Il 10 aprile 1928 il sansepolcrista e legionario fiumano Alessandro Pozzi è al Vittoriale di Gardone Riviera per recare a Gabriele d’Annunzio alcuni doni da parte di Mario Castagneri, fotografo della Scala, e dell’avvocato Carlo Ernesto Accetti, presidente della Famiglia Artistica milanese, ritenuta “il più importante luogo d’incontro per artisti, scrittori, musicisti, e in genere per i protagonisti della vita culturale milanese”. L’avvocato Carlo Ernesto Accetti (Milano, 1882–1961), scrittore e critico d'arte, fu in giovane età amico di Umberto Boccioni e di Sant'Elia, grazie al quale ultimo entrò in contatto con l'ambiente dei futuristi. Pubblicò quindi articoli su periodici quali «Le Arti Plastiche», «L’Esame», «Monitore dei tribunali», «Ticinum», «Como», «Rivista d'arte», e organizzò mostre di cui curò i cataloghi redigendo, in alcuni casi, le monografie degli artisti. 

Quanto al fotografo Mario Castagneri (Alessandria d’Egitto, 1892 – Milano, 1940), formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Torino lavorò come assistente in vari studi fotografici finché nel 1915 aprì, in corso Garibaldi a Milano, uno studio specializzato in ritrattistica. Il suo atelier era frequentato da d’Annunzio, Toscanini, Keller ed altre celebrità politiche, mondane e letterarie. Fu in contatto con gli artisti dell’ultima Scapigliatura e, in seguito, con il movimento futurista. In questa fase Castagneri divenne amico di Marinetti e Depero e si cimentò in tecniche tipicamente avanguardiste, come il fotomontaggio e la sovrapposizione. Gli anni ’20 segnano il culmine della sua carriera.

Nel 1921, infatti, Castagneri diventa il fotografo ufficiale del teatro “La Scala” di Milano e nel ’24 è incaricato da Marinetti delle fotografie ufficiali del primo Congresso futurista nazionale, svoltosi proprio a Milano. Nei primi anni Trenta realizza numerosi ritratti di poeti ed artisti – tra cui Depero, Petrolini e Martini – evocandone la personalità attraverso le mani. Nel 1934 Castagneri abbandonerà definitivamente la fotografia per dedicarsi al restauro di dipinti antichi.

Nel febbraio del 1933, invece, Pozzi è a Milano, da dove invia al Comandante (come veniva chiamato dai suoi seguaci d’Annunzio) un significativo telegramma, che firma con Giovanni Comisso, Mario Castagneri e Paolo Meggi, riuniti nello studio milanese di via Passarella 20 per celebrare una fraterna rievocazione di Guido Keller coincidente con il 50° anniversario della morte di Richard Wagner. Il compositore tedesco, nato a Lipsia il 22 maggio 1813, era infatti morto a Venezia il 13 febbraio 1883. “Gli animi nostri – ecco il testo del telegramma - esultano alla musica divina del Maestro et alle rievocazioni ancor più melodiose di Stelio Effrena”. 

Sempre nel 1933 appare l’unico libro di Sandro Pozzi, intitolato “Guido Keller. Nel pensiero, nelle gesta”. Completato a Folgaria nel gennaio di quello stesso anno, è pubblicato dall’editore milanese Mediolanum per i tipi della Stamperia editoriale Ambrosiana quale terza uscita della collana “Uomini e folle”. Il volume è brossurato in cartoncino flessibile, con copertina illustrata e pagine ricche di fotografie in nero, fuori testo. “Dodici fuori testo – precisa Carlo Romano - che seguono l'eroe dalla fanciullezza alla camera ardente e all'ultima dimora allestite al Vittoriale dannunziano”. Dieci lire il prezzo di vendita, mentre i diritti di riproduzione e traduzione dell’opera venivano riservati per tutti i Paesi, “compresi – si precisava – la Svezia, la Norvegia e l’Olanda”. In copertina Keller è ritratto da Mario Castagneri con una notevole elaborazione fotografica che lo propone quasi in veste angelica, mentre all’interno è raffigurato come “il Pellegrino”.

 

di Ruggero Morghen