Qualunque sia l’esito del voto e tutto fa presupporre che, ahinoi, prevarrà la destra con la Meloni  e Fratelli d’Italia primo partito, la nostra prospettiva rimane al centro della politica italiana. Grave e per molti versi stupido, secondo il terzo principio della stupidità di Cipolla, il NO di Calenda al nostro simbolo e alla partecipazione di nostri candidati nella lista del terzo polo, e neghittosa l’accettazione di Renzi di quel diktat.

Calenda coltiva l’ambizione di rappresentare l’area liberale e di un nuovo e fuori tempo “azionismo de noantri” che, in continuità con quella storia, non può che aborrire un’alleanza con la DC e i Popolari. Meno comprensibile Renzi che, di questa nostra storia politica e culturale, è stato pure partecipe. I risultati del prossimo 25 settembre ci diranno se e chi ha avuto ragione.

Noi, privati del simbolo e di candidati, come ha condiviso la direzione nazionale DC del 6 settembre scorso, saremo liberi di votare secondo scienza e coscienza, decidendo in base ai candidati presenti nelle diverse liste più vicini ai nostri principi, interessi e valori.

Da parte mia, come ho più volte sostenuto, non sarò mai a sostegno della destra nazionalista e sovranista, che ai nostri alleati euro atlantici appare, da un lato, continuatrice della cultura post fascista  e anti europea (la Meloni) e dall’altra (Salvini) filo putiniana.

Spiace che qualche autorevole amico abbia deciso, credo per preminenti ragioni tattiche, l’alleanza con questa destra e, soprattutto, con amici come quelli del trio UDC di Cesa e C. con i quali abbiamo un contenzioso aperto da molti anni, nei quali il trio UDC dei sopravvissuti a destra, hanno lucrato abbondantemente dell’”abuso” dell’utilizzo del nostro storico simbolo scudo crociato, come ha ben evidenziato l’amico Carmagnola, il quale ha annunciato di riaprire il contenzioso su questo tema dopo il voto.

Nessuna possibilità di alleanza strategica con la destra, e spiace quella fatta da quel campione di sopravvivenza al galleggiamento fatta dall’amico Rotondi che consideravo “ il miglior fico del bigoncio”, il quale, navigando da manca a dritta e di bolina, ha finito col diventare uno dei più appassionati sostenitori della “Sora Giorgia”, alleata della destra di Orban.

La DC dopo il voto, in continuità della sua storia politica, ossia di un partito che, noi vecchi DC della DC storica, abbiamo sempre connotato come: “popolare, democratico e antifascista”, saremo ancora una volta alternativi alla destra nazionalista e populista e distinti e distanti dalla sinistra senza identità. Contrariamente a qualche amico che, per errate considerazioni sul piano etico, ha scelto la destra, crediamo, infatti, che dopo il voto sarà  necessario riprendere a tessere il filo con gli amici del terzo polo e con quanti anche nell’area del PD, sono interessati a concorrere alla ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale.

Sì un centro politico nuovo è possibile e la partecipazione di una forte componente popolare e democratica indispensabile. Ci auguriamo che Matteo Renzi, torni ai principi e ai valori della sua origine politica, che è quella dei popolari e democratico cristiani e con lui e con gli amici che saranno eletti del terzo polo, si possa, quindi, riaprire un dialogo, stupidamente interrotto dal diktat calendiano.

L’idea ambiziosa della ricostruzione del vecchio partito d’azione, Renzi la lasci a Calenda, convinto, insieme a noi che, come nella migliore storia della nostra Repubblica, l’apporto della componente democratica cristiana e popolare è tuttora determinante. Avremo modo di ragionare con più elementi a disposizione dopo il voto del 25 settembre, ma, intanto, riconfermiamo che il nostro progetto politico era e rimane quello di un centro politico nuovo nel quale la componente democristiana e popolare sia ben rappresentata.

Nel frattempo, come DC e Popolari lanciamo l’idea di un comitato per la difesa della repubblica parlamentare, il ritorno alla legge elettorale proporzionale con le preferenze e l’applicazione dell’art. 49 della Costituzione in tutti i partiti politici che intendono concorrere alla vita politica della nazione.

Ettore Bonalberti