Molti convengono che prima delle alleanze bisognerebbe discutere di programmi. Ho tentato di offrire alcune idee di programma, per la verità senza trovare, almeno sin qui, interlocutori disponibili. Alla fine, in quasi tutti, sembra prevalere il tema delle alleanze. Un tema scivoloso per il quale. all’interno della nostra area di ispirazione cattolico democratica e cristiano sociale, sopravvive la distinzione tra neocon e neodem che caratterizzò la stagione di egemonia ruiniana nella Chiesa italiana, elemento divisivo sul piano politico.

E’ una distinzione che porta allo scontro tra coloro che assumono in via prioritaria la difesa dei cosiddetti “valori non negoziabili” (vita, persona, famiglia) e quelli che privilegiano i temi della giustizia sociale e i principi indicati dalla dottrina sociale cristiana della solidarietà e sussidiarietà. Altra distinzione che si conserva è quella che si sviluppò nella lunga storia della DC tra la sinistra sociale e la sinistra politica, acuitasi al congresso del partito del 1980, quello del “ preambolo”, che divise i sostenitori dell’alleanza con i socialisti da quanti proponevano un rapporto preferenziale con i comunisti.

Divisioni di un’epoca lontana che sopravvive solo tra i combattenti e i reduci d’antan….

Se a tali distinzioni fra i diversi movimenti, partiti, associazioni, gruppi e attori della vasta e complessa realtà politico culturale, aggiungiamo le difficoltà ancora presenti in quella ecclesiale italiana, appare evidente quanto sia difficile uscire dalla lunga stagione della diaspora, avviatasi con la fine della DC (1993-94) e continuata nella Demodissea che sopravvive tuttora nei nostri giorni.

Credo sia fondamentale porci alcuni obiettivi principali della nostra azione politica, con i quali dovremmo tentare di offrire risposte politiche concrete a quelle che Giorgio La Pira definiva “le attese della povera gente”, collegate alla situazione particolarmente grave che il nostro Paese sta vivendo anche a livello internazionale. Se,infatti, all’interno prevale una condizione di anomia sociale, culturale e politico istituzionale, anche a livello europeo esiste una condizione di forte crisi tra alcune delle principali realtà democratiche del continente.

Alle dimissioni di Boris Johnson in Gran Bretagna, alla perdita della maggioranza parlamentare di Macron in Francia, alla debole leadership di Olaf Sholz in Germania, si aggiunge il progressivo sfaldarsi dell’ampia maggioranza del governo per l’emergenza a guida Draghi in Italia.

In tale quadro interno e internazionale, venendosi a delineare nel nostro Paese in maniera sempre più evidente lo scontro tra uno schieramento nettamente orientato a sostegno delle alleanze euro atlantiche e un altro sovranista e nazionalista ondivago in politica estera, è evidente che la scelta della Democrazia Cristiana, non potrà che corrispondere a quella che fu scritta da De Gasperi e dalla nostra prima generazione DC a favore del Patto atlantico e dell’Unione europea.

Quest’ultima fu una scelta che vide la DC protagonista assoluta con lo stesso leader trentino insieme a Adenauer, Monet e Schuman.

Ecco perché la nostra decisione a sostegno dello schieramento euro atlantico che si organizzerà per le prossime elezioni politiche è prioritaria nella nostra strategia. Rafforzati dalla recente sentenza del tribunale di Roma che riconosce piena legittimità e continuità storica al nostro partito, dobbiamo, pertanto, compiere ogni azione utile e opportuna, tanto sul fronte del PPE, che con i partiti e i movimenti che condividono con noi la scelta euro atlantica.

Sarebbe utile che una grande iniziativa in tal senso fosse organizzata dal nostro partito a livello nazionale, invitando le realtà politiche e culturali dell’area liberale e riformista, come quelle presenti nella nostra area di riferimento. Un ruolo privilegiato andrebbe svolto insieme agli amici del Centro Democratico, dei Popolari Liberali, del Popolari per l’Italia, Insieme, Rete Bianca e con tutte le altre formazioni partitiche che si pongono in alternativa alla destra nazionalista e populista, restando distinti e distanti dalla sinistra tuttora alla ricerca della propria identità.

Manca la garanzia di un centro forte alla realizzazione del quale il nostro contributo sarà decisivo e senza il quale, il pur importante ruolo di garanzia che Enrico Letta sta facendo assumere al PD, sarà insufficiente ad opporsi alla deriva di destra egemonizzata dal duo Melloni-Salvini. Un duo incerto e ondivago in politica estera, incapace da solo di corrispondere alle attese dei ceti medi produttivi e delle classi popolari che alla Democrazia Cristiana hanno sempre fatto riferimento per quasi cinquant’anni nella storia della Repubblica.

 Consapevoli che da soli non si va da nessuna parte, sia nel caso restasse in vigore l’attuale legge elettorale maggioritaria del “rosatellum” (in quel caso tanto le dirigenze nazionali che il nostro elettorale rischierebbero la tripartizione tra destra, sinistra e astensione dal voto), sia se, alla fine, prevalesse, come pare stia avanzando, l’idea di una legge proporzionale con sbarramento e premio di maggioranza. In questo caso, infatti, solo se saremo uniti potremo superare la soglia dello sbarramento che verrà stabilito.

Da parte mia riconfermo che la nostra scelta politica sulle alleanze, non potrà che essere coerente con quella che ha sempre visto la DC schierarsi con i partiti impegnati a difendere e attuare integralmente la Costituzione repubblicana.

Pienamente legittimati nella nostra iniziativa di partito si dovranno, quindi, mettere in campo una serie di azioni programmatiche e organizzative che mi propongo di presentare alla riunione della direzione nazionale del partito annunciata per il prossimo 23 luglio p.v.

 

Ettore Bonalberti, Vice segretario nazionale DC