Al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

e, p,c.   Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al Presidente del Senato Ignazio La Russa

Al Presidente della Camera Lorenzo Fontana

Al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Al Presidente del Gruppo Fratelli d’Italia Tommaso Foti

Ai Direttori Responsabili delle testate d’Agenzia di Stampa e Quotidiani nazionali Loro Sedi

 

Oggetto: ESPOSTO/DIFFIDA ERGA OMNES

 

Eccellentissimo Signor Ministro,

nella mia qualità di rappresentante legale dell’Associazione denominata “Democrazia Cristiana con Rotondi”, concessionaria dell’utilizzo in esclusiva della denominazione “Democrazia Cristiana” per atto di cessione notarile da parte del “PPiexDc” Le espongo una incresciosa situazione determinatasi, chiedendoLe di valutare nei limiti della legge e dei poteri del Suo Ufficio, la possibilità di interventi per porre fine alla stessa.

​Come è noto, Alcide De Gasperi, assieme a pochi, valorosi cattolici, ancora in tempo di clandestinità, durante il regime fascista, fondò il partito della Democrazia Cristiana, che è stato presente in tutte le elezioni politiche ed amministrative dal 1946 al 1993.

Il 18 gennaio 1994 il segretario della Democrazia Cristiana sen. Fermo Mino Martinazzoli presentò al consiglio nazionale del partito, che la approvò col solo voto contrario dell’on. Remo Gaspari, la proposta di modificare la denominazione del partito in “Partito Popolare Italiano”.

A tutti gli effetti giuridici ed elettorali non si trattò di scioglimento del partito, tant’è che rimasero in capo al Partito Popolare tutti i rapporti della Democrazia Cristiana e che in termini giuridici l’esatta denominazione del partito divenne “Partito Popolare Italiano ex Democrazia Cristiana”. Rimase intatto il codice fiscale, nonché gli organigrammi politici e le rappresentanze nelle innumerevoli società di gestione finanziaria possedute dal partito (Ser, Immobiliare, Affidavit per citare le più note).

​Nel luglio 1994 il prof. Rocco Buttiglione succedette al Sen. Martinazzoli quale segretario politico del Ppi ex Dc, e nel successivo aprile 1995 il nuovo segretario del Ppi stipulò una intesa politica con la nuova coalizione di centro destra guidata dall’on. Silvio Berlusconi. A seguito di questa scelta, la minoranza di sinistra del partito presentò una mozione di sfiducia al segretario Buttiglione; essa fu respinta ma il risultato venne contestato dalla minoranza, che riconvocò un consiglio nazionale a cui parteciparono solo i consiglieri della sinistra che sfiduciarono Buttiglione ed elessero segretario politico del Ppi l’on. prof. Gerardo Bianco. Avvenne così la scissione del Ppi ex Dc, con due segretari politici che stipularono due distinte alleanze in occasione delle elezioni regionali: Buttiglione con il centro destra, Bianco con il centro sinistra.

​Nel bureau del Ppe di Cannes, nell’estate del 1995, Buttiglione e Bianco decisero di porre fine a una vertenza divenuta nel frattempo giudiziaria, e addivennero alla conclusione che il partito dell’on. Buttiglione avrebbe conservato lo storico simbolo della Dc, mentre il partito dell’on. Bianco avrebbe mantenuto la denominazione di Partito Popolare Italiano. Tale accordo fu recepito nell’ordinanza del giudice Macioce che così disciplinò i rapporti tra i partiti democristiani: il prof. Buttiglione avrebbe costituito un nuovo soggetto politico con un nuovo codice fiscale, e fu il Cdu (Cristiani Democratici Uniti); l’on. Bianco avrebbe costituito un altrettanto nuovo soggetto politico che fu il cosiddetto PPI/gonfalone (dal simbolo disegnato a mo’ di gonfalone); il Partito Popolare Italiano ex Democrazia Cristiana, fondato da De Gasperi e avente come ultimi segretari Martinazzoli e Buttiglione, avrebbe mantenuto autonoma vita per amministrare il patrimonio della Democrazia Cristiana e liquidarne i debiti, e la gestione sarebbe stata in capo ai tesorieri del Cdu e del Ppi/gonfalone con poteri paritetici.

​Il 15 aprile 1999 il consiglio nazionale del Cdu ha eletto me tesoriere e rappresentante legale del simbolo dello scudo crociato, e in tale veste nel 2002, assieme al segretario Buttiglione, sottoscrissi una intesa che riformulò gli accordi tra i due partiti rispetto all’ordinanza Macioce: il Cdu rinunciò a qualsiasi diritto sul patrimonio della Democrazia Cristiana, e la gestione del partito originario – Partito Popolare Italiano ex Democrazia Cristiana – rimase esclusivamente in capo al Ppi/gonfalone. Il Cdu di Buttiglione avrebbe mantenuto il diritto ad utilizzare lo scudo crociato in combinazione con altre formazioni politiche, e così nacque, dall’unione di Cdu e Ccd, l’Udc, partito politico, che tutt’ora si presenta alle elezioni con il simbolo dello scudo crociato.

Nel 2004 l’Udc prese le distanze dal centrodestra berlusconiano, alcuni dirigenti di quel partito ritennero di non condividere più la linea del segretario Follini, e diedero vita a un nuovo partito politico denominato nuovamente Democrazia Cristiana, del quale fui eletto presidente e rappresentante legale. Poiché la denominazione Democrazia Cristiana era parte della denominazione del ´PPiexDc’, fu chiesta e ottenuta una autorizzazione notarile all’uso del nome Democrazia Cristiana a firma dei rappresentanti legali del ‘PpiexDc ‘ Luigi Gilli e Nicodemo Oliverio in data 21 dicembre 2004.

La Democrazia Cristiana non utilizzò mai il simbolo dello scudo crociato che rimase in capo all’Udc, pur se il prof. Buttiglione non revocò me dall’incarico di rappresentante legale del simbolo nella certezza, rilevatasi fondata, che mai avrei tradito il suo mandato fiduciario, e avrei sempre garantito all’Udc l’uso del simbolo (nel frattempo assicurato dalle norme elettorali vigenti).

​La Democrazia Cristiana, da me guidata, si presentò alle elezioni regionali del 2005 in Campania, Piemonte e Puglia, in tutti i successivi turni amministrativi e alle elezioni politiche del 2006, dopo le quali costituì propri gruppi parlamentari alla Camera e al Senato. Nel 2008, al pari di FI e AN, la Democrazia Cristiana sospese le proprie attività elettorali, dando vita al partito del ‘ Popolo delle libertà.

A causa dei noti dissidi tra Berlusconi e Fini, il PdL ebbe vita breve e nel giro di pochi anni i soggetti costituenti ripresero un’autonoma attività elettorale: rinacque cosi Forza Italia, fu fondato il partito ‘Fratelli d’Italia’, anche la piccola Democrazia Cristiana riprese un’autonoma seppur ridotta attività elettorale. Nel 2018 l’Udc dell’on. Cesa è ritornata nel centro destra, e più o meno spontaneamente i due partiti – la Democrazia Cristiana da me guidata e l’Udc – hanno presentato liste comuni, non avendo senso due liste democristiane nella medesima coalizione. In tal modo il nome e il simbolo della Democrazia Cristiana sono tornati sulla scheda elettorale in occasione delle elezioni regionali dell’Abruzzo, nel 2019, della Campania nel 2020 e a seguire fino alle elezioni amministrative in corso.

​In tutti questi anni numerose associazioni e partiti hanno provato a rivendicare nome e simbolo della DC, a presentare liste elettorali con lo scudo crociato, a promuovere azioni di disturbo contro i partiti legittimamente eredi e continuatori della Democrazia Cristiana. Vi sono state innumerevoli cause amministrative, civili e penali, nelle quali tutte abbiamo ottenuto costantemente ragione. Abbiamo avuto sempre la convinzione che tali turbative non fossero casuali, esse infatti si replicavano anche a distanza di anni, cambiavano solo i soggetti promotori, mano a mano che i tribunali bocciavano le loro pretese fino a emettere una vera e propria ingiunzione a non molestare più i partiti eredi della Dc.        

Una delle controversie più lunghe ha contrapposto il sottoscritto, quale rappresentante legale dello scudo crociato e della Democrazia Cristiana, al dott. Pino Pizza che asseriva di aver diritto alla continuità del partito. Tale scontro si è concluso con una sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto le tesi da me sostenute e ha dichiarato legittimi tutti gli atti compiuti dalla originale Democrazia Cristiana fomdata da De Gasperi (e non sciolta da Martinazzoli) e dalle associazioni-partiti suoi eredi (modifica del nome, patto di Cannes, gestione di patrimonio, nome, simbolo), riaffermando che il soggetto giuridico della Democrazia Cristiana storica continua la sua vita nel “PPiexDc”, ancora titolare di assetti patrimoniali della Dc, mentre l’uso di nome e simbolo da parte dei nuovi partiti trae legittimità appunto da accordi ed autorizzazioni provenienti dal soggetto originario: tra questi l’utilizzo in esclusiva in capo all’Associazione di cui sono rappresentante legale della denominazione “Democrazia Cristiana”.

​A dispetto di tanta esemplare chiarezza di pronunce giudiziarie, le turbative sono proseguite. Sono nati ben tre partiti, peraltro in lite tra di loro, tutti denominati Democrazia Cristiana, e tutti fondano una presunta legittimità dal fatto che la Democrazia Cristiana non sarebbe mai morta e che pertanto suoi soci resilienti potrebbero riattivarla. Sono circostanze costantemente smentite in sede di controversie giudiziarie da sentenze passare in giudicato, peraltro la professionalità delle Corti d’Appello e dell’Ufficio Elettorale del Viminale ci hanno sempre permesso di presentarci con nome e simbolo, con esclusione di liste concorrenti aventi simbolo confondibile, secondo i dettami della legge.

La situazione è paradossale e determina grande confusione ed incertezza nell’opinione pubblica, stante l’abuso della denominazione “Democrazia Cristiana”, da parte di almeno tre diverse associazioni, che non ne hanno alcun diritto: come detto l’Associazione “Democrazia Cristiana” fondata da Alcide de Gasperi non si è mai sciolta e prosegue nel Partito Popolare. L’utilizzo dello scudo crociato è stato da questo concesso all’attuale UDC e quello della denominazione “Democrazia Cristiana” in esclusiva al sottoscritto.

In effetti sembra essere in atto un tentativo da parte di tali associazioni – non avendo alcuna possibilità di sostenere giuridicamente la loro legittimità – di “buttarla in caciara” al punto che nei giorni scorsi due differenti associazioni auto proclamatesi “Democrazia Cristiana” hanno tenuto due distinti “XX Congresso della Democrazia Cristiana” e che un altro “XX Congresso della Democrazia Cristiana” è fissato per il giorno 7 maggio p.v. presso l’Hotel Sheraton di Roma.

​Arreca comunque danno all’immagine e all’attività dei partiti democristiani la pubblicazione di dichiarazioni e resoconti di presunta incertezza sull’uso di nome e simbolo. Tutto ciò avviene sicuramente secondo una regia e per fini politici, tant’è che si contesta a me il diritto di aver portato alle ultime elezioni politiche la Democrazia Cristiana e il movimento ad essa federato “Verde è Popolare” a un’intesa elettorale con il partito “Fratelli d’Italia”, nelle cui liste proporzionali sono stato candidato proprio in quanto presidente della Democrazia Cristiana-Verde è Popolare, e nel cui gruppo parlamentare orgogliosamente siedo da indipendente, senza con ciò aver rinunciato all’autonomia e alla sovranità elettorale della Democrazia Cristiana, e nelle convinzione che l’azione politica e di governo di Giorgia Meloni sia pienamente coerente con le coordinate politiche e culturali dei governi democristiani.

​Nel confermare stima e apprezzamento dell’opera svolta con professionalità dall’Ufficio elettorale del Viminale, tutto ciò rappresento nella consapevolezza che il Ministero possa intervenire, certamente, in sede elettorale, per fare cessare la situazione di illegittimità denunciata, ma anche chiedendoLe di valutare se il Ministero degli Interni abbia un potere di intervento, in una materia che avendo gravi riflessi elettorali potrebbe avere rilevanza anche in tema di ordine pubblico.

Mi consentirà, Signor Ministro, di informare gli organi di stampa del presente esposto e della conseguente diffida con la consapevolezza che già la semplice presentazione e comunicazione del presente esposto è da intendersi anche come “diffida erga omnes”: a chiunque, a qualsiasi titolo, perseveri nel presentarsi quale segretario o rappresentante legale della Democrazia Cristiana, la cui denominazione compete solamente all’Associazione di cui il sottoscritto è legale rappresentante, per concessione notarile proveniente dalla medesima Associazione, trasformatasi nella vigente “PPiexDc”.

Con osservanza.

​​​​​​f.to Gianfranco Rotondi