IL POPOLO

Editoriali

La questione climatica è terribilmente seria. Lo è non perché, ora, ne parlano tutti, anche troppo, o perché la giovane Greta Tunberg riesce a coinvolgere migliaia di persone nella sua crociata. Lo è perché matura da più di mezzo secolo e nessuno se n’è accorto o non se ne è voluto accorgere. Le mutazioni climatiche sono una cosa troppo seria per farne spazzatura pubblicitaria o esca per protagonismi politici di bassa lega. La spettacolarizzazione non giova alla verità e non aiuta alle soluzioni.
Sono grato a chi ha lanciato un sasso sull’affermazione delle liste Dc, andate persino oltre l’aspettativa, in Sicilia, ma più nel segno e nella ricerca di un personalismo, che si fa fatica a trovare se non si coglie lo spirito di servizio che ha animato questa scommessa. Meno invece in una chiave di lettura versata ad indagare sulla grande voglia popolare di riproposizione di quel patrimonio di ideali e di valori di cui è stata espressione la Democrazia Cristiana. Ragion d’essere, oggi, di questo risveglio che ha trovato il suo primo motore nelle tante mancate risposte che sta caratterizzando l’attuale quadro politico, emblematicamente rappresentato da un astensionismo alle stelle.
Chiusa Roma, si apre Glasgow. La fiera multinazionale delle vanità. Più o meno gli stessi problemi, più o meno le stesse facce importanti. A Roma, diecimila poliziotti, a Glasgow venticinquemila delegati. Sono numeri che colpiscono, come lo scalpello d’uno scultore. Cosa potranno decidere mai a Glasgow, sul clima, venticinquemila delegati, dopo che i venti leader più importanti della terra, a Roma, hanno concluso poco o niente? Nulla. È dagli anni Ottanta che si è cominciato a parlare del clima e dei problemi dell’inquinamento ambientale, dei rifiuti nocivi e così via, nella generale indifferenza della politica.
Con la conclusione del G20, magistralmente presieduto dal nostro premier Draghi, si avvierà un nuovo processo di sviluppo che mai si era neanche immaginato potesse trovare tanta fervente cooperazione da parte di Paesi poco acconci ad accordi congiunti. Anche il nostro partito, che ha tra le fonti precipue la dottrina sociale della Chiesa, nella sua secolare declinazione attraverso le encicliche papali, non può sottrarsi a tale dovere nel contribuire - con la progettazione della migliore azione politica convergente verso il raggiungimento più virtuoso di questa ambiziosa frontiera eco-ambientale e di maggiore equità e solidarietà tra i popoli - a salvare la nostra Terra, unica casa di tutto il genere umano.
La Democrazia Cristiana, nella persona del segretario nazionale Renato Grassi e del segretario amministrativo Mauro Carmagnola, esprime solidarietà e vicinanza al commissario regionale Totò Cuffaro per l’attacco arbitrario e gratuito, perché sfornito di ogni qualsivoglia titolarità, da parte di tale signora Sabina Scaravaggi, qualificatasi portavoce nazionale della Democrazia Cristiana. Contrariamente a quanto si dice falsamente nella dichiarazione della signora Scaravaggi non esiste alcuna sentenza che statuisca alcunché nei confronti della Democrazia Cristiana come qui rappresentata dai sottoscritti. Mentre le sentenze cui si allude, il cui iter giudiziario si è concluso con la nota Sentenza di Cassazione 25999 del 2010, hanno affermato e riconosciuto che la DC non si è mai ritualmente sciolta.
Conclusi i ballottaggi per quest’ultima tornata di amministrative, la Destra raccoglie sul terreno morti e feriti. Un disastro. Le motivazioni addotte lasciano il tempo che trovano. Elezioni affrettate, candidati non convincenti, confusione d’idee, una ventata di neo-antifascismo improvvida, una battaglia no-vac e no green pass incomprensibile. Cavalcare l’onda del dissenso non porta fortuna se non si hanno idee, e la Destra, purtroppo, non ne ha.
In Sicilia il messaggio degli elettori è stato chiaro ed inequivocabile nel riconoscersi in quel patrimonio di ideali e di valori che non si sono mai resi evanescenti, come invece appaiono essere effimeri e rifrangenti le illusorie e ingannevoli risposte che appagano emozionalità precarie, inadeguate ad assicurare radici salde e durature in grado di dare certezze e fiducia nel futuro. Ma l’esito va letto anche in controtendenza con un astensionismo che è stato inequivocabilmente il segno più forte, di questa disaffezione al voto. Astensionismo già al limite di ogni livello di guardia ....
La Democrazia Cristiana ha fatto ritorno nei municipi della Sicilia. In alcuni Comuni siciliani le liste della Democrazia Cristiana hanno eletto alcuni consiglieri comunali. In certi casi, la DC ha anche superato le percentuali degli alleati. Simbolico il risultato a Caltagirone, la città di don Luigi Sturzo, dove la lista Dc ha sfiorato il 6% entrando dunque in Consiglio Comunale. Molti i giovani che hanno riscoperto valori e ideali e che si vogliono accostare alla politica. E' tornato il partito di De Gasperi, di Sturzo: un partito di ideali che sa suscitare ancora molte emozioni ed emana fascino. Il Segretario Nazionale si è felicitato per il risulttao ragigunto.
Se metà paese non vuole essere rappresentato da questi apparati di partito e non trova rappresentative la maggior parte delle candidature che, magari lasciano trasparire poca competenza, poca affidabilità e, in definitiva, non suscitano che poco entusiasmo, vuol dire che il sistema è oramai arrivato al suo limite e deve trovare subito una soluzione altrimenti ci troveremo presto con "democrature" plebiscitarie e non più con scelte partecipate e consapevoli, come, appunto, sta avvenendo sempre meno, da parte delle nostre comunità territoriali.
Sì, è stato davvero un bel botto questa tornata di elezioni amministrative, tra esaltazioni, bugie e riconferme. I commenti si sprecano, come d’uso. Cerchiamo di non ripeterli. Passata l’abbuffata elettorale, in attesa dei ballottaggi a Roma e Trieste torniamo ai fatti concreti. Bisogna governare, A questo ci pensa Draghi e ritorna l’eterno quesito: al governo o alla Presidenza della Repubblica? Draghi è indispensabile, ma dà fastidio a tutti. Troppo serio. Non ci sono abituati e si sentono tutti inferiori a lui e minorizzati, perché sanno di non contare nulla, nemmeno Letta.