di Stelio W. Venceslai




Diciamolo pure, del referendum dell’8 e 9 giugno, il 78° da quando li ha previsti la Costituzione, non gliene importa niente a nessuno.

Se ne parla molto nell’indifferenza di chi è costretto ad ascoltare notizie ben più terribili. Pare che importi solo a due o trecento persone e al terribile Landini, l’uomo dalla faccia feroce, che per l’occasione ha messo la cravatta.

Non ho la palla di vetro, ma penso che sarà un’altra spesa inutile se non si raggiungerà il quorum del 50% +1.

L’idea che il referendum sia uno strumento per dare ai cittadini il modo di esprimere il loro orientamento è vecchia come il cucco.

L’astensionismo fa breccia sulle elezioni elettorali, quando si vota per il rinnovo delle Camere, figurarsi se non prevale su certe questioni minute, forse anche importanti, ma di cui solo gli interessati sono informati! D’altro canto, è per discutere queste questioni che la gente ha eletto i suoi rappresentanti, non per farsi fare delle domande da loro.

Il referendum ripropone l’eterno, stucchevole contrasto fra destra e sinistra, una battaglia politica per contarsi, per l’ennesima volta. Affannarsi a sottilizzare se votare sia un dovere o un diritto, discutere se ci sarà o non ci sarà il quorum, se le proposte hanno senso comune, ebbene, sa di stantìo. È del tutto inutile.

La gente non lo dice, ma pensa: “Perché devo dirlo io cosa sia meglio fare? Che ci stanno a fare i partiti e i deputati? Questo è il compito loro.”

I più informati, invece, sostengono che la democrazia si regge sul sostegno del popolo ed è quindi giusto consultarlo.  Hanno ragione anche loro, ma su certi temi specifici, che può dire il popolo? Mica tutti sono degli esperti.

Poi, del popolo è bene non fidarsi troppo. Il popolo vota con il giudizio del momento, sull’onda di un’emozione suscitata da un uno slogan ben azzeccato, dalla figura di un leader che sembra capace, da simpatie che poco o nulla hanno a che vedere con la politica.

Non dimentichiamo, tra l’altro, che proprio i peggiori sono stati democraticamente eletti: Hitler. Mussolini, Putin e Trump. Non sono buoni esempi di democrazia e di saggezza del consenso popolare.

Il referendum apre le porte delle stanze della politica, stantie per l’aria viziata, e irrompe, come una boccata d’aria fresca. Il popolo ha parlato, ha detto la sua. Viva la democrazia!

Però, almeno nel nostro sistema, dopo l’espressione della volontà del popolo, se c’è il quorum, bisogna fare la legge. Non la fa il popolo. La fa il Parlamento, cioè la maggioranza, che magari, come è già avvenuto più volte in passato, la pensa in maniera opposta e s’inventa arzigogoli per aggirare la volontà del popolo. Tutto giusto, per carità, tutto legale, ma alla fine, se il potere non vuole, il referendum non passa.

L’illusione di modificare lo status quo con un referendum dà visibilità politica ai gruppuscoli che fermentano attorno alle organizzazioni politiche maggiori (i Conte, i Fratoianni, i Bonelli, i Calenda, i Renzi, i Lupi). Tolto questo sia pur minimo effetto di rilancio, si ricade nella morta gora dell’ovvio.

La Meloni non va a votare? Anatema! La Meloni vota ma non ritira le schede? Orrore! Svilisce il significato della volontà popolare. È contro la Costituzione repubblicana nata dalla resistenza contro il fascismo… e così via, con il solito refrain.

La sinistra appoggia il referendum? Ma è contro una legislazione che essa stessa ha varato quando era al Governo! Con la Sinistra si torna indietro di un secolo! Di nuovo la concessione della cittadinanza dopo cinque e non dieci anni? Perché, se ci tenevano tanto, non l’hanno fatto prima, quando avevano la maggioranza?

Domande superflue e commenti inutili. È il gioco delle parti, la ripetizione di una sceneggiata che anima i media. Ripetono tutti le stesse cose, con le stesse argomentazioni. Sono slogan, passaggi obbligati. Non divertono nessuno: annoiano. I farisei della politica.

Purtroppo, sono ben altre le questioni che battono alla porta del mondo e, dunque, anche di casa nostra.

A Gaza si consuma una tragedia e nessuno interviene. Se parli male di Netanyahu sei un delinquente che ha dimenticato la Shoah. Una persona che stimavo mi ha tolto il saluto e non vuole avere più nulla a che fare con me. Neanche sapevo che fosse ebreo!

Se difendi i Palestinesi, al solito, sei un fascista, un anti semita, un farabutto. Hamas è un covo di assassini. Ma non lo puoi dire. A sinistra non è politicamente corretto.

La tragedia palestinese è l’esaltazione della mostruosità umana. Un’infamità senza fine. Tre giovani militari israeliani che saltano su una mina e muoiono, per me valgono quanto i nove ragazzini uccisi dalle bombe israeliane. Non è questione di numeri. Nessuno di essi doveva morire. Mi fanno pena tutti, per un pezzo di deserto insanguinato! Dov’è quel Dio che invocano nelle loro preghiere?

Cambiamo aria. Sa di cordite l’Ucraina. Negoziati di pace. L’aggressore, che non ha vinto, impantanato dopo tre anni di guerra inutile e aver perso mezzo milione di giovani vite, detta le sue condizioni per una tregua (conferenza russo-ucraina di Istanbul, 2 giugno 2025):

I territori che ho occupato me li tengo. I territori che avete occupato me li restituite. Su 400 bambini ucraini che ho rapito, al momento ve ne do solo dieci.

In cambio di queste concessioni dovete essere disarmati, rinunciare alla NATO, all’Unione europea, il governo Zelenski si deve dimettere e vanno rifatte le elezioni sotto il mio controllo. Per l’intanto, fin quando non vi decidete, continuo a bombardarvi.

Un vero affare per l’Ucraina! Figuratevi se la Russia avesse vinto!

A fronte di tutto ciò, l’America guarda, come se non fossero anche fatti suoi, visto che si crede la maggiore potenza del mondo.

In Palestina tace. Secondo Trump, va bene così. In Ucraina, dopo aver spalleggiato un Putin che lo ha preso in giro, tace. Che se la sbrighino tra loro. In Europa vuole la guerra perché sa che non siamo armati. Anche questa è una mossa saggia, dal suo punto di vista. A quando l’invasione della Danimarca per la Groenlandia o del Canada?

Di fronte a questa situazione, il nostro 78° referendum è davvero piccola cosa, piccola come piccoli sono i nostri politici, i nostri sensali, i nostri presunti uomini di Stato, i pacifisti di maniera, gli oltranzisti del momento, i farisei della democrazia italiana. Tra loro sono feroci, anzi ferocissimi. Fuori, all’estero, pecore che manco belano perché non sanno cosa dire, divisi tra l’osservanza americana e quella putiniana, il Dio dei musulmani e quello degli Ebrei.

Giustamente, il silenzio è d’oro e, intanto, la gente continua a morire.

Andiamo a votare. È una bella occasione democratica. Possiamo registrarci, ritirare le schede, metterle in tasca a andar via senza scrivere nulla, come dice che farà la Meloni, possiamo entrare nella cabina elettorale e scrivere quello che vogliamo, annullarle con un frego o scrivere SI o NO a tutti o solo ad alcuni dei quesiti referendari. Siamo liberi, perbacco, di scegliere. Non è una fortuna?