Chi saranno i futuri elettori del Movimento Cinque Stelle, si chiede Giorgio Merlo nel suo interessante articolo pubblicato oggi su “Il Domani d’Italia”, aggiungendo: “… sino ad oggi – e  per molti anni – questo partito si è caratterizzato per alcuni elementi costitutivi che provo a  sintetizzare brevemente: partito populista, anti politico, demagogico, antiparlamentare, alfiere  della “democrazia diretta”, radicalmente anti sistema, “uno vale uno”, “contro la casta”,  oppositore delle grandi opere, sostenitore del “doppio mandato e stop”, contro le alleanze con gli  odiati partiti del passato, senza una cultura politica perché tutte le culture politiche del passato  erano da radere al suolo, contro il “professionismo” dei politici e, infine, per una classe dirigente  che ripudiava alla radice il modello dei partiti tradizionali”. 

Provo a offrire qualche indicazione, sulla base della mia “teoria dei quattro stati” (un’interpretazione euristica della realtà sociale italiana), partendo proprio dalle parole di Merlo attribuite al M5S che, per la verità, corrispondono a sentimenti e opinioni  diffuse tra molti cittadini, elettrici ed elettori italiani, oggi come nel 2018. Quelle stesse elettrici ed elettori che attribuirono al M5S oltre il 32 % dei voti, che in tal modo diventò il gruppo di maggioranza relativa alla Camera e al Senato.

Secondo la mia teoria, “la casta”, oggi come allora, non dovrebbe mutare di molto i propri comportamenti elettorali, sostanzialmente stabili nel confermare fiducia ai partiti che ne garantiscono la funzione e la vantaggiosa sopravvivenza. Più complessa la situazione dei “diversamente tutelati”, che subiscono le conseguenze delle scelte che, pandemia e condizionamenti europei sul recovery fund, impongono alle scelte del governo.

Difficile stabilire cosa accadrà con le annunciate riforme della pubblica amministrazione, della giustizia, del fisco  e della previdenza sociale. Riforme per adesso solo annunciate in stringate indicazioni inserite nel progetto di PNRR all’esame velocissimo dello stesso, tra oggi e domani, nelle aule parlamentari. Provvedimenti che si concreteranno solo con l’approvazione delle leggi di modifica e relativi decreti attuativi .

E’ “il terzo stato produttivo”, ossia l’asse portante del sistema economico e sociale del Paese, quello nel quale si potranno avere le scosse più rilevanti sul piano elettorale. Piccole e medie imprese, liberi professionisti e partite IVA, sono le categorie che hanno subito le più gravi conseguenze dagli stop and go  e dai lockdown che hanno determinato la chiusura di molte attività mettendo a rischio, con i redditi degli interessati, le stesse prossime riaperture.

Il “quarto non stato”, a parte i percettori e gli utilizzatori del lavoro nero anch’essi vittime, per mafia, camorra, ndrangheta, la pandemia ha moltiplicato le occasioni di profitto a danno delle categorie del terzo stato produttivo. Situazione, dunque, nel complesso, a mio parere ancor più difficile che nel 2018, quella che si prospetta per le prossime  elezioni politiche. Il M5S non potrà più contare sulla condizione di “statu nascenti” del tempo dei “vaffa”, scontando  quella attuale di partito di governo a tutto tondo; prima giallo verde, poi giallo rosso e adesso, di maggioranza relativa del governo Draghi.

Conte riuscirà a portare il movimento fuori dalla difficile situazione creatasi con lo scontro aperto con Casaleggio Jr. e la piattaforma Rousseau e dopo il caso dell’ultima esternazione boomerang di Beppe Grillo sulla grave vicenda del figlio? Questo è il problema difficile che è chiamato a risolvere “l’avvocato del popolo”. Certo, se il timore dei diversamente tutelati e la rabbia del terzo stato produttivo non trovassero più rifugio nel populismo d’antan dei grillini, il voto di queste elettrici ed elettori o finirà alla destra estrema della Meloni e di Salvini o nell’astensione dal voto.

Una ragione in più per offrire una nuova speranza alla politica italiana, che potrà venire solo da una rinnovata offerta politica di centro, ispirata dai valori del popolarismo dei cattolici democratici e cristiano sociali, se saranno capaci di presentarsi finalmente uniti.

Ettore Bonalberti