di Ettore Bonalberti
Nell’incontro del direttivo di Iniziativa Popolare, tenutosi on line martedì 2 dicembre, l’On Mario Tassone ha proposto di avviare un movimento per la difesa della democrazia e la libertà nel nostro Paese. Di fronte al sistematico attacco all’equilibrio dei poteri previsti dalla nostra Costituzione, con l’annunciata riforma della legge elettorale di finto proporzionale, surrogatoria di quel premierato (unicum nel suo genere nel mondo) indicato dalla Meloni, il governo della destra mira a superare la nostra repubblica parlamentare per giungere a una situazione di dominio dell’esecutivo sulla magistratura e sullo stesso parlamento, già svuotato, de facto, della sua normale funzionalità.
Ciò che preoccupa è l’assuefazione cui sembra adattarsi larga parte della società italiana, dominata dal monopolio dei media asserviti al potere e che si esprime nel distacco ormai consolidato di oltre le metà degli elettori dal voto. Una situazione di crisi della democrazia quella nella quale la maggioranza del popolo non si riconosce più nella rappresentanza politica dei partiti. È evidente, infatti, che con partiti autoreferenziali e un sistema di scelta delle candidature fatta per la selezione di eletti “ nominati”, anche ciò che rimane della democrazia formale è ridotta a un ectoplasma preagonico.
Anche l’idea di ripartire dalla base, con la prospettiva di posti retribuiti nei consigli comunali, viene meno la spinta all’assunzione di responsabilità di persone dotate di autentica passione civile, mentre avanzano aspiranti a posizioni di sussidio pubblico garantito, senza alcun riferimento etico valoriale che non sia quello del “ particulare” personale, disponibili a rischiare solo per raggiungere l’obiettivo del compenso pubblico garantito.
Ecco perché il progetto di avviare un movimento per la difesa della democrazia e della libertà nel nostro Paese, rappresenta uno strumento efficace di riavvicinamento tra culture e movimento politici interessati a difendere e attuare la nostra Costituzione repubblicana.
Anche noi cattolici democratici, liberali e cristiano sociali, che abbiamo come stelle polari della nostra iniziativa politica, l’ispirazione dei valori della dottrina sociale cristiana e i principi costituzionali, dovremmo ritrovarci uniti su tale progetto, superando le divisioni che ci hanno accompagnato sin qui dall’avvio della dolorosa diaspora post-democristiana.
È tuttora aperta la strada della raccolta firme per le due leggi di iniziativa popolare (LIP) per il ritorno alla legge elettorale proporzionale con preferenze e per il cancellierato (www.comitatoiniziativepopolari.it) mentre il referendum sulla separazione delle carriere sarà il terreno di verifica della volontà popolare, contro il tentativo di subordinazione del potere giudiziario all’esecutivo.
Sarà, in ogni caso, ciò che potrà accadere sul piano economico sociale, lo “ scossone” destinato a mettere in crisi l’attuale equilibrio politico guidato dalla destra nazionalista e sovranista.
Esaminiamo le ragioni dello sciopero generale indetto dalla CGIL il prossimo 12 dicembre così dal sindacato indicate, così espresse nel manifesto della manifestazione. Essa è indetta:
Per aumentare salari e pensioni
- Per fermare l’innalzamento dell’età pensionabile
- Per dire no al riarmo e investire su sanità e istruzione
- Per contrastare la precarietà
- Per vere politiche industriali e del terziario
- Per una riforma fiscale equa e progressiva
Lavoratori e pensionati hanno pagato 25 miliardi di tasse in più
Lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati si sono trovati negli ultimi tre anni a pagare 25 miliardi di tasse in più a causa del drenaggio fiscale conseguente alla mancata indicizzazione dell’Irpef. Si va dai 700 euro di perdita netta per un reddito da 20.000 euro, ai 2.000 euro di perdita per un reddito da 35.000. Questa clamorosa ingiustizia fiscale penalizza i soli redditi fissi (non chi è in flat tax, non le rendite, non i profitti). È un meccanismo che va assolutamente fermato.
Sanità, istruzione, non autosufficienza, casa e sicurezza sempre più trascurate
Questo maggior gettito, inoltre, non è stato neppure destinato dal governo alla spesa sociale. Si pensi alla sanità pubblica: con questa manovra il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale in rapporto al Pil scenderà nel 2028 sotto il 6%, il livello più basso degli ultimi decenni. Già oggi quasi 6 milioni di persone rinunciano a curarsi, e la spesa sanitaria privata a carico delle famiglie vale ogni anno oltre 43 miliardi di euro.
Non ci sono risorse adeguate per la sanità, per le scuole, per l’assistenza agli anziani, per garantire il diritto alla casa, per migliorare il trasporto pubblico, per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, che infatti continuano a morire come e più di prima. Per acquistare le armi, però, i soldi si trovano, e li si prende pure a debito.
Pensioni: viene peggiorata la Legge Fornero!
Le politiche di austerità riguardano anche la previdenza, con un ulteriore aumento dell’età pensionabile, che colpirà il 99% delle lavoratrici e dei lavoratori, e con l’azzeramento di ogni forma di flessibilità in uscita (comprese le già insufficienti “opzione donna” e “quote varie”). Sulle pensioni, Meloni e Salvini sono riusciti a fare peggio di Monti e Fornero.
Sempre più giovani fuggono dall’Italia
Le condizioni in cui versa il Paese peggiorano di giorno in giorno: la crescita è allo “zero virgola”, ormai prossima alla recessione; il processo di deindustrializzazione prosegue ormai da tre anni; l’occupazione cresce solo per gli over 50, mentre si contrae ed è sempre più precaria per le nuove generazioni, con centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi che fuggono dall’Italia alla ricerca di un lavoro dignitoso e di una vita migliore. Questa è la situazione reale del Paese, che il Governo non fa assolutamente nulla per affrontare.
Gli obiettivi dello sciopero generale
Lo sciopero generale ha due obiettivi: sostenere le categorie in tutte le vertenze aperte con le controparti per il rinnovo dei contratti scaduti, perché i salari vanno alzati innanzitutto con la contrattazione; lanciare una vera e propria vertenza – tutta di merito – nei confronti del Governo, per cambiare la Manovra di Bilancio sulla base delle nostre richieste.
Cosa chiede la CGIL?
- la restituzione del fiscal drag e la sua neutralizzazione per il futuro;
- il rinnovo di tutti i contratti nazionali di lavoro privati e risorse aggiuntive per i Ccnl pubblici per difendere e rafforzare il potere d’acquisto, cui affiancare una vera detassazione degli incrementi per tutte e tutti;
- il rafforzamento e l’estensione della quattordicesima per pensionate e pensionati;
- il blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile per tutte e tutti, una maggiore flessibilità in uscita e una pensione contributiva di garanzia per precari e discontinui;
- vere politiche industriali per i settori manifatturieri e per i servizi, per innovare il nostro sistema produttivo, governare la transizione
- ambientale e digitale, difendere l’occupazione e creare nuovo lavoro di qualità;
- la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, anche cambiando il sistema degli appalti;
- il contrasto alla precarietà e al lavoro povero, nero e sommerso;
- il rafforzamento del sistema pubblico dei servizi: sanità, istruzione e ricerca, non autosufficienza, emergenza casa, diritto allo studio, trasporto pubblico;
- risorse per le riforme della non autosufficienza, disabilità e assistenza territoriale, e politiche a sostegno della genitorialità;
- un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni del lavoro precario nei settori pubblici;
- investimenti e misure per eliminare i divari di genere occupazionali e salariali;
- una vera strategia per il rilancio del Mezzogiorno.
Spiace che a queste sacrosante ragioni indicate dalla CGIL non abbia aderito il nostro storico sindacato di riferimento, la CISL, oggi su posizioni subalterne al governo e con alcuni dirigenti affiliati allo stesso partito della Meloni. Una brutta storia, che contraddice l’antica e nobilissima esperienza del sindacato di Pastore, Donat Cattin, Macario, Carniti e Marini.
Un incontro tra partiti e movimenti interessati al progetto di difesa della democrazia e della libertà andrebbe promosso in tempi celeri, prima che sia troppo tardi.


























