Sorprende qualche commento alla sentenza del Tribunale di Roma sulla causa intentata da Cerenza e De Simone circa la validità dell'Assemblea che ha riattivato, per iniziativa di alcuni soci, il partito della Democrazia Cristiana, proprio quello fondato da Degasperi e altri nel 1943.

I convenuti erano i cinque delegati dal prescritto numero minimo di soci a chiedere ai sensi del Codice Civile la convocazione dell'Assemblea per ridare alla Dc degli organi a norma si Statuto. Tra essi c'era Renato Grassi, c'ero io, c'era Dagrò e c'era Alessi e c'era anche, tra l'altro come primo firmatario, Luciani.

La causa, fuor di ogni dubbio, è stata vinta dai cinque Delegati e tramite essi dai soci che avevano dato loro la delega. Altrettanto fuor di dubbio che colui che aveva proposto la procedura e che poi ha avuto, con l'accordo degli altri quattro, il ruolo di convocare quell'Assemblea sia stato Luciani, il cui operato contestato in alcuni punti da Cerenza e De Simone, è stato riconosciuto invece corretto o comunque non rilevante (come ad es. la messa all'odg dell'elezione di un vice-presidente).

Quell'Assemblea elesse Presidente l'on. Gianni Fontana, con il compito di mettere in atto le procedure statutarie per ridare alla DC degli organi. L'atto più rilevante fu, dopo mesi di discussioni sul Regolamento del Congresso, la celebrazione del XIX Congresso, a Roma, il quale elesse come segretario politico Renato Grassi, approvò modifiche e deleghe statutarie, elesse organi di garanzia ed elesse il Consiglio Nazionale.

E' chiaro che se il Tribunale di Roma avesse riconosciute valide le argomentazioni di Cerenza e De Simone, l'Assemblea sarebbe stata dichiarata nulla e di conseguenza nullo sarebbe stato anche il Congresso che ha eletto a segretario Grassi. La sentenza, invece, ha riconosciuta valida quell'Assemblea e quindi ha tolto di mezzo la questione più radicale.

Le questioni sollevate da Cerenza e De Simone erano per lo più già state sollevate al Giudice Romano nella fase della richiesta di convocazione dell'Assemblea e già il giudice Romano le aveva ritenute non rilevanti o non fondate.

La querelle sollevata poi per la regolarità del Congresso non era oggetto di questa causa. Dopo aver dichiarato la validità del Congresso, alcuni, tra i quali Luciani, hanno sollevato altre questiioni, a mio avviso destituite di fondamento. Per questo la sentenza di questi giorni ha chiarito chi sia davvero il soggetto politico Democrazia Cristiana, riconoscendo la legittimità dell'Assemblea dei soci della DC. Ed è già un grosso successo rispetto a chi usa impropriamente la denominazione di Democrazia Cristiana.

Non è entrata sulla questione della validità del Congresso, ma prima o poi ci arriveremo e mentre oggi Grassi, Alessi, D'Agrò, Gubert e Luciani sono dalla stessa parte, quella dei vincitori, allora ci sarà Luciani da una parte e gli altri dall'altra, con ruolo preminente quello del partito della DC e vi sono tutte le premesse perché dalla parte de vincitori ci sia Renato Grassi, segretario della DC.

Mi rendo conto che quanto ho scritto è ultranoto, ma mi ha sopreso qualche spunto che lascia adito a confusione.

 

Renzo Gubert, presidente del Consiglio Nazionale della DC