Lo spettacolo miserando di queste votazioni presidenziali è sotto gli occhi di tutti e palesa l’incapacità totale dei nostri politici.  Lo sapevamo, ma non fino a questo punto.

Il Centrodestra vagheggia nomi impossibili, Il Centrosinistra tace e non si esprime.  Ognuno gioca la sua partita che, purtroppo, non è quella del Paese che vorrebbe un Presidente adeguato e un governo stabile. Follie.

Le varie votazioni si succedono come in una commedia di cattivo gusto: schede bianche, astensioni, nomi improponibili buttati là, sulla scheda, che esprimono solo ignoranza e disprezzo.

Risorgono gli Amato, i Cassese, i Casini (tantum nomini!), buoni per tutte le avventure. Non c’è altro nel secchio?

Un sentimento forte serpeggia nel Paese: ma perché non lasciare le cose come stanno, con Mattarella rieletto a gran voce e Draghi alla Presidenza del consiglio?

A questa quasi unanime convinzione ostano alcuni fatti evidenti.

Draghi alla Presidenza della Repubblica andrebbe bene a tutti, ma non ai partiti. Li ha spiazzati come Presidente del Consiglio. Come Presidente della Repubblica per un settennio (due elezioni nazionali in mezzo, se non tre, non lo regge nessun partito. Li frantuma e con questi gli imbecilli che li guidano. 

Un Draghi Presidente della Repubblica potrebbe indire subito le elezioni, e queste non le vuole nessuno. Non si possono perdere prebende e privilegi un anno prima della scadenza elettorale del mandato. Considerazioni umane, ma che dovrebbero essere ininfluenti per uomini di Stato veri.

Inoltre, Draghi potrebbe nominare un Presidente del Consiglio a suo piacimento, entro certi limiti, e questo non è digeribile. Insomma, Draghi va fatto fuori. Su questa politica i nostri “politici” sono tutti d’accordo, È già qualcosa.

Se Draghi non è gradito alla Presidenza della Repubblica, invece, è gradito come Presidente del Consiglio, perché ha la pazienza di tenere unita una maggioranza liquida. Fino a quando, però? Le tensioni fra i de schieramenti si rinnoveranno questo anno che precede  le elezioni in misura ancora più forte.

Il toccasana, invocato da tutti, potrebbe essere Mattarella. Il tandem Mattarella-Draghi andrebbe bene a tutti, ma è solo un’ipotesi.

Mattarella ha più volte detto che non vuole restare. Dubito, però, che a fronte di una quasi unanimità di voti, si tirerebbe indietro. Ma siamo ancora nelle nuvole.

Lo spettacolo è pietoso, se non indecente, a partire da un Parlamento che, in realtà, non serve a nulla, così come è composto. Sembra un vecchio dagherrotipo dell’Ottocento, inutile e sbiadito.

Fra un anno, la metà di questi “legislatori” che non legiferano nulla tornerà a casa sua e scomparirà dalle cronache parlamentari.

A questo punto, la riduzione del numero dei parlamentari è stato un bene, ma su scala minore si riproporranno gli stessi difetti:  limitata rappresentanza popolare, scarsa maturità politica,  prevalenza degli interessi personali. Una riforma andrebbe attuata.

Se Mattarella, a suo tempo, avesse sciolto il Parlamento, oggi ci sarebbe una rappresentanza politica diversa, con una maggioranza, forse più coesa. Ma non l’ha fatto. Inoltre, se il Parlamento serve solo a votare la fiducia, serve a poco.

Chi comanda in Parlamento (se comanda)? I capi partito. E che sono i partiti? C’è un vuoto costituzionale che non li ha mai definiti e non ha mai dato loro il diritto di governare il Paese. Anche qui, ci vorrebbe l’attuazione del dettato costituzionale. I partiti non lo vogliono? Peggio per loro. Costituzionalmente, i partiti sono inesistenti.

Manca una legge elettorale stabile. Ad ogni tornata elettorale si fa una nuova legge, una cosa assurda. Il potere non nasce dal popolo, ma dagli artifici della legge. È democratico?

Il Paese è in sofferenza per tanti motivi. Non gliene importa nulla di questo o di quel Presidente. È roba per gli addetti ai lavori. Vuole la tranquillità di un governo stabile e di una direzione presidenziale certa, non affidata all’Arlecchino di turno, eletto solo perché non da fastidio ai partiti e ai loro intrighi.

Il Centrodestra si sta mostrando per quello che è: un nulla borioso che non riesce ad uscire dal pantano delle controversie. Salvini si agita, ma a vuoto. Un fallimento che lo porterà alla rovina.

Il Centrosinistra, se possibile, va ancora peggio.  Sta lì, come una statua immobile, cincischiando parole come “alti valori morali” e “condivisione”, ma non uno straccio d’idee.

La morte della politica non fa piacere a nessuno. Nel vuoto, precipitiamo tutti.

 

Stelio W. Venceslai