli slogan, i luoghi comuni, le esternazioni più o meno farneticanti dei suoi esponenti hanno preoccupato i benpensanti e fatto ridere il mondo. La parabola politica del Movimento si riassume in una frase sola: vogliamo governare. Con la Destra o con la Sinistra, non importa, vogliamo stare al governo.
Il Segretario Nazionale e i dirigenti della Democrazia Cristiana manifestano la loro condivisione della Nota Verbale con cui la Santa Sede ha chiesto "informalmente" al governo italiano di modificare il disegno di legge contro l'omofobia. Le libertà tutelate dal Concordato Stato-Chiesa sono una preziosa e specifica applicazione di libertà positivamente laiche che sono fondamentali per tutti nell’espressione di visioni e opinioni, nell’insegnamento, nell’organizzazione associativa.
Qualche disorientamento, tra i tanti inossidabili democristiani, l’avrà messo in conto Marco Follini quando ha sentenziato quel giudizio negativo sulla possibile riedizione della DC, nel suo riproporre, nelle tante interviste, i tratti più significativi del suo libro, ”Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito", pubblicato nell’ottobre del 2019. Ma una più attenta rimeditazione del recente passato e di qualche giudizio severo sul futuro della DC, si impone. E tra i tanti non si può tralasciare e non mettere sotto un nuovo focus, anche, l’asserzione, appunto, di Marco Follini: “..la DC non può più rifarsi”.
La Direzione Nazionale della Democrazia Cristiana, riunitasi a Roma il 20 maggio 2021, ha deliberato che il tesseramento con validità biennale in atto, causa le limitazioni imposte dal covid, si concluderà il 31 dicembre 2021. Gli iscritti nel biennio 2018/2019 potranno rinnovare l’adesione al partito, trasmettendo contestualmente, entro il 15 luglio 2021, la conferma dell’iscrizione e la quota prevista (Euro 10,00)
Se guardiamo al nostro panorama politico tra populismi, incapacità, improntitudine, pressappochismo, giustizialismo, dottrine antisistema, avventurismo e grave sbilanciamento del rapporto tra i poteri dello Stato, non possiamo non provare forte preoccupazione per il degrado politico, economico e sociale nel quale una classe politica inadatta e velleitaria ci ha condotti e al contempo per il futuro dell’Italia. Così affiora prepotentemente la domanda: nel futuro della nostra Italia, molto provata da politiche improvvisate e pandemia, c'è spazio per un nuovo e armonico modello di sviluppo, come la DC seppe costruire nel secondo dopoguerra e per una rigenerata etica pubblica? E qui che la scommessa investe direttamente la rinata DC.
Siamo di fronte a più tentativi di riattivazione da parte di persone diverse, ma vi è stato un solo processo di riattivazione, quello suggellato dal XIX Congresso DC di Roma, che ha eletto Segretario Politico (Grassi), Consiglio Nazionale e organi di garanzia, dando delega al Consiglio Nazionale per modifiche funzionali di Statuto. Risulterebbe strano che la tutela della DC tramite pronunce di organi di garanzia e rispondendo ad azioni giudiziarie ostili venisse poi contraddetta da accordi, avallando la tesi che esistano molte DC.