di Stelio W. Venceslai



Ciò che sta accadendo nel nostro Paese, in questi ultimi due anni, merita una riflessione, fuor dalle solite polemiche. Mi riferisco all’impatto sull’opinione pubblica delle due principali questioni politico-militari che coinvolgono anche l’Italia: la guerra russo-ucraina e il conflitto israelo-palestinese.

Vedete, sbaglio anch’io. Perché quella in Ucraina è una guerra e quella in Palestina sarebbe solo un conflitto? Sono due cose differenti? Morire per una guerra o per un conflitto non mi sembra così diverso, ma di certo migliaia di commentatori interessati avranno migliaia di argomenti che, ormai, sembrano solo slogan. Li sintetizzo:

a - La Russia è una democrazia autoritaria (molto, forse troppo) e l’Ucraina è, invece, una democrazia (davvero?) di tipo occidentale. La invasione è stata fatta dai Russi, non si discute, ma l’Ucraina ha le sue colpe. Però, è una guerra fra due Stati.

Questo non è poi vero perché, in vario modo, ne sono coinvolti gli alleati di Mosca e quelli (europei) dell’Ucraina. Chi aiuta con armi, parole e politica uno dei due belligeranti sta da una parte sola. In mezzo ci sono gli Stati Uniti, prima a favore dell’Ucraina ed ora, invece, piuttosto a favore dei Russi.

b - In Palestina c’è uno Stato democratico all’occidentale (ma forse non è più così) e, dall’altra parte, Hamas, un’organizzazione definita da tutti (o quasi, ma della parte avversa, terroristica). Fa differenza?

Non credo tanta. Gli Israeliani (mi guardo bene da definirli ebrei, altrimenti sei un razzista e quindi un fascista) intendono appropriarsi di tutta l’area di Gaza e, se possibile, di tutto il resto, fino alla Giordania. I terroristi di Hamas vogliono invece, più semplicemente, estirpare Israele.

Anche qui, in mezzo, ci sono gli Stati Uniti, protettori (o quasi) di Israele che, grazie al silenzio (complice?) dei Paesi arabi, fanno il bello e il brutto tempo.

Questi, in realtà, sono luoghi comuni. Prendiamone atto. Sono solo differenze formali e le giustificazioni, addotte dall’una e dall’altra parte sono solo chiacchiere. Ad esempio, in pendenza di guerra, fare le elezioni è impensabile. Ne è convinto Zelenski, che per questo passa per essere un dittatore, ma ne è convinto anche Netanyahu, che, invece è un campione di democrazia. Due pesi e due misure. Così va il mondo.

Le stragi russe passano inosservate, quelle israeliane suscitano orrore, soprattutto in Italia, Paese notoriamente pacifista, a senso unico.

Che la gioventù italiana (sempre meno numerosa e in parte, un po’ invecchiata) se la prenda tanto a favore dei Palestinesi oppressi è lodevole ed è una buona e giusta causa. Ma perché non anche per gli Ucraini, bombardati giorno e notte da Mosca? I morti, i feriti, gli invalidi ucraini pesano di meno di quelli palestinesi? Non mi risulta di manifestazioni vocianti contro l’invasione e le stragi russe.

C’è una ragione profonda dietro questa diversità di commiserazione, tutta squisitamente di politica interna italiana. La sinistra, apertamente o tacitamente, è in via di principio, a favore della Russia e contro gli Stati Uniti. La destra, ovviamente, è all’opposto.

Da sinistra si mobilitano masse di sciagurati, ammantati di umanitarismo a senso unico, sventolando bandiere palestinesi e urlando slogan di cui non afferrano neppure il significato politico.

La destra tace perché reprimere queste manifestazioni darebbe un tocco di fascismo all’azione di un Governo che ha già parecchie beghe pesanti di cui occuparsi, piuttosto che di pensare alla Palestina.

Non è che la Palestina e i probabili nuovi assetti in Europa e nel Medio Oriente non c’interessino, tutt’altro! Ma la nostra politica estera è sdraiata su quella americana. Quanto all’Unione europea di cui facciamo parte come membri fondatori (altro slogan!), meglio non parlarne. L’Italia ha una politica estera supina, l’Europa neppure quella.

Naturalmente, la sinistra è antifascista. Lo è da sempre mentre la destra, non si sa (però si hanno dei dubbi). Le dimostrazioni per la Palestina sfociano in violenza squadristiche. Verrebbe fatto di pensare che chi va con lo zoppo impara a zoppicare.

L’aggressione alla sede della La Stampa a Torino è un esempio drammatico del tipo di democrazia che stiamo vivendo nel nostro Paese. Riporta addietro di mezzo secolo, quando le squadracce fasciste assaltarono L’Avanti!

La regola delle piazze è sempre la stessa: non la pensi come noi? E allora sei un farabutto e vai punito, le aziende devastate, gli uffici a soqquadro, le auto bruciate, i supermercati saccheggiati. Per fortuna, è solo violenza antifascista. Da condannare, certo, ma blandamente. In fondo, sono dei ragazzacci.

S’invoca la sacralità della stampa. Mi vien quasi da sorridere. Ma quale sacralità! La libertà di parola e quella dell’informazione sono diritti costituzionali ma, diciamolo pure, i nostri media ne hanno fatto strame, disinformando, ognuno per volontà del padrone suo, tant’è vero che i giornali non li legge, ormai, quasi nessuno. In cambio, i loro direttori sono assurti ad esperti di geopolitica grazie alla televisione.

La libera informazione è una chimera. Si discetta su una parola e su questa si alternano profondi dibattiti sociologici, politici e polemici, ma nessuno ci parla, ad esempio, del Sudan o di quello che accade in Mozambico, fuori dal ristretto perimetro della politica nostrana.

L’informazione sui fatti, seguita poi dal parere di qualche autorevole commentatore, non c’è. In cambio, come ai tempi di Craxi, riesumazioni, cantanti, nani e ballerine. Dov’è la sacralità ella stampa, al servizio della verità (e dei lettori)?

La TV è una scuola di violenza. Il padre padrone tortura ed ammazza le donne, i bambini girano con il coltello in mano. La forza bruta è dominante. In cambio, quiz e canzonette spacciate per profondi messaggi di alto peso intellettuale. L’insegnamento che viene dall’America e dalla Russia è proprio determinante. Tutto è permesso, basta essere antifascisti.