No, così non va.  Non si può continuare a trescare con le illusioni italiane e con la pelle degli immigrati. Ciò che sta accadendo è fuori di ogni ragionevole previsione. Sul ventre molle dell’Europa, che è l’Italia, si scatenano la rabbia, la fame e la paura degli africani. 

Questo Paese è impotente, in tutti sensi. Cambiano i governi, si alterna la destra alla sinistra, ma la solfa è sempre la stessa: mancano i soldi, mancano le strutture, difettano le idee e quando ci sono, sono confuse. Siamo sempre all’emergenza e al piagnisteo: l’Europa deve aiutarci. Perché? L’Europa ci aiuta. In sette anni ha organizzato 48 vertici sull’immigrazione. Vi par poco? Di certo organizzarli è costato molto di più di un semplice intervento umanitario in uno dei tanti pseudo Stati africani per alleviare un po’ di miseria.

L’Europa fa e parecchio. Chi può dire che non si occupa del problema? Un fiume di parole e di documenti. Chiacchiere che non arrestano alla frontiera neppure l’ombra di un profugo. Stupisce sentir ancora ieri la Von der Layen dire “stiamo risolvendo il problema.” Davvero un Cancelliere di ferro europeo con le palle di Natale. 

Francia e Germania chiudono le frontiere, con vari pretesti. Temono che dilaghi il contagio italiano. È il loro modo d’esserci solidali. Siamo il Covid dell’Europa.

Solidarietà comunitaria? E che è? Ad oggi la solidarietà si risolve nelle allocuzioni del Papa, nelle ammonizioni di Mattarella e nelle marce della pace. Tutte cose ad altissimo livello e, quindi, inutili.

Terra terra, a Lampedusa ci sono più profughi che abitanti. Manca pure l’acqua per bere e le imbarcazioni arrivano a decine ogni giorno, scaricando migliaia di disperati. Quanto può durare? È un mistero capire perché i profughi paghino migliaia di euro o di dollari ai trafficanti per sbarcare in un Europa che non li vuole, rischiando la morte. Se li spendessero a casa loro starebbero certamente meglio.

L’emergenza non è più tale. È un fenomeno strutturale che travolge qualunque schieramento politico. Che può fare la Meloni? Che farebbero al suo posto la Schlein, o un Conte oppure un Renzi? Cos’ha fatto la Sinistra per vent’anni per criticare oggi la destra che è al potere da un anno? Nulla.

Il livore politico accende dibattitti da Bisanzio mentre la città prende fuoco. Tutti guardano alle elezioni europee come se da queste dipendessero le sorti del pianeta. Non è così. Ridimensioniamoci.

L’Europa così com’è congegnata, oggi, serve a molto poco. I veri giochi si fanno altrove, a Pechino, a Vladivostok, a Washington, non a Bruxelles. A Bruxelles si fanno, invece, quelli piccoli, tra popolari, socialisti e conservatori. Una scimmiottatura dei Parlamenti europei. Il gioco delle scatole cinesi. Se Macron perde voti in Europa e vince la Le Pen si alterano gli equilibri politici interni francesi. Se Scholz perde le elezioni e trionfano i Verdi, che succederà al Bundstag?

In Italia tutti puntano alle europee non solo per trovare un posto di prestigio, come Renzi, ma perché poi la resa dei conti si farà a casa. La Schlein deve crescere, con o senza il patto con 5Stelle, altrimenti al Pd la sbattono fuori, la Meloni non deve arretrare, altrimenti Salvini le renderà la vita ancora più difficile. E Forza Italia, il partito delle onoranze funebri? Sopravviverà alle esequie? Come finirà l’avventura di Conte, se ci sarà l’abbraccio mortale del Pd? Politica da bassa cucina.

Intendiamoci: di tutto questo all’uomo comune non interessa nulla. È sbattuto tra i bonus (sperando di beccare qualcosa), le tasse (che a furia di dire che si ridurranno crescono), le sale d’aspetto dei pronto soccorso (che tutto sono tranne che pronte), le difficoltà della spesa quotidiana e di quella scolastica, il costo del riscaldamento e quello dei carburanti. Interessa l’Europa in queste condizioni di depressione finanziaria e psicologica? No.

Il lavoro, checché se ne dica in giro, c’è. Mancano i lavoratori.  Si parla di un bisogno di almeno 350.000 persone. Non si trovano. Invece, protestano quelli che non hanno voglia di lavorare o che non hanno alcuna specializzazione. Quanti miliardi abbiamo speso per decenni in corsi di formazione che non servivano a nulla, tranne a chi li teneva?

Datemi le pagine dei rapporti annuali della Cassa del Mezzogiorno che magnificavano i grandi, definitivi progressi nello sviluppo del Meridione. Fandonie e menzogne, come tutte quelle che infiorettano la politica odierna mentre i veri problemi nessuno li affronta. Sono troppo grandi, si rischia di perdere voti, non si possono colpire i poteri forti (banche, assicurazioni, imprese del web), ma neppure quelli deboli (tassinari, ambulanti, balneari). Non si può fare nulla. In più non ci sono i soldi.

Dormo poco la notte, ma quando dormo faccio dei sogni bellissimi. Stanotte ho sognato un’Europa che non c’è.

Mi sono svegliato in un’Italia peggiore, in coma profondo, che si diletta a fare un puzzle per la prossima finanziaria.

Il libro dei sogni, come diceva il povero Fanfani.

 

 Stelio W. Venceslai